Il luogo delle ombre: recensione
Negli ultimi anni l’industria cinematografica hollywoodiana ha esternato stanchezza, scarsa creatività e scelte sbagliate; la scelta più ovvia per riportare in auge un settore dove si è già visto tutto si divide di conseguenza in due “fazioni”: la prima è quella dei remake (rifarlo ora, più grosso, con più profondità, più budget, più effetti ma anche molto, molto meno fascino), la seconda è quella dei possibili franchise ispirati a libri (se poco conosciuti, con storie semplici e possibili vagonate di effetti speciali ancora meglio).
Odd Thomas lavora presso la tavola calda di Pico Mundo, cittadina della California meridionale situata nel deserto del Mojave. Sembrerebbe un ragazzo come tanti altri, ma Odd ha un dono speciale; può percepire la presenza dei defunti in cerca di giustizia. I defunti gli appaiono per aiutarlo a risolvere i crimini di cui sono stati vittime. Un giorno nella tavola calda appare un misterioso uomo, che Odd soprannomina “Fungus Man” (a causa della sua carnagione che ricorda la muffa), seguito da un grande sciame di bodachs, creature oscure che appaiono solamente durante i periodi di morte e disastri. Grazie al suo dono soprannaturale, Odd intuisce che il misterioso uomo è collegato da un’imminente catastrofe che sta per abbattersi sulla città. Odd avrà solo 24 ore di tempo per sventarla.
Stephen Sommers (La Mummia, La Mummia – Il Ritorno, Van Helsin) non è di sicuro nuovo nel panorama cinematografico d’intrattenimento, nelle sue pellicole ha sempre adottato uno stile frizzante, dinamico e votato al pop-corn movie domenicale, infarcendolo con scene action, slow-motion e coreografie da bocca aperta. Il problema, se vogliamo definirlo così, è che i suoi film mostrano sì intrattenimento per tutta la famiglia, ma anche una dose massiccia di effetti speciali che il più delle volte si sono dimostrati scadenti ed esagerati; Il luogo delle ombre (prima o poi qualcuno spiegherà perchè i distributori italiani hanno il brutto vizio di storpiare i titoli originali, la maggior parte delle volte adottando nomi che con la pellicola che si sta andando a visionare non hanno nulla a che fare) purtroppo risente di questa scelta stilistica di Sommers, laddove si poteva tranquillamente evitare e quindi rendere meno grottesco il tutto.
Sebbene nel film siano presenti questi piccoli difetti (che sono comunque opinabili) il film si lascia guardare, rivelando una trama ben strutturata (sceneggiato dallo stesso Sommers, il film è tratto dal primo libro della serie “Odd Thomas” di Dean R. Koontz) con un finale decisamente inaspettato e molto romantico. Anton Yelchin negli anni si è ritagliato un nome nel panorama cinematografico mondiale passando da spalla a protagonista assoluto, trasformandosi da anatroccolo a cigno e mostrando capacità recitative inaspettate, fiancheggiato da un fantastico Willem Dafoe e da una bellissima Addison Timlin.
Il luogo delle ombre rimane comunque un film piacevole, adatto ad una domenica o ad una serata dove poter staccare il cervello guardando un film che intrattiene senza troppe domande. Nei suoi 100 minuti di durata porta a termine il suo compito, facendo divertire un pubblico più maturo e regalando qualche brivido ad un pubblico molto giovane, nel pieno stile di Sommers.
Piccola curiosità: Arnold Vosloo, antagonista de La Mummia e La Mummia – Il Ritorno appare in un piccolo cameo all’interno della pellicola.