Bif&st 2021 – Il materiale emotivo: recensione del film di e con Sergio Castellitto
Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini portano al cinema una storia tratta da una sceneggiatura di Ettore Scola.
Da una sceneggiatura del Maestro Ettore Scola (scritta insieme a Furio Scarpelli e Silvia Scola), Un drago a forma di nuvola, Sergio Castellitto ha tratto liberamente il suo nuovo film da regista Il materiale emotivo, scritto da Margaret Mazzantini, del quale è anche protagonista insieme a Matilda De Angelis e Bérénice Bejo. In sala dal 7 ottobre prodotto da Rodeo Drive con Rai Cinema.
Vincenzo (Castellitto) ha una piccola antica libreria nel centro di Parigi dove trascorre placidamente le sue giornate circondato dai suoi adorati scrittori. Al piano superiore c’è la sua casa che divide con la figlia Albertine (De Angelis) costretta su una sedia a rotelle dopo un incidente e che per il trauma subito non parla più. L’unico modo che Vincenzo ha di comunicare con lei è attraverso le parole dei suoi libri preferiti cercando invano di scuoterla. La calma apparente della vita abitudinaria di Vincenzo viene sconvolta da Yolanda (Bejo), un’attrice esuberante e problematica che imporrà la sua presenza senza chiedere il permesso costringendolo a interrogarsi sulla sua esistenza.
Il materiale emotivo – Le turbolenze dell’anima nella trama del film di e con Sergio Castellitto
Sergio Castellitto torna a raccontare le turbolenze dell’anima in un film intimo e quasi “fuori dal tempo”. Come il protagonista che non possiede uno smartphone preferendo rifugiarsi nel suo piccolo nido fatto di libri e di silenzi, quelli della figlia Albertine che si rifiuta di vivere, di uscire, di parlare, di innamorarsi, di superare il dolore. Così l’arrivo di Yolanda, nevrotica, eccessiva, ingestibile e logorroica porterà per forza di cose un netto cambiamento in queste vite statiche. Costruito come uno spettacolo teatrale tra entrate e uscite plateali, tra le incursioni dei pochi clienti, come Madame Milo (Sandra Milo), dell’infermiere di Albertine, Gérard (Alex Lutz), del cameriere Clemente (il cantante Clementino), e della simpatica colf Colombe (Marie Philomène Nga), il film è un turbine di monologhi più o meno riusciti, come quello di Vincenzo nel quale afferma: “L’attualità uccide”, frase che ritornerà spesso durante il film, o quelli di Yolanda, dei flussi di coscienza deliranti che rivelano una profonda solitudine e tanto bisogno di amore. Un personaggio verso il quale è difficile provare empatia, l’ennesimo nel panorama cinematografico italiano che “vomita” le sue nevrosi sul pubblico forse ormai saturo di crisi isteriche, di femme fatale inafferrabili e per questo ancora più affascinanti, di tematiche così rarefatte, lontane dalla realtà. Chi invece è capace di comunicare sentimenti veramente profondi si rivela il personaggio di Albertine, che non dice una parola per tutto il film, ma che tramite le espressioni della talentuosa Matilda De Angelis riesce a raccontare tutto il suo malessere.
Una storia poco appassionante
La dinamica del rapporto tra Vincenzo e Yolanda ricorda vagamente quella dei protagonisti de Le notti bianche di Fëdor Dostoevskij, romanzo citato nel film, la cui locandina della trasposizione cinematografica di Luchino Visconti spicca dietro la scrivania di Vincenzo, con lei che riesce ad aprire uno squarcio nel cuore da tempo chiuso a doppia mandata dell’uomo e il protagonista che non riesce a decifrare l’animo tormentato della donna. Purtroppo “il materiale emotivo” utilizzato da Castellitto e Mazzantini non riesce a diventare allo stesso modo universale e coinvolgente e, se si escludono alcuni toccanti momenti tra padre e figlia, quello che viene fuori è una improbabile e datata storia di due universi opposti che si incontrano e tentano di vincere il gioco senza regole dell’amore, un gioco che non riesce in questo caso a far sognare.