Il migliore dei mali: recensione del film esordio di Violetta Rovetto
Presentato in anteprima il 7 dicembre per Noir inFestival di Milano, Il migliore dei mali, versione cinematografica dell'omonimo fumetto, è diretto da Violetta Rovetto.
Prime volte, amatorialità, emotività sono alla base del lavoro d’esordio di Violetta Rovetto, Il migliore dei mali. All’interno del circuito noir, l’esperimento filmico coglie un nuovo ideale visivo ed estetico. Ambientato nel Sud Italia del 1997 Il migliore dei mali è un racconto fantasy e mystery, due generi letterari contenuti in una sola dimensione, quella del cinema. Un concettualismo teorico dettagliatamente espresso lungo il segmento sequenziale dell’intero film con una narrativa che risente, sul piano scenografico, di una struttura acerba e a tratti “schematica”, poco agile, strutturata in regole e formule tecniche che tolgono slancio alla naturale evoluzione scenica rendendo il lavoro a volte impuro, altre incompleto.
Il migliore dei mali: la prima regia di Violetta Rovetto
“Non tutti possono scegliere”, è la prima frase che indica la sintesi del film ponendo la riflessione sul rapporto tra apparato sociologico e ambiente dentro i quali i protagonisti cercano, sostanzialmente e implicitamente, le personali ragioni esistenziali. Da una retorica apparente e superficiale si passa a un rovesciamento di dinamiche più complesse, che definiscono le personalità dei protagonisti e una personale – individuale forma di riscatto: un passaggio che traccia il negativo e il positivo; nuove prospettive nelle intenzioni e nelle azioni, la stessa trama… e questo è un pregio!
Certo è un film incline a un individualismo di genere in un noir che oltre al fantasy e al mystery contiene un po’ di horror, un horror mai troppo serio… e anche questo è un pregio! Il cinema italiano noir trova diversi autori eccellenti impegnati costantemente in un confronto tra violenza ed estetica, particolarità cinematografica invidiata dagli amatori del genere.
Il cinema under 30
L’irrealtà è il terreno che coltivano al fine di accrescere la suspense e aprire ad analisi psicologiche suggestive. Si tratta di una definizione critica. Ne Il migliore dei mali, l’ortodossia è uno scheletro presente; la rivoluzione è nel contenuto, nel senso, non solo del racconto ma dell’approccio con cui prepara i suoi protagonisti di cui non sappiamo mai in fondo essere vittime e carnefici. La sostanza del film è esclusivamente la disintegrazione del contesto ambientale e la trasformazione dapprima intima, interiore e poi esplosiva nei tratti caratteriali di ogni singolo personaggio che chiarirà l’affair nero in cui si è coinvolti. Perciò è giusto inserire Il migliore dei mali all’interno del nuovo contesto, in crescita, del filmmaker indipendente. Non ultima Luna Carmoon (Hoard 2023) filmmaker anglosassone che registra il suono e lo lega all’immagine facendo risultare un collage di più estetiche psichedeliche affine alle dimensioni del video clip (Fointanes D.C.). C’è, indubbiamente, un nuovo progetto under 30 che si ritrova nei lineamenti di un involucro cinematografico più libero e indipendente; non c’è religione, non c’è un complesso moralistico ma solamente una mente immaginativa che dirige attraverso l’uso di un effetto speciale che amplifica tanto la rivoluzione quanto l’intenzione artistica.
Il migliore dei mali: valutazione e conclusione
Il migliore dei mali è un film che si assume la responsabilità di una linea cinematografica bidirezionale che mette sotto la lente nuovi contesti senza doverli spiegare o organizzare per una finalità visiva sprecata, spesso, nelle costrizioni della sensibilizzazione. Non ci sono famiglie tradizionali, non sottomissione, non accenti culturali. L’esempio della madre di Ettore che fugge da un marito violento rende il film interessante e sfuma quella debolezza teorica sostituendola con decisioni ferme. Questa è la mano di una ragazza giovanissima che sperimenta con capacità la macchina senza specificare orientamenti o equilibri narrativi, presentando una futura visione di un cinema sperimentale. Un grande augurio!
Una critica che sta nel mezzo e che, tra desiderio e fiducia, prende posizione proprio come Il migliore dei mali. Per quanto la direzione di Violetta Rovetto sia prevalentemente accademica, il suo lavoro non dispiace! Il noir è un garante dell’improbabilità, la stessa che alimenta l’intreccio esoterico di una storia che può sdoppiarsi in altre mille divenendo magari una saga, eco del fumetto, primo formato.
Il migliore dei mali di Violetta Rovetto è stato presentato al Noir in Festival il 7 dicembre 2024 a Milano. Scritto da Violetta Rovetto, Josella Porto e Tommaso Santi. Montaggio curato da Micaela Natascia Di Vito e le musiche composte da Tecla Zorzi.