Il Mistero Henri Pick: recensione del film di Rémi Bezançon
Il Mistero Henri Pick è l’ultima fatica del regista parigino Rémi Bezançon, nominato nel corso della sua carriera a ben due premi César, entrambi in riferimento al film Le premier jour du reste de ta vie (2009), per il quale ha invece vinto l’Étoile d’Or alla migliore sceneggiatura originale. Il cast è capitanato da Fabrice Luchini (grande interprete del teatro francese, vincitore di un premio César nel 1994 per L’amante del tuo amante è la mia amante e della Coppa Volpi al Festival di Venezia del 2015 per La corte), affiancato da Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon e Josiane Stoléru.
La pellicola è tratta dal romanzo omonimo scritto da David Foenkinos, le cui opere non sono nuove da essere soggette a punti di riferimento per il grande schermo (ricordiamo La delicatezza del 2011, co-diretto dallo scrittore stesso), ed è adattato per l’occasione sempre da Bezançon.
Il Mistero Henri Pick è stato prodotto da Mandarin production, con Gaumont, France 2 Cinema e Scope Pictures e arriverà nelle sale italiane dal 19 dicembre distribuito da I Wonder Pictures.
Il Mistero Henri Pick e l’affascinante “biblioteca dei libri rifiutati”
Durante un fine settimana a casa di suo padre in Bretagna, Delphine (Isaaz), junior in una grande casa editrice parigina, in compagnia del fidanzato Fred (Bouillon), giovane scrittore senza successo, scopre l’esistenza della locale “Biblioteca dei libri rifiutati“, un luogo che raccoglie i manoscritti che non sono riusciti a trovare un editore.
In cerca di un libro in grado di svoltare la sua carriera, la ragazza si reca sul posto e lì si imbatte in Le ultime ore di una storia d’amore (Les Dernières Heures d’une histoire d’amour), un romanzo di straordinaria bellezza scritto da un misterioso autore che risponde al nome di Henri Pick. L’uomo, defunto da qualche tempo, era il proprietario di una pizzeria in paese e chiunque lo abbia conosciuto, compresa la moglie e la figlia Joséphine (Cottin), giurano di non aver mai saputo nulla della sua passione per la scrittura né tanto meno per la letteratura, non avendolo neanche mai visto scrivere o leggere.
Fatto sta che il misterioso romanzo viene pubblicato, diventando presto un clamoroso caso editoriale, il cui successo lo porta alla ribalta di tutte le classifiche di libri venduti e cambia la vita della famiglia Pick. Un evento unico e meraviglioso, talmente meraviglioso da non convincere il famoso critico letterario Jean-Michel Rouche (Luchini) il quale, durante la trasmissione televisiva da lui stesso condotta, espone apertamente le sue perplessità riguardo la veridicità dell’identità dell’autore. L’esternazione dell’uomo attirerà non solo le ire dei familiari e dei suoi colleghi, ma gli costerà il suo lavoro e il rapporto con la moglie.
Questi sono i motivi per il quale la crociata contro Henri Pick diventerà un’ossessione per Rouche, nella cui lunga indagine troverà un’improbabile alleata proprio in Joséphine, la figlia dello scrittore.
Il Mistero Henri Pick: la forza di un libro
Il Mistero Henri Pick è una commedia divertente e un giallo un po’ forzato, ma soprattutto un film sulla letteratura e sulla potenza che può ancora avere.
Le ultime ore di una storia d’amore è il punto nevralgico intorno al quale ruotano tutti i fatti della storia e anche l’elemento scatenante le trasformazioni di tutti i personaggi, a partire dal protagonista, il critico letterario, il punto di riferimento massimo del suo campo, che a causa dei suoi dubbi sul romanzo perde tutto e riconquista tutto. Lo stesso autore misterioso Henri Pick assume, dopo la sua morte, una nuova importanza e una nuova vitalità, per la sua famiglia, ma anche per il grande pubblico, capace di organizzare vere e proprie migrazioni pur di visitare i luoghi in cui il suo genio (o presunto tale) ha partorito il magnifico romanzo. Ma in questo senso è la figura di Joséphine che ci dice di più: la figlia che potrebbe abbandonarsi all’idea di aver scoperto qualcosa in comune con il padre (anche lei amante dei libri), ma che vede persa l’idea che si era fatta dell’uomo e per questo cerca la verità.
Allargando il campo, la pellicola di Bezançon indaga i meccanismi meschini e venali delle case editrici, ma anche la potenza della scrittura, in grado di risvegliare sentimenti e di stimolare la fantasia oltre ogni confine, svelando come ognuno di noi può essere toccato da una frase o da una parola.
Intorno a questo solido nucleo letterario si crea una storia divertente e ironica, che vive dell’indagine di Rouche (un sempre bravo Fabrice Luchini), affiancato da Joséphine, che porterà alla verità dietro all’identità di Henri Pick e dalla quale nascerà il dolcissimo rapporto tra i due improvvisati investigatori.
Una commedia vivace che esagera nei meccanismi della componente di giallo, ma che risulta tutto sommato godibile per l’intero minutaggio.