Il monaco che vinse l’Apocalisse: recensione del film di Jordan River

Una biografia di Gioacchino da Fiore poco convincente

Esce il 5 dicembre il film di Jordan River, Il monaco che vinse l’Apocalisse, singolare esperimento di cinema in 12 K.
Il film è un’agiografia vera e propria. Narra infatti la storia di Gioacchino da Fiore, teologo, abate e filosofo medievale. Gioacchino, figlio di notaio, dopo aver partecipato alla seconda crociata – almeno secondo il film – ha una sorta d’illuminazione simile a quella di San Francesco. Si spoglia dei suoi averi, torna in Italia, si affilia all’ordine dei cistercensi e scopre, attraverso una serie di visioni, di poter interpretare il libro dell’Apocalisse di Giovanni in maniera innovativa, rispetto alle esegesi canoniche di matrice agostiniana.

Il monaco che vinse l’Apocalisse: un biopic fantasy

Il Monaco che vinse l’Apocalisse; cinematographe.it

River costruisce il suo biopic in maniera frammentaria, raccontandoci episodi della vita di Gioacchino in varie età e soprattutto inserendo la vicenda in una stramba atmosfera fantasy. La narrazione sbilenca procede per ellissi e flashback, senza concedere a nessun personaggio il giusto approfondimento psicologico e l’interpretazione sembra non aiutare, così come la fotografia, che si sofferma su immagini della natura, qualche oleografia di chiese e abbazie, ma senza restituire quel realismo luministico che ci si aspetterebbe.

Per via di alcune scelte inerenti la messa in scena ci si chiede se River in realtà non abbia avuto un intento satirico, girando un film che spesso porta alla mente dello spettatore la famigerata Occhi del cuore della serie Boris. River si assesta, da un lato, su un tono simile a quello di una fiction televisiva, con abbondanza di primi piani ed espressioni estasiate. Dall’altro lato invece tenta di inserire effetti fantasy attraverso visioni e paesaggi naturali, rielaborati malamente con la CGI.

Il monaco Cinematographe.it

River, a modo suo, ci prova pure a inserire nei dialoghi riferimenti alla reale opera del teologo cistercense, ma l’operazione non convince appieno. Delle speculazioni di Gioacchino infatti si capisce poco: le sue teorie sulle tre età della storia, o sull’intuizione dell’importanza del libero arbitrio, decontestualizzate dall’apparato intellettuale dei dibattiti teologici medievali – di cui non vi è traccia nel film – finiscono per esser ridotte a frammenti/spiegoni con un retrogusto di delirio misticheggiante.

Il monaco che vinse l’Apocalisse: valutazione e conclusioni

Concludendo, River sorprende nel proporre una figura intellettuale, fondamentale per il pensiero cristiano occidentale, trasformarsi in un monaco dai poteri magici che affronta il drago dell’Apocalisse, disegnando in aria cerchi simili a quelli del Dottor Strange.