Il mondo dei robot – Westworld: recensione
L’esordio in regia di Michael Crichton arriva con un film di fantascienza, Il mondo dei robot –Westworld, film cult del 1973 che riprende i temi della macchina costruita a somiglianza e a uso e consumo dell’uomo, già ampiamente digressi in 2001: Odissea nello spazio , che finisce poi per ribellarsi al suo padre creatore.
Per soddisfare l’uomo moderno, che immagina e sogna vite lontane solo perché non possiede una’agognata macchina del tempo, è stato costruito Delos, un grande ed incredibile parco di divertimenti che grazie a tecnologie all’avanguardia ricrea ben tre ambienti, ripuliti da tutti i vari rischi che in quei tempi si potevano correre: l’Old Wild West, la Roma antica e un Medioevo alquanto generico. Là il cliente che ben paga gode di ogni privilegio, è il Signore e Padrone assoluto della realtà, può fare qualsiasi cosa, compresi atti sessuali con chi gli aggrada e uccidere impunemente, senza il benché minimo imbarazzo o qualsivoglia scrupolo, perché tutto esiste in funzione del cliente. Il sogno dello sciovinismo capitalista: pagando, ogni comportamento diviene lecito. Tutta questa complessa organizzazione è manovrata da schiere di tecnici, che da vastissimi sotterranei impostano gli avvenimenti per compiacere qualunque esigenza del cliente. A Westworld, un giorno capitano due amici, il malaticcio avvocato Peter, in crisi da divorzio, e l’amico John, un bellone molto più macho (James Brolin). Tutto sembra procedere bene, anche se la macchina comincia a dare qualche piccolo segnale di malfunzionamento, sottovalutato però dalla proprietà che naturalmente non vuole chiudere per la manutenzione. Così nel mentre succede che il pistolero assassino (Yul Brinner), già due volte ucciso da Peter, con inattesa autonomia decida di prendersi un’amara vendetta, mentre anche negli altri ambienti i robot smettono di essere asserviti ai clienti, dando inizio a una carneficina. Saprà la fragilità e l’ignoranza umana opporsi alla macchina, riuscendo a riportare alla normalità la situazione?
Sono davvero molti i film che si sono occupati dell’argomento, il cui apice artistico risiede in pellicole come Blade Runner, Metropolis, Natural City, L’uomo bicentenario, A.I., Io robot, ovviamente la serie Termiantor, oltre a Ghost in the Shell e Il mondo dei replicanti (Surrogates) solo per citare i capolavori di genere. Nel 1973 anche Michael Crichton porta l’avventura nel tempo, vent’anni dopo le macchine impazzite verranno sostituite dai dinosauri di Jurassic Park. Nei sui libri i nelle sue pellicole l’interpretazione che viene data all’essere umano è quella di schiavo perfetto,un dominato senza possibilità di ribellione, senza diritti , perché l’uomo in quanto tale è artefice della macchina, fredda, calcolatrice e senza animo, sempre pronta a puntare la sua cinica pistola contro il suo creatore.