Il Mondo di Mezzo: recensione del film di Massimo Scaglione su Mafia Capitale
Il Mondo di Mezzo, film del 2017 scritto e diretto da Massimo Scaglione, ambisce a essere film verità incentrato su Mafia Capitale.
Col nome di Mafia Capitale si è definita un’organizzazione di stampo mafioso diretta (per quello che si è capito fino ad ora) dell’ex terrorista dei NAR Massimo Carminati, che operava in modo altamente efficiente nell’alterare gli appalti pubblici, creando una rete comprendente esponenti politici, funzionari pubblici e imprenditori. Il Mondo di Mezzo (trailer e trama), diretto e scritto da Massimo Scaglione, prende il titolo dall’omonima operazione condotta dalle forze dell’ordine, che ha scoperchiato il tremendo vaso di Pandora che raggruppava palazzinari, politici e (per sposare l’ormai nota espressione di Carminati) il mondo di “sotto”, dei criminali veri e riconosciuti.
In altri tempi il cinema italiano si è ispirato al malcostume del Bel Paese in innumerevoli occasioni, creando ora dei film di denuncia aperta, ora delle opere metaforiche, sovente comiche e grottesche, ma per questo forse più efficaci e più pregnanti. Basti pensare a I Mostri, In Nome del Popolo Italiano, Una Questione d’Onore, La Mazzetta o Vogliamo i Colonnelli.
Il Mondo di Mezzo appartiene invece a quella categoria di film girati per essere (almeno nelle intenzioni) i più plausibili, realistici e veritieri possibile, quasi una sorta di messa in scena cinematografica di quella realtà che ha travolto la Caput Mundi nelle modalità e con le conseguenze a tutti ben note.
Protagonista è l’idealista e viziato Tommaso (Matteo Branciamore), figlio dell’avido e scafato Gaetano Mariotti (Tony Sperandeo) imprenditore tra i più discussi, potenti e ammanicati della capitale, emigrato negli anni ’70 dalla Sicilia per arrivare a un potere e a una ricchezza che disdegnano il giovane erede. Tuttavia la prematura dipartita di Gaetano, lascia sulle spalle di Tommaso la responsabilità di gestire un impero che non è semplicemente un’azienda ma qualcosa di più: è parte de “Il Mondo di Mezzo” appunto, collegamento tra una criminalità spietata e astuta con un quel conglomerato di palazzi, politici, banchieri, funzionari, uniti dal solo e unico scopo di spolpare la Capitale.
Massimo Scaglione partiva per questo progetto da una posizione assolutamente privilegiata, non solo e non tanto per l’ampiezza della macchina produttiva (Red Moon Films più il contributo del Ministero dei beni e attività culturali) ma anche per l’essere stato per molto tempo consulente per l’immagine di quel Walter Veltroni che per molto tempo ha dominato i palazzi romani, lasciando un’eredità che nel bene e nel male è ancora presente e viva.
Girato anche in diversi luoghi della Calabria, si avvaleva della maestria decennale di un mestierante di lungo corso come Sebastiano Celeste alla fotografia, mentre ai costumi uno stilista di levatura come Michele Miglionico.
Tuttavia i mezzi, le possibilità, e l’ottima idea di partenza di Scaglione non hanno trovato seguito in un film che più che alle sale cinematografiche, appare adatto ad una seconda serata televisiva, magari di metà agosto, quando per uscire fa troppo caldo e per pensare… troppo pure!
Il Mondo di Mezzo ambisce infatti ad essere film verità, come nella miglior tradizione di cineasti come Giuseppe Ferrara o Francesco Rosi ma di essi non ha levatura, caratura intellettuale, chiarezza di sguardo e visione. Sopratutto vanifica un cast non all’altezza delle sue ambizioni. Infatti oltre a Branciamore (con occhiali o senza sempre la stessa espressione ha) e Sperandeo (ne ha da sempre una sola ma ci piace da decenni) il film ha solo Massimo Bonetti come attore (e che attore).
Per il resto il cast è una sfilata di bellezze plastificate che contribuiscono con i dialoghi artefatti e la trama banale ad appiattire il tutto: vedasi alla voce Francesca Rocco, Nathalie Caldonazzo e sopratutto Laura Forgia, sulla cui presenza meglio stendere un velo pietoso.
Il film è confuso, ammicca a diverse realtà e teorie senza approfondirne nessuna, non ha ritmo ed è sempre in bilico tra patetismo e un barocchismo che messi assieme assediano lo spettatore con una atmosfera artificiosa, pesante, goffa. Il film alla fin fine confonde ancora di più lo spettatore, non facendo distinzione tra bene o male, Vaticano e Polizia, Politici e cittadini. Peccato, una grande occasione persa.
Il Mondo di Mezzo, che era stato presentato in anteprima a I 400 Corti Film Fest e alla 12^ Edizione del Festival del Cinema Italiano in Brasile sarà nelle sale italiane a partire dal 4 maggio. Ma, lo avrete capito, ve ne sconsigliamo caldamente la visione….