Il padre (The cut): recensione
Presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, Il Padre (The Cut) sembra riprendere le redini dei colossal.
A Mardin in Armenia, nel 1915 , durante una notte qualsiasi, la polizia turca rastrella tutti gli uomini armeni della città, compreso il fabbro Nazaret Manoogian (Tahar Rahim), il quale viene prelevato a forza dalla sua casa e allontanato dalla sua famiglia.
Da qui la vicenda ruoterà sempre intorno alla volontà di Nazaret, di riallacciare il rapporto con la sua famiglia, andato a perdersi dopo il forzato allontanamento.
Fatto schiavo dalla armate turche, umiliato e costretto ai lavori forzati, riuscirà infine a sfuggire dalla morte per pura fatalità, pur riportando gravi danni alle corde vocali. Si metterà allora alla ricerca della sua famiglia e, animato dal desiderio immenso di riabbracciare le sue figlie, intraprenderà un faticoso viaggio che dall’Europa lo porterà fino all’America.
Una volta libero e non più in grado di parlare, Nazaret si lascerà trasportare dal desiderio di ritrovare le sue due amate figlie, tramite una lunga ed estenuante ricerca, che lo porterà ad attraversare l’Europa e a giungere in America; un viaggio, per la maggior parte, vissuto in condizioni disumane.
Il viaggio verso l’occidente è coinvolgente, scenograficamente e fotograficamente strabiliante, allontanandosi dai soliti cliché.
Infatti, se nella maggior parte dei colossal il protagonista è mosso da una fede divina, in maniera diretta o indiretta, in Il padre, esso è mosso solo dall’amore familiare.
Pur essendo forte nel montaggio e nella trama e godendo della regia precisa ed espressiva di Fatih Akin – che con questa pellicola conclude la trilogia su Amore, Morte e Diavolo – la pellicola mostra sul finale una certa ridondanza, forse portatrice di un tema può risultare noioso, ma affascinante per gli immensi paesaggi e per il coraggio di aver unito diversi aspetti, tra cui anche la nascita del cinematografo.
Osservando il titolo, se quello italiano, Il padre, esprime già da sé il sentimento del protagonista, quello originale, The cut, risulta forse ancora più espressivo, anche se con diverse interpretazioni; dalla ferita al collo del protagonista, alla sofferenza degli armeni non in grado di ribellarsi alle violenze dei turchi.
Con interpreti di sincera rilevanza, tra cui Akin Gazi, Simon Abkarian e George Georgiou, Il padre, girato tra Germania, Francia, Italia, Russia, Canada, Polonia, recitato in inglese, turco, spagnolo e arabo, e tratto da una storia vera (come assicura Akin) risulta una pellicola, probabilmente portatrice di un tema che .