Il patriota – la recensione del colossal di Roland Emmerich con Mel Gibson
Mel Gibson e un cast stellare protagonisti di una storia ambientata durante il periodo della Guerra d'Indipendenza Americana
Uscito nel 2000 e diretto da Roland Emmerich (Indipendence Day, 2012 e tanti altri baracconi ricchi di effettoni all’attivo), Il patriota fu un grande successo di pubblico e contribuì in modo sostanziale a lanciare le carriere di Heath Ledger e Jason Isaacs, nonché a dare una boccata d’aria fresca ad un genere, quello del colossal storico, che sembrava ormai essersi arenato da tempo. Inoltre passò alla storia come uno dei pochissimi film sulla Guerra d’Indipendenza Americana in grado di non deludere il pubblico e non passare alla storia come una “box office bomb”, al contrario di titoli come Revolution del 1985 (con Al Pacino e Donald Sutherland), semplicemente irrisi da chiunque.
Protagonista è uno scatenato Mel Gibson, autore di una delle sue performance più riuscite e convincenti, nei panni dell’inizialmente pacifico poi assolutamente letale ex veterano della guerre franco-indiane Benjamin Martin, personaggio immaginario le cui gesta ricalcano quelle reali compiute da veri patrioti come Thomas Sumter, Daniel Morgan, Nathanael Greene, Andrew Pickens e Francis Marion. Siamo nel 1776 e ormai il rapporto tra le colonie del nuovo mondo e l’autoritario Re Giorgio III è ad un punto di non ritorno: solo l’anno prima a Bunker Hill ribelli e truppe inglesi si sono sfidate in una battaglia sanguinosa durante l’assedio di Boston, che ha dato il via alla rivolta generalizzata dei coloni verso il potere di Londra. Nato da semplici dispute economico-politiche, lo scontro si radicalizzò in fretta e noi troviamo il nostro eroe nella sua Charleston alle prese con un clima a dir poco elettrico. Il South Carolina infatti sta per votare per decidere se aggiungersi agli altri territori in lotta o restare fedele alla corona.
Benjamin, tra i più stimati e considerati possidenti della regione, è chiamato a votare ma, sorprendendo un po’ tutti, decide di astenersi nonostante le sue simpatie per gli ideali degli insorti. Da ex veterano sa quali orrori nasconda una guerra e, dal momento che è vedovo con sette figli, si rifiuta di prendere parte ad un’altro conflitto. Ciò provoca la rabbia e la reazione del figlio maggiore Gabriel (Heath Ledger non sai quanto ci manchi) che, fedele ai propri principi, decide di arruolarsi comunque. Come se non bastasse Martin, anche il secondogenito Thomas (Gregory Smith) scalpita per arruolarsi e sarà suo malgrado protagonista dell’evento che riporterà sul piede di guerra Martin, rivelandone il passato oscuro e torbido…
Il patriota: un’atmosfera cupa, al di là della superficie patinata
Emmerich per il film si avvalse della stupefacente abilità nella fotografia di Caleb Deschanel (quello de I Segreti di Twin Peaks e L’incredibile Volo e La Passione di Cristo per intenderci) e della stupende musiche di John Williams per creare un racconto in cui la natura fa da cornice ad un film che è sia un omaggio ai film anni ’30 e ’40 sul periodo storico di riferimento, sia un superamento del genere. Il patriota infatti, nonostante un patriottismo persistente e a tratti stucchevole, è attraversato da un’atmosfera cupa e presaga di morte e tragedia più di quanto la superficie patinata lasci immaginare.
Soprattutto riesce dove Revolution aveva fallito: creare un interessante rapporto tra padre e figlio, grazie alla straordinaria abilità di Gibson e Ledger nel creare un fortissima alchimia durante tutto l’arco del film. Se Gibson infatti è sempre teso, in perenne andirivieni tra il sopra le righe e sotto le righe, Ledger grazie alla natura passionale ma più riflessiva del suo personaggio funge da perfetto alter ego.
Il resto del cast è altrettanto ben selezionato e riuscito, a partire da un ferino Jason Isaacs (attore sottovalutatissimo da sempre), che fa del suo Colonnello dei Dragoni inglesi Tavington (ispirato al valoroso ma crudele omologo Banastre Tarleton) un cattivo con i controfiocchi: sadico, efficiente, astuto, grande combattente e ambizioso, fa sembrare certe SS che abbiamo conosciuto al cinema degli insegnanti di catechismo. Tchèky Karyo è il simpatico e burbero Maggiore Villeneuve, sorta di versione francese del ferito e lacerato Martin, mentre un Tom Wilkinson in grande spolvero è il Conte Generale Cornwallis, generale pomposo, abile ed arrogante ma che rappresenta in pieno la tradizione di supponenti gentleman che hanno infestato a lungo l’esercito di sua maestà britannica.
Il patriota ha in Joely Richardson e Lisa Brenner le due controparti femminili relegate in due ruoli di puro supporto, unico difetto in una trama dove anche i personaggi secondari sono portatori di particolare significati storici pur se talvolta in modo grossolano. Ne sono un esempio il Capitano Wilkins (Adam “Animal Mother” Baldwin), Dan Scott (Donal Logue) o il Reverendo Oliver (René Auberjonis). I giovanissimi interpreti dei vari figli e figlie di Martin sono tutti molto bravi e “sul pezzo” ma un menzione speciale la merita la Skye McCole Bartusiak morta tragicamente nel 2014 per overdose, che ne Il Patiota interpretava in modo magistrale la figlia più piccola e traumatizzata: Susan.
Il resto del Il patriota è – come ci si aspetta che sia – un film storico con Mel Gibson protagonista: una sequenza interminabile di scontri e agguati, di battaglie di tutti i tipi, discorsi accorati e sguardi infervorati, dove spicca su tutte la straordinaria (se pur fantasiosa) rievocazione della battaglia di Cowpens, dove i ribelli vinsero contro i ben più esperti e blasonati reggimenti inglesi. La scena, sublimata dal confronto finale tra Martin e Tavington, dimostra che quando vuole Emmerich sa essere regista di grande forza e con un senso spiccato per le scene di massa, peccato che sovente se lo dimentichi!! Memorabile, e fissa nella memoria di tutti, la scena in cui un caricatissimo Mel Gibson si lancia all’assalto brandendo la Old Glory, la bandiera americana…roba da vedersi per motivarsi prima di allenarsi in palestra!
Il patriota in ultima analisi è un film sicuramente migliore di tanti altri omologhi, capace di emozionare e divertire, non un capolavoro a livello di un Braveheart o Letters From Iwo Jima, ma sicuramente superiore a tanti altri Kolossal storici tipo il Robin Hood e l’Exodus di Ridley Scott, già venduti come “imperdibili” prima dell’uscita e rivelatesi gloria cinematografica effimera per pesantezza e presunzione. Per quanto fantasioso e talvolta inaccurato, Il patriota è sicuramente più efficace nel donarci una visione storica di insieme, e poi diciamocelo….Mel Gibson vale sempre il prezzo del biglietto!