Il Primo Natale: recensione del film di Ficarra e Picone
Ficarra e Picone tornano al cinema e lo fanno con Il Primo Natale, un viaggio nell'Anno Zero, tra egoismo e preghiere, miracoli e risate.
Nel 2017 con L’ora legale, Ficarra e Picone hanno raggiunto il loro record personale al botteghino italiano. Un grande successo, che confermava la potenza comica del duo e lo portava al maggior successo cinematografico della loro carriera, portandoli a posizionarsi al primo posto al box office di quell’anno, con un incasso totale che andava a toccare quasi gli undici milioni di euro. Quando è un successo tale ad investire i suoi protagonisti, sono sempre le ansie gravide di aspettative e il voler non necessariamente superare, ma quanto meno eguagliare i risultati della precedente opera a gravare sul futuro, a dare una spinta irrefrenabile per fronteggiare le imperfezioni che potrebbero derivare dal prossimo lavoro e farlo, magari, azzardando con la fantasia.
È quanto è avvenuto proprio con la coppia comica, con l’impresa che hanno scelto di intraprendere per il film successivo a L’ora legale e che li trasposta in tutt’altro mondo, in tutt’altro genere, in tutt’altra atmosfera. È di viaggio nel tempo che, infatti, Il Primo Natale tratta, di un luogo lontano, di una tradizione che deve ripetersi identica, mentre sono le sorti e i caratteri dei personaggi a cambiare. Distanziandosi il dovuto dalla commedia dura e pura, contaminatola di contesti, intuizioni e scelte che ne ampliano i casi narrativi e le rispettive influenze all’interno del film, Ficarra e Picone realizzano un family movie all’insegna della coincidenza dell’inventiva e della ricercatezza dell’avventura, allargando i propri orizzonti e aumentando il volume di incertezza da portare dietro.
Il Primo Natale – Ritorno all’Anno Zero
Il Primo Natale si colloca niente meno che nell’Anno Zero, nel periodo dell’imminente nascita di Gesù, nei giorni prossimi alla possibile venuta sulla terra del salvatore. Ma non è aprendosi direttamente più di mille anni addietro che il film comincia, scegliendo di usare l’escamotage dello spostamento nel tempo e nello spazio solo dopo aver presentato il ladro menefreghista di Ficarra e il parroco ingenuo e scrupoloso di Picone. Gli opposti, la casualità degli eventi che li vedono entrare in un campo di spighe e uscirne dall’altro lato del mondo, del calendario universale, che proprio da lì a qualche momento avrebbe cominciato la sua datazione.
Immersi tra le stradine polverose di una comunità in rivolta, pronti a dover rimediare al censimento e alla noncurante mania omicida di Erode (Massimo Popolizio), diavolo e angelo, male e bene, dovranno congiungersi per trovare quella famigliola diretta verso Betlemme e chiedere alla Vergine Maria di riportarli indietro, non però prima di aver imparato entrambi a credere un po’ di più nei miracoli di cui possono essere capaci le persone.
Il Primo Natale – Il sogno di Natale di Ficarra e Picone
È senz’altro ammirando il coraggio e l’impresa cinematografica del duo siculo che si va approcciando l’esperienza de Il Primo Natale. La volontà di una coppia consolidata, intuitiva nel corteggiare il proprio pubblico e facilmente in grado di conquistare per poche ore spettatori più o meno sporadici, che fa transitare la tranquillità di una commedia più sicura per concretizzare un’operazione che porta già, intrinsecamente con sé, i propri ostacoli. Dalle location, alle scenografie, passando per i costumi e arrivando ai maneggiamenti degli effetti speciali per scene ben più impegnative rispetto alle storie lineari che avevano contraddistinto le pellicole precedenti.
Anche l’idea in sé, sostenuta dagli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, per quanto ricalchi sull’esercizio del ritorno al passato che già opere come Non ci resta che piangere – facile, qui, il riscontro con la commedia per eccellenza con Massimo Troisi e Roberto Benigni – avevano attivato, si manifesta con l’ardire di portare in sala una storia che non debba essere legata alle consuetudini di una filmografia predefinita o a un cinema che ha smesso di pensare, comunicare e presentarsi in maniera differente. Un cinema italiano che osa anche solo stuzzicare il proprio lato più immaginativo e lo applica prendendosi anche il rischio di fallire, vincendo però per la speranza che ripone nel farlo.
Il Primo Natale – Tra stelle comete e regali donati a metà
Quello che poi, in fondo, accade proprio ai protagonisti Ficarra e Picone, che con Il Primo Natale alternano la loro comicità spontanea e inevitabile a tecnicismi che spesso non permettono al film di mantenere sostenuta la loro portata di battute e gag narrative. Un sali e scendi che inficia sulla riuscita totale della pellicola, di cui però sarebbe ingiusto non notare l’impegno nella delineazione della struttura circolare del racconto, dell’inserimento di elementi cardine che tornano per unire insieme tutti i punti disseminati durante lo svolgersi della commedia e il desiderio di poter parlare a un pubblico della propria contemporaneità, insieme ai vizi che da sempre ci perseguitano nella vita. Soprattutto a Natale.
Un regalo a metà che, però, riconferma la complicità di un duo arrivato quasi ai suoi venticinque anni di carriera, e che può vantare di aver diretto un Massimo Popolizio in un Erode annoiato, pazzo nei suoi gesti minimalisti, assolutamente affascinante anche seduto ad una tavola mentre aspetta che esca il suo numero per fare tombola. Il Primo Natale non sarà luminoso come la stella cometa che indica la giusta strada, ma può sempre essere un lumino che fa trovare un po’ di speranza e serenità, sia ai credenti che ai miscredenti.
Il primo Natale, prodotto da Tramp Ltd., sarà in sala dal 12 dicembre, distribuito da Medusa Film.