Il Quaderno di Sara: recensione del film Netflix
Un tema delicato per un film che risulta essere capace di intrattenere e, allo stesso tempo, di scuotere le coscienze.
È arrivata, nel catalogo italiano Netflix, la pellicola spagnola Il quaderno di Sara di Norberto Lòpez Amado. Si tratta della nuova (co)produzione originale, che torna sul delicato tema del dramma dei bambini soldato in Africa, dopo la produzione originale del 2015 Beast of No Nation di Cary Fukunaga.
Il Quaderno di Sara: un viaggio per la speranza
L’avvocatessa spagnola Claudia Alonso (Belén Rueda) decide di recarsi in Congo per cercare notizie di sua sorella minore Sara, ormai latitante da due anni, dopo essere sparita durante una missione umanitaria. Una volta arrivata nel Continente Nero, l’avvocatessa scopre che Sara è stata avvistata per l’ultima volta a Goma, la regione più pericolosa del Paese, teatro di una guerriglia tra i vari signori della guerra che uccidono senza pietà gli abitanti e reclutano bambini per accaparrarsi il monopolio del commercio del prezioso coltan, uno dei minerali più preziosi della Terra.
Claudia non si dà per vinta neanche per un secondo e prende la decisione di tentare la fortuna in quel luogo così impervio e pericoloso nel tentativo di rintracciare sua sorella.
Durante i preparativi per la spedizione entrerà in contatto con diverse persone con lo scopo di trovare un valido aiuto; tra questi c’è l’avventuriero Sergio Rojas, l’ex fidanzato di Sara, Sven, ma soprattutto Jamir, un ragazzo indigeno riuscito a sfuggire al reclutamento forzato del più crudele signore della guerra della regione, il Falco.
I due cominciano dunque la loro Odissea nella regione di Goma, durante la quale Jamir avrà la possibilità di saldare i conti con il proprio oscuro passato; mentre Laura riuscirà a scoprirà una nuova se stessa. Da donna disincantata e lontana dagli ideali della sorella più piccola, diventerà una persona sensibile, ispirata e decisa ad aiutare gli innocenti che tentano di vivere una vita serena nel loro Paese natale, al riparo dalle violenze e dagli spargimenti di sangue. Laura arriverà alla consapevolezza che nonostante non si possa da soli cambiare la situazione, ogni minima cosa, anche un piccolo quaderno, debba essere salvaguardata per continuare a far vivere la speranza. Per gli abitanti dell’Africa, ma anche per se stessi.
Il quaderno di Sara: un piccolo monito d’autore per non tenere gli occhi chiusi
La pellicola di Amado pesca a piene mani dalla poetica e dallo stile che ha avuto la filmografia americana di trattare un tema così delicato.
Nella voglia di testimoniare in maniera seria e impegnata la situazione sociale nei luoghi ove si svolge la narrazione, la pellicola diventa a tratti molto cruda, ma mai in modo gratuito; anzi, è molto chiara nel mostrare allo spettatore come il lato magico di una realtà splendida, semplice, serena e amicale venga violentato da degli atti di una crudeltà assurda e disumana.
In questo senso, il film, ricalca molto la pellicola Blood Diamond – Diamanti di Sangue di Zwick (2006), dalla quale riesce a riprendere l’incisività e la puntualità nel raccontare come ai bambini africani venga strappata qualsiasi forma di innocenza che dovrebbe essere alla base di una, almeno discreta, infanzia.
La narrazione risulta come un sottile ago rosso che lo spettatore riesce a seguire in maniera fluida, nonostante delle soluzioni un tantino facilotte, all’interno di un pagliaio scenico molto più complesso ed articolato.
Il lavoro della star iberica Belén Rueda è molto apprezzabile e riesce a restituire un personaggio il cui cambiamento appare chiaro allo spettatore per tutto il corso del viaggio. I personaggi secondari non sono stereotipati e alcuni sono stati costruiti anche con un background non scontato.
In conclusione l’opera spagnola risulta gradevole, capace di intrattenere ogni tipo di spettatore e parallelamente riportare in auge un tema molte volte vittima di facili buonismi, nel caso migliore, o consapevolmente ignorato, nel peggiore.