Il segreto del suo volto: recensione
Il segreto del suo volto (Phoenix) è il film del regista tedesco Christian Petzold, distribuito in Italia da Bim e passato dai Festival di Toronto e Roma.
Il segreto del suo volto racconta la storia di Nelly Lenz che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sopravvissuta al campo di concentramento, torna nella sua città natale dove l’attende la sua amica Lene, ebrea anche lei che le chiede di trasferirsi in Israele. Nelly ha il volto devastato dalle ustioni e ricorre ad una ricostruzione plastica del viso. Ma Nelly vorrebbe il suo volto indietro perché vuole ritrovare suo marito Johnny il quale infatti non la riconosce. Ma ha un piano. E lei, per amore, lo segue, interpretando se stessa. Scoprirà però una verità ancora più dolorosa di ciò che ha vissuto.
Dopo La scelta di Barbara, Christian Petzold continua a concentrarsi su figure femminili fragili quanto forti che sanno come reagire. E, come nel precedente film, continua a scegliere come coppia di attori Nina Hoss e Ronald Zehrfeld che, anche qui, sono da applausi, estremamente credibili, tesi come corde di violino. Ma, incredibilmente non si spezzano, piuttosto i due protagonisti implodono, soffocando ogni tipo di reazione che ci si poteva immaginare, immobilizzati dall’orrore della guerra vissuta sulla propria pelle e dalla perdita l’uno dell’altro. Ma, tra i due, la ferita più grossa e più dolorosa, non solo fisica, ma anche emotiva, la porta lei.
Il motivo che muove Nelly a continuare a vivere è l’amore per suo marito. Finge di essere Altra da lei pur di ricostruire se stessa e il suo passato felice accanto a Jhonny. Ciò che farà per lui ha una strana e terribile ironia che termina con un dramma soffocato.
Ne Il segreto del suo volto, l’identità di una nazione come quella della Germania si specchia nel volto nuovo ma martoriato dentro di una donna che cerca tra le macerie la sua identità personale, non tanto in quanto ebrea, ma in quanto donna che, forse troppo ingenuamente, crede nella fedeltà del marito. Ma anche il sentimento più puro quale è l’amore deve specchiarsi in una verità cruda e amara. E in quel preciso momento, c’è una chiamata alla responsabilità, non solo del singolo, ma di un’intera popolazione.
Il finale cantato da una splendida Nina Hoss sulle note di Speak Low è struggente e rivelativo di quanto l’amore sia un sentimento che ferisce più di ogni altra cosa.