Il senso di Hitler: recensione del film
La recensione de Il senso di Hitler, il film che mostra l'eterna fascinazione dell’orrore nazista, da vedere e mostrare in tutte le scuole.
Nel cielo di Sobibór in Polonia, un tempo lager nazista, non si vedono mai volare gli uccelli. A raccontarlo è uno dei personaggi de Il senso di Hitler, il docufilm di Petra Epperlein e Michael Tucker, tratto dall’omonimo libro del giornalista tedesco Sebastian Haffner. I nazisti cercarono di occultare l’orrore perpetrato ai danni degli ebrei, piantando alberi. Il bosco di Sobibór nasconde e rivela, ad un tempo, l’orrore dei prigionieri ammassati, del filo spinato, delle camere a gas. Sempre in Polonia, il campo di concentramento di Treblinka diventa incredibilmente un luogo di pellegrinaggio per i nostalgici del Terzo Reich. Grazie a Il senso di Hitler scopriamo inoltre che proprio lì lo storico negazionista David Irving si propone come una sorta di Cicerone dell’orrore della Shoah. Pronuncia frasi inaudite sull’attitudine degli ebrei a sovradimensionare il numero delle vittime del nazismo, sulla loro presunta pigrizia e sul loro attaccamento al denaro, insomma il peggiore repertorio antisemita.
L’eterna fascinazione dell’orrore nazista nel docufilm Il senso di Hitler
Il docufilm pone domande inquietanti e attuali: perché la figura di Adolf Hitler continua ad affascinare tante persone? La vasta quantità di libri, film e documentari sull’argomento contribuisce alla magnificazione della Germania nazista? Si può rintracciare un filo rosso che lega il nazifascismo di ieri a quello presente oggi su Facebook, Twitter e Telegram? Sulla fascinazione esercitata dal Führer, l’opera di Petra Epperlein e Michael Tucker ha il pregio di interpretarne il carisma come il risultato di una sapiente operazione di propaganda orchestrata proprio da Hitler.
L’esempio più famoso è certamente il film della regista Leni Riefenstahl, intitolato Il Trionfo della Volontà, che racconta con toni entusiastici il raduno oceanico di Norimberga. Ma è lo storico Saul Friedländer a cogliere l’aspetto più incredibile e contraddittorio di Hitler: artista fallito, uomo senza qualità, senza amici, senza moglie (sposò Eva Braun poco prima di suicidarsi), ma anche capo assoluto, abile politico, mente demoniaca. Il Führer costituisce il buco nero della Storia, il grado zero della civiltà e dell’umanità, ed è per questa ragione che non riusciamo a liberarcene. Il senso di Hitler si dilata nel tempo e così riscuote attenzione e successo. Uno degli intervistati racconta con sgomento che, ancora oggi, la televisione tedesca dedica troppo spazio alla sua figura. Il piccolo e il grande schermo gli assicurano un trattamento molto diverso da quello riservato alle sue vittime: mentre il suicidio consumato nel bunker di Berlino non viene mai mostrato – quasi a voler ossequiare l’epilogo del Grande Capo – non vi è nessuna remora a rappresentare i deportati (ebrei, rom e sinti, disabili, omosessuali, oppositori politici) ammassati sui treni, dietro il filo spinato, nelle docce della morte.
Ed infine la domanda più angosciante riguarda il fascismo di ritorno, così presente in rete e così diffuso tra i giovani. Il lavoro di Epperlein e Tucker ci porta nelle strade di Varsavia, laddove i partiti dell’estrema destra, vicini al governo in carica, hanno celebrato nel 2018 i cento anni dell’indipendenza polacca, esibendo simboli spaventosi come la svastica e la croce uncinata. Nello stesso anno, il terrorista neofascista Luca Traini sparava per le strade di Macerata con l’intento di colpire persone immigrate. L’anno dopo, ad Halle in Germania, Stephan Balliet faceva esplodere quattro chili di esplosivo davanti alla Sinagoga della città, avendo poco prima girato un video delirante con parole di odio verso gli ebrei, gli immigrati e le femministe. L’elenco degli atti di terrorismo neofascista è lungo, anche se si può rintracciare un tratto comune nella sistematica manipolazione della realtà storica e sociale. I social media contribuiscono talvolta alla diffusione di informazioni false, in assenza di un filtro o di un mediatore credibile come un giornalista, alimentando di fatto la propaganda delle formazioni politiche estremiste. Volendo muovere una piccola critica al film, l’accostamento tra la figura di Adolf Hitler e quella dell’ex Presidente USA Donald Trump risulta poco convincente, dal momento che il contesto storico e sociale dell’America attuale è completamente diverso da quello della Germania degli anni Venti del secolo scorso.
In conclusione Il senso di Hitler è un film che mostra in modo inedito la figura del Fuhrer, l’orrore di ciò che è stato e il seguito che purtroppo ha lasciato. Una pellicola da vedere e da mostrare in tutte le scuole, affinché si comprenda la natura malata del nazismo e dell’odio in genere.
Il film è al cinema dal 27 gennaio 2022 con Wanted Cinema.