Il silenzio della città bianca: recensione del film Netflix

Un thriller dalle premesse invitanti che va dipanandosi in uno svolgimento che lascia a desiderare. La regia di stampo fortemente televisivo non aiuta.

Il silenzio della città bianca, pellicola originale Netflix, è un thriller diretto da Daniel Caltaroso con protagonisti Belén Rueda e Javier Rey. Tratto da una collana di bestseller di Eva de Urturi, il film è incentrato su una serie di omicidi macabri ad opera del misterioso Killer dei Dormienti: un personaggio che ha scosso l’intera popolazione spagnola per i suoi metodi barbari e brutali. Si pensava che le forze dell’ordine avessero identificato l’assassino e incarcerato, ma il condannato Tasio Ortiz de Zárate (Àlex Brendemühl) si rivela essere innocente. Una nuova indagine deve essere effettuata, e a capo della caccia all’uomo troviamo il profiler Unai Ayala (Javier Rey) e la detective Alba Savatierra (Belén Rueda).

Il silenzio della città bianca: un’indagine fiacca e monocorde

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Un thriller spagnolo promettente dalle basi che vengono poste, con un serial killer molto particolare da sviluppare. Il Killer dei Dormienti si ripresenta ogni cinque anni, con uno schema specifico da seguire. Le vittime vengono differenziate sempre per età – si parte da due neonati di pochi mesi – e sono sempre in coppia: un maschio e una femmina. Si va rappresentando la celebre scena della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso dell’Eden, con girasoli che circondano i cadaveri. Il modus operandi è ben impostato, con un profilo caratteriale instabile a piede libero. Il passaggio iniziale delle indagini risulta piuttosto convincente, curiosi di seguire il corso degli eventi con rinnovato interesse.

Dalla conclusione del primo atto introduttivo, Il silenzio della città bianca si rifiuta di mantenersi avvincente con un ritmo serrato e un’atmosfera malsana che caratterizzava il prologo. Non aiutano i due interpreti di punta, invischiati in una tensione amorosa che prende il sopravvento sul caso e cerca di farci distogliere forzatamente l’attenzione dalla serie di omicidi a danno di giovani ragazzi. Un percorso irto di dialoghi allungati per delineare personaggi confusi e disorganizzati, che dipendono unicamente dal carcerato creduto colpevole fino agli eventi disposti nel film. Di conseguenza, dipendiamo da una sceneggiatura poco impattante e senza una costruzione efficace della tensione.

Il silenzio della città bianca: più che un thriller, un format televisivo senza personalità

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La componente thriller perde quota, fino a spogliarsi del tutto di risvolti sorprendenti e rivalsa di un villain lontano dall’essere incisivo. Il Killer dei Dormienti è un uomo comune, padre di famiglia e marito amorevole, senza puntare i riflettori sui motivi che lo hanno spinto a compiere aberranti gesti contro persone innocenti. Con uno svolgimento simile, la pellicola può solo affidarsi ad un comparto tecnico di spessore: il vero colpo di scena è la non esistenza di una regia solida e chirurgica.

Si ha la netta sensazione di stare assistendo ad una puntata pilota di una serie televisiva che necessita di approfondimenti e di digressioni utili a comprendere le intenzioni alla base di personaggi principali e serial killer ricercato. Insussistente la costruzione della tensione, priva di momenti salienti che vanno ad intensificare la ricerca spasmodica dell’assassino. Non aiuta, nella confezione proposta, una fotografia traslucida che rende gli sfondi e le ambientazioni surreali, appartenenti ad una dimensione altra. È davvero un peccato ritrovarci di fronte ad un thriller che pone un’impalcatura degna di essere sviscerata al dettaglio, per poi perdersi nei meandri dell’ovvietà. Completano il quadro scomposto e mal organizzato degli inseguimenti a piedi ripetuti per un numero consistente di volte; una soluzione di comodo per alimentare il seme della curiosità, invano.

Le musiche giocano un ruolo di assoluto rilievo all’interno della produzione: estremamente invadenti, nel tentativo di svegliarci dal torpore e dall’effettiva piattezza del girato. Il silenzio della città bianca, se diviso in scompartimenti e reparti da prendere in considerazione, non riesce ad andare incontro ad un pubblico esigente e affamato di dettagli. Scartata l’idea vincente iniziale di introdurre un’antagonista d’eccezione, si lascia condizionare da un bisogno impellente di coinvolgere i detective coinvolti nelle indagini in un contesto sentimentale predominante. Un’occasione sfumata.

Il silenzio della città bianca: la spiegazione del film Netflix

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 1.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1.5
Emozione - 1.5

1.7

Tags: Netflix