Il tuo dolce corpo da uccidere: recensione del film di Alfonso Brescia
Il tuo dolce corpo da uccidere è un interessante giallo che rientra perfettamente nel genere horror degli anni '70 - grazie all'insegnamento di Dario Argento -, ma rappresenta anche un originale racconto intriso di grottesco.
Un uomo e una donna. Un marito e una moglie. Un matrimonio che si sta distruggendo. Da una parte c’è Clive Ardington (George Ardisson), gentiluomo inglese, dall’altra parte c’è Diana (Françoise Prévost), una ricca industriale teutonica; lui la detesta, detesta la sua arroganza, la sua oppressione, perché sì, lei sa essere insopportabile. Questo è l’incipit del film di Alfonso Brescia – regista dal lungo sodalizio con il “re della sceneggiata” Mario Merola –, Il tuo dolce corpo da uccidere (1970).
Il tuo dolce corpo da uccidere: una black comedy che sa coinvolgere lo spettatore
Il tuo dolce corpo da uccidere è una black comedy in cui il primo elemento su cui si fonda è il matrimonio infelice che lega Clive e Diana che lo irride in continuazione per il suo hobby noioso e inutile, il collezionismo di pesci. L’odio di Clive per lei è arginabile fino a quando la donna non elimina tutti i suoi pesci. Come può accettare anche questo? Impossibile. A ciò si aggiunge un’altra cosa: la relazione adulterina della donna con il dottore, Franz Adler (Eduardo Fajardo), di origine tedesca e loro amico.
Adler, dopo un passato pesante – da giovane era stato medico al servizio del regime nazista -, vive oggi tranquillo grazie all’aiuto finanziario di Diana e Clive. Il marito sa di avere un’arma a suo favore, mostra al dottore il documento per ricattarlo e alla fine riesce ad avere da lui ciò che vuole: uccidere la moglie – perché lui non ha il coraggio di farlo.
Mi risulta che sei l’amante di mia moglie
Il film racconta anche il rapporto uomo-donna: gli uomini di questa storia sono fragili, immaturi, incapaci di agire, mentre le donne, soprattutto Diana, sono forti, decise, non si lasciano prendere in giro e riescono a superare anche le prove più difficili.
Il tuo dolce corpo da uccidere: il disagio di un uomo completamente inadatto
Devi uccidere Diana
Clive è ossessivo, un vero pazzo che non sa stare al mondo; i suoi occhi fuori dalle orbite, i suoi atteggiamenti oltre misura sono sintomi del suo malessere e tutti si accorgono di queste sue “stranezze”. L’uomo orchestra ogni cosa per eliminare la moglie: l’amante la uccide e poi lui con il corpo a pezzi può abbandonare il paese, fuggire e disfarsi del cadavere. Se fino a quel momento aveva solo pensato, immaginato, desiderato di uccidere Diana – lo spettatore è partecipe di questi sogni -, ora può realizzare questo desiderio.
Devi al mio silenzio e al mio appoggio la tua ottima posizione
L’uomo usa l’amante della moglie, sa che l’ipotetica distruzione della carriera del medico è un buon mezzo per far compiere a Franz qualunque cosa, lo ricatta con il suo passato, un’onta che grava su di lui. La moglie, una donna impossibile, crudele, rappresenta una donna arrivata – è stata lei a prestare dei soldi al marito -, libera, senza vincoli e senza catene, diventata per lui un fastidio, si fa nuovamente merce di scambio tra due uomini. Il marito e l’amante, la vita e la morte; è una questione dicotomica, esserci e non esserci più. Nulla però è come appare.
Clive con ogni parte del suo corpo dimostra il disagio, quando cammina, quando reagisce alle cose, quando guarda il mondo, nei suoi sogni e questo essere inadatto si amplifica, monta di minuto in minuto.
Tutto si fa più complicato quando il suo più grande desiderio si esaudisce – la moglie smembrata – e, dunque, parte alla volta di Tangeri. Il corpo della moglie nella valigia, il segno della sua colpa “portato a mano” continuano a riportarlo alla “realtà”: la valigia lo “guarda”, lo “chiama” e gli ricorda ciò che ha realizzato. L’umorismo nero torna prepotentemente sullo schermo, per Clive non è finita, anzi la sua avventura è appena agli inizi: i pezzi di Diana, divisi in due valige, vengono smarriti e inizia così una rocambolesca avventura per ritrovarla. C’è troppo in ballo.
Il tuo dolce corpo da uccidere: un interessante giallo originale
Il tuo dolce corpo da uccidere è un interessante giallo che riesce da una parte a rientrare perfettamente nel genere horror degli anni ’70 – grazie all’insegnamento di Dario Argento -, dall’altra è anche però un originale racconto intriso di grottesco.
Il dolce corpo da uccidere ha un buon ritmo, con molti colpi di scena che fanno di questo piccolo film un intrattenimento godibile che riesce a stupire con un finale in cui i personaggi, gli avvenimenti devono fare i conti con la realtà. Ardisson interpreta perfettamente il folle con le sue espressioni, altrettanto nel ruolo la maligna Prévost che dà corpo ad una moglie terribile e insopportabile.