Il viaggio del principe: recensione del film d’animazione di Jean-François Laguionie
Il viaggio del principe è un film d'arte in cui incontriamo un bellissimo messaggio contro il razzismo.
È un cinema volutamente didattico quello de Il viaggio del principe, il film d’animazione realizzato Jean-François Laguionie e Xavier Picard. La fantasia incontra la realtà, e i personaggi con le loro storie, metafora di un mondo, il nostro, che molto spesso dimentica le proprie radici. Più che dimenticare volta la sguardo dall’altra parte, preso com’è dalle comodità che il suo intelletto gli ha dato. Ma a quale prezzo? Non si può quantificare ciò che ci lasciamo alle spalle mentre scaliamo la vetta, sempre più avanti, eppure così indietro. Ce lo racconta un’opera piccola, intima e vivace. Un racconto che ti attrae con profonda semplicità, perché è con semplicità e intelligenza che si arriva laddove il film vuole approdare: al cuore dei più giovani.
Presentato al Pesaro Film Festival Circus, nella sezione Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Il viaggio del Principe arriva ora nelle nostre sale distribuito da Pier Francesco Aiello per PFA ed Emme Cinematografica. Il film ci viene descritto come un “un sequel non sequel” di Scimmie come noi, un’opera dello stesso Laguionie del 1999. I due prodotti condividono lo stesso universo di scimmie antropomorfe. In entrambe il protagonista è il principe Laurent, ma qui la storia cambia, proponendo l’incontro con il giovane Tom e la scoperta di una città ricca di meraviglie e innovazione, ma fin troppo ancorata ai suoi retaggi.
Il viaggio del principe, la storia di Laurent e del giovane Tom
Il viaggio del principe è ambientato in un mondo di scimmie antropomorfe, e racconta la storia di Laurent, un vecchio principe che viene trovato su una spiaggia. Ma le coste sono quelle di cose sua, è un paese nuovo, fatto di parole e gesti molto diversi da dove proviene lui. È il giovane Tom a trovarlo, un giovane orfano adottato da una coppia di scienziati: il professor Abervrach e la biologa Elisabeth. I due vennero banditi dalla città perché convinti che, al di là del mare, ci fossero altri popoli scimmieschi. Laurent scoprirà il potere di una città altamente tecnologica, tuttavia comandata da una classe di “intellettuali” che nel loro etnocentrismo si ritengono gli unici esseri civili al mondo.
L’opera di Laguionie e Picard si sussegue fluida, come i movimenti dei suoi personaggi. L’animazione è ben realizzata, come la caratterizzazione dei personaggi; soprattutto quella del principe. Ognuno adempie ad un ruolo, a simbolo di un concetto o incarnazione di una sfumatura dell’essere umano. La scimmia ci sostituisce, un po’ come ne Il pianeta delle scimmie, ma nel ribaltare la “specie” non si ribaltano comunque quelle emozioni che ci caratterizzano. E allora, il diverso, la scimmia, si fa metafora per raccontare il confronto con le diversità, con l’altro. Una diversità che non deve incontrare barriere, ma ponti e unioni. Da una parte o dall’altra interviene sempre il giudizio, la presunzione di assoluta conoscenza e superiorità rispetto all’altro. È la premessa e il messaggio de Il viaggio del principe, il cui protagonista guardo il mondo con occhi giovani e colmi di curiosità, ma soprattutto privi di giudizio malevole.
Un racconto intelligente sul razzismo e l’ecologia
Il viaggio del principe è un diamante grezzo, perché nella sua confezione “semplice” è molto maturo. I temi vengono trattati con intelligenza, e una narrazione complessa camuffata dall’animazione. I protagonisti non cambiano la mentalità dei loro aguzzini, non abbiamo un felici e contenti, un po’ come nel finale di Luca. Il cambiamento richiede tempo e pazienza, cadute rovinose fatte di grosse errori. L’importante è gettare i semi per qualcosa di nuovo, accudirli e aspettare che crescano. Laguionie e Picard ci parlano di razzismo senza mai citarlo, ci parlano di accettazione di sé e dell’altro e di una natura inascoltata. E allora quel ramo sofferente che tecca la spalla di Elisabeth racchiude tutta l’essenza di un messaggio profondo. Il piccolo Tom rappresenta la nuova generazione che, divincolata dalle catene della precedente, trova il suo scopo e la sua vocazione. È lui a riscoprire il contatto con la natura, ad ascoltarla.
Laurent è colui che cambia, impara, ma rimane fedele a sé stesso: una persona in cerca d’avventura. La staticità lo distrugge, e il cinema lo abbaglia. Perché sì, Il viaggio del principe ci parla anche della potenza di film in una scena che ci ricorda tanto King Kong e la nascita della settima arte. Tutto si mescola, si incontra in un film ben realizzato, intimo e profondo che ci parla senza la formula didascalica dei prodotti di genere. Un racconto per tutti, per le famiglie che vogliano portare i loro figli a vedere qualcosa di diverso dal solito entertainment.
Il viaggio del principe è al cinema dal 16 settembre 2021, distribuito da Pier Francesco Aiello per PFA Films ed Emme Cinematografica.