Il Viaggio di Yao: recensione del film con Omar Sy
Il Viaggio di Yao. Un viaggio alla ricerca di una casa, alla ricerca di un passato perduto. Un viaggio alla ricerca di sé. Ecco la nostra recensione
Il Viaggio di Yao, nelle sale dal 4 aprile distribuito da CINEMA, è l’ultimo film di Philippe Godeau con Omar Sy che, dopo aver divertito ed emozionato il pubblico con Quasi amici, decide di essere finalmente se stesso, interpretando un ruolo la cui storia ha dirette affinità con la sua vita personale. L’attore, concedendosi quale è, sceglie di svestire i panni di attore affermato e si mette a nudo, incarnando un personaggio che durante il film avrà un importante percorso esistenziale.
Il Viaggio di Yao: Omar Sy riveste il personaggio della sua vita personale
Omar Sy recita la parte di Seydou Tall, un famoso attore che, per promuovere il suo libro autobiografico, si reca per la prima volta nel Senegal, suo paese d’origine. La fama dell’attore fa breccia nella mente e nei cuori di bambini africani che, ancora avvolti da quella pura innocenza infantile, hanno il coraggio di avere un sogno. Da qui nasce il piccolo Yao, un ragazzo che ama i libri e le avventure, che, per realizzare il suo desiderio, fugge dal proprio villaggio per incontrare il suo eroe.
Il primo incontro tra queste due figure è caratterizzato da un intenso e inaspettato medesimo sguardo, come se entrambi cercassero se stessi, chi il proprio passato e chi il futuro, negli occhi dell’altro. Tale complicità conduce l’attore a prendere la decisione di riportare il piccolo Yao a casa. Il viaggio diviene quindi una scoperta dai tratti fiabeschi della bellezza estetica ed esotica del Senegal, di emozioni sincere e dell’essenza dei personaggi stessi.
Il Viaggio di Yao: il protagonista “straniero” nella sua stessa terra
Le sue origini sono senegalesi, ma la sua vita è francese. È un nero troppo bianco per essere nero, ed è troppo nero per essere bianco. La sua situazione di estraneo, ben rappresentata dall’esistenzialista Albert Camus nel suo testo Lo Straniero, lo conduce a una crisi esistenziale che gli permette di conferire valore al suo passato e di ricercare se stesso in quel luogo da tempo dimenticato.
Il regista, Philippe Godeau (produttore del grande Mr. Nobody), ha voluto trattare il tema dell’identità e dell’alterità in un modo comprensibile da tutti. Le sue intenzioni sono chiare e rappresentate dalle sue dichiarazioni: “Vorrei che Il viaggio di Yao consentisse agli spettatori d’interrogarsi sul concetto di diversità.”
Il Viaggio di Yao: un’avventura tra passato e futuro
Il viaggio assume toni esistenziali, tramutandosi in un percorso verso le proprie radici. Non è soltanto la storia di un uomo che riaccompagna un bambino a casa, ma è la nascita di un’amicizia, la riscoperta di una terra, del proprio passato, del proprio futuro.
Infatti, il quadro si rovescerà, e sarà proprio il piccolo Yao che riporterà a casa, alla sua vera casa, l’attore Seydor, e non il contrario. Yao tornerà al suo villaggio abbracciando i suoi amici e famigliari. Seydor, invece, tornerà al suo passato, abbracciando finalmente le proprie radici.
Il film risulta semplice, prevedibile, ma non per questo meno sincero. La naturalità con il quale il regista riesce a mostrare e trasmettere emozioni universali è disarmante, poiché questo è un viaggio che, in altro tempo e in altro luogo, potrebbe compiere ognuno di noi nel suo piccolo. Un viaggio alla ricerca di una casa, alla ricerca di un passato perduto. Un viaggio alla ricerca di sé.
Il Viaggio di Yao è in uscita nelle sale italiane da giovedì 4 aprile, distribuito da CINEMA.