Inciso nelle ossa: recensione del film thriller Netflix

Disponibile dal 17 aprile, Inciso nelle ossa è il secondo capitolo della triologia di Baztán, dai romanzi di Dolores Redondo

Disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 17 aprile, Inciso nelle ossa è il secondo capitolo cinematografico della Trilogia de Baztán di Dolores Redondo. Come nel film di apertura della saga, Il guardiano invisibile, la regia è firmata da Fernando Gonzàlez Molina, così come il ruolo della protagonista, l’inspectora Amaia Salazar, è affidato ancora una volta a Marta Etura.

Inciso nelle ossa: il lato oscuro della Spagna contemporanea

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Prosegue la sempre più redditizia produzione Netflix in Spagna che, dopo il successo de La casa di carta e di Élite, investe anche in lungometraggi cercando di replicare il successo seriale. Non sempre con esiti felici, ma non in questo caso: Inciso nelle ossa è un thriller abbastanza avvincente e con diversi dettagli di un certo impatto. Ciò che rende particolarmente interessanti le indagini dell’inspectora Salazar è il background folkloristico spagnolo, quello delle brujas delle valli, che persiste anche nella Spagna contemporanea.

Dopo gli eventi affrontati ne Il guardiano invisibile, infatti, la protagonista si ritrova ad avere a che fare con una serie di misteriosi suicidi, tutti legati tra loro da un macabro dettaglio: la parola Tartalo scritta col proprio sangue appena prima di spirare. Come se non bastasse, Padre Sarasola (Imanol Arias) la convoca insieme al suo secondo, Jonan Etxaide (Nene) per risolvere il mistero di alcune profanazioni di chiese, l’ultima delle quali ha lasciato un braccio di neonato sull’altare.

Un thriller intrigante e ben costruito

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Non esiste un genere cinematografico più semplice di un altro, ma è pur vero che il giallo, per stare in piedi, deve basarsi su un’architettura meticolosa. In questo senso Inciso nelle ossa è un film piuttosto classico, con la protagonista e la sua spalla che risolvono un caso nonostante i doppi giochi, le identità celate e il coinvolgimento personale.

Dietro la catena di omicidi, suicidi, mutilazioni, c’è infatti una setta la cui storia è legata a doppio filo alle vicende familiari della protagonista. Da questo punto di vista, la scrittrice Redondo traccia le linee per un personaggio interessante e piuttosto atipico, nel genere. Amaia non è solo una donna a capo di una delicata e complessa operazione di indagine, ma è anche una madre. Rispetto al primo capitolo della triologia Amaia deve fronteggiare anche la sfida di continuare il proprio lavoro con dedizione e concentrazione durante i primi mesi di vita del figlio. E non solo, da madre, non vuole fargli mancare affetto e presenza, rappresentati dall’allattamento al seno. Conciliare una vita professionale così intensa (e inquietante) e l’arrivo di un neonato è possibile anche grazie al supporto attivo del marito James (Benn Northover) con cui ha un rapporto equilibrato e paritario. Senza dubbio un bel messaggio per il pubblico maschile e femminile che si avvicina al film.

Perché vedere Inciso nelle ossa

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Come si accennava, al di là della struttura classica (ormai anche un po’ televisiva), il valore reale di Inciso nelle ossa sta nell’immaginario che richiama. Ogni elemento del film, anche e soprattutto i personaggi secondari – come la zia Engrasi (Itziar Aizpuru) e le sue compagne – è permeato della credenza popolare dell’entroterra spagnolo. Così come in Italia, ma in più col grosso trauma culturale dell’Inquisizione, in Spagna resiste una serie di tradizioni e di leggende legate al proibito insinuato dal Cattolicesimo. Le streghe, per così dire, persistono in forme contemporanee, a volte come presenze protettrici e positive, a volte come pericoli mortali.

Pur nella razionalità che il suo ruolo esige, Amaia collabora in qualche modo con l’esoterico, sia perché costretta dall’esigenza di comprendere i colpevoli, sia perché il soprannaturale fa parte da sempre della sua vita. Inoltre, il rapporto con Aloisius Dupree (Colin McFarlane) denota un certo rispetto per la materia, come se fosse una guida necessaria e di supporto al raziocinio e alla capacità di decifrare gli indizi.

Inciso nelle ossa parla di una Spagna spietata, in cui vengono meno le norme dell’istinto materno e della dolcezza femminile verso i più deboli. Uno sconvolgimento delle carte in tavola proprio di una certa stregoneria, che rifiuta i canoni imposti dalla società e – soprattutto – dalla Chiesa, che vorrebbe le donne come madri amorevoli e mogli sottomesse. Donna contemporanea, forte e risolta, Amaia si scontra con una rabbia primigenia degli emarginati e delle streghe delle valli spagnole, condividendo con loro la propria storia, ma non i propri obiettivi.

Dignitoso, macabro al punto giusto, un film che non delude, pur non suscitando particolare entusiasmo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.5

Tags: Netflix