Incroci sentimentali: recensione del film con Juliette Binoche

Incroci sentimentali è un triangolo d'amore, un dramma matrimoniale e una storia familiare, sviluppata quasi interamente in un unico e claustrofobico ambiente. Se la sceneggiatura lascia dei dubbi, i punti di forza della pellicola sono l’interpretazione della protagonista, la poliedrica Juliette Binoche, e l’evocativa fotografia.

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 17 novembre 2022, Incroci sentimentali, dramma romantico diretto da Claire Denis (Chocolat) e interpretato da Juliette Binoche, Grégoire Colin e Vincent Lindon. Il film – basato sul romanzo Un tournant de la vie di Christine Angot – è stato presentato in anteprima mondiale il 12 febbraio 2022, in occasione del Festival internazionale del cinema di Berlino, dove Denis ha ricevuto l’Orso d’argento per la miglior regia.

Incroci sentimentali: l’appassionato triangolo amoroso del film di Claire Denis

Incroci sentimentali: la recensione del triangolo amoroso con Juliette Binoche- Cinematographe.it

Sara e suo marito Jean rientrano nella loro casa a Parigi dopo una romanticissima vacanza al mare. La donna lavora come presentatrice radiofonica, mentre Jean è un ex giocatore di rugby professionista con un passato in carcere, nonché padre dell’adolescente Marcus, affidato alle cure della nonna, a Vitry.           
L’armonia della coppia si interrompe bruscamente quando Sara intravede per strada il suo ex fidanzato François, e si riaccendono in lei vecchie passioni. Ma la presenza dell’ex amante della donna non si riduce ad una semplice e fugace apparizione: l’uomo è sul punto di aprire un’agenzia sportiva per reclutare giovani giocatori di rugby, così contatta Jean – un tempo il suo più caro amico – per coinvolgerlo nel progetto.         
Il brusco rientro di François nelle loro vite minaccia il solido rapporto che Sara e Jean hanno costruito per dieci lunghi anni.

Incroci sentimentali mostra senza filtri i tormenti, i drammi, i dubbi, di chi – seppur viva una relazione stabile e appagante – è preda di un profonda attrazione verso un’altra persona. Da un lato Sara è felice del suo matrimonio con Jean, dall’altro asseconda la rinnovata ardente passione per François, il cui amore – più che altro nell’accezione sessuale del termine – non si era mai dal tutto assopito.   
La pellicola – dalla durata di due ore – riflette la confusione dello stato d’animo di Sara, con sequenze confusionarie e bruschi cambi di scena, quasi onirici. Infatti, possiamo osservare la protagonista in una fuga romantica, passionale – quasi adolescenziale – in compagnia del suo amante, e nella sequenza successiva ascoltare la stessa donna negare con indignazione e innocenza le accuse di tradimento mosse da Jean. Binoche è così convincente nel respingere le insinuazioni del marito,  che lo spettatore deve compiere uno sforzo per ricordare l’amore consumato con François pochi istanti prima. È successo davvero? Era un sogno o, magari, una realtà alternativa immaginata da Sara? No, ogni scena d’amore, ogni sussurro, ogni sguardo – anche ostentato sfacciatamente di fronte all’ormai terzo incomodo Jean  – è reale. Ma anche l’amore di Sara per il marito è autentico, per questo motivo le sue smentite sono così convincenti.

Seppur l’idea della regista di voler mostrare il dramma di un triangolo amoroso così lacerante – tema caro al cinema francese – è apprezzabile, la debolezza del film è la leggerezza con cui viene delineata la personalità dell’elemento di disturbo della coppia: François. Quest’uomo così misterioso, affascinante, egoista, in realtà è sintetizzabile nella mente dello spettatore attraverso questi soli tre aggettivi. Egli rivuole Sara indietro solo nel momento in cui scopre che la donna è ancora sposata con il suo ex migliore amico. Ciò che François desidera dalla protagonista non è amore ma possesso, come mostrano le scene di sesso tra i due, sempre intrise di un velo di ambiguità e violenza emotiva. François entra in scena solo a metà della pellicola, senza mai riuscire veramente ad affermarsi come protagonista ma rimanendo una fastidiosa presenza sullo sfondo.

Un dramma sentimentale con buoni propositi ma con la pretesa di voler raccontare troppo

Incrocisentimentali-Cinematographe.it

Una storyline che non trova una reale giustificazione all’interno del film è quella con protagonista Nelly, la madre di Jean, e Marcus, il figlio dell’uomo, nato dal suo precedente matrimonio. La nonna ha la custodia del nipote, che ha cresciuto con affetto e comprensione. Ma il ragazzo – costantemente e comprensibilmente  furioso per essere stato abbandonato da entrambi i genitori – è sempre più difficile da seguire: la sua sofferenza si riflette anche sulla pessima condotta a scuola e dentro casa.     
L’assenza di Jean nella vita del figlio è riconducibile al tempo che l’uomo ha passato in prigione, anche se non viene rivelato il motivo della reclusione. D’altra parte, il rapporto padre-figlio non è sviluppato in modo soddisfacente, né è chiaro a quali spunti di riflessione dovrebbe portare. Una maggiore consapevolezza dell’uomo riguardo il suo ruolo da padre? La tematica razziale, dato che viene più volte sottolineato che Marcus è figlio di una coppia mista? L’aspetto interessante legato a questa storyline è il significato che la guida assume per Jean. L’uomo passa moltissimo tempo al volante, facendo avanti e indietro tra il suo appartamento e la casa della madre; tuttavia, non entra mai dentro casa, rifiutando perfino di sedersi per un caffè, probabilmente per evitare uno scontro con il figlio. Allora perché guidare per più di un’ora senza neanche fermarsi per un saluto? È una sfumatura interessante. Forse al volante il protagonista ha finalmente una via di fuga dalla sua quotidianità, o magari una maggiore sensazione di controllo.

Incroci sentimentali è un triangolo d’amore, un dramma matrimoniale, una narrazione di infedeltà, una storia familiare, che si sviluppa quasi interamente in un ambiente claustrofobico: la casa e il terrazzo dei due protagonisti. La fotografia di Éric Gautier e la macchina da presa non liberano lo spettatore dalla presenza costante dei suoi protagonisti.   
Il film di Denis gioca tutte sulle percezioni. Sara conduce con sicurezza interessanti conversazioni su argomenti di attualità con gli ospiti del suo show radiofonico, ma cade a pezzi quando deve parlare dei suoi sentimenti con il marito. D’altra parte, Jean si dimostra quasi sempre gentile e comprensivo con la moglie,  ma è del tutto incapace di provare il suo affetto al figlio Marcus. Sara urla a Jean di volerla costantemente controllare ma – almeno da ciò che vediamo sullo schermo – non abbiamo prova di questo atteggiamento, anzi sembrerebbe più François a volerla mettere in trappola. La percezione è tutto e la verità non è sempre la stessa.      

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3