Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: recensione del film di Elio Petri
In un’Italia ancora scossa dagli strascichi del sessantotto e da poco scivolata con la strage di Piazza Fontana nei cupi e tragici anni di piombo, un regista scomodo e complesso come Elio Petri centra nel 1970 con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto non solo una lucida fotografia del clima del periodo, ma anche un’amara e scottante disamina del potere e dei meccanismi che lo sostengono.
Protagonista indiscusso della pellicola è un gigantesco Gian Maria Volonté, che si conferma uno dei migliori interpreti italiani di sempre dando volto e corpo a un controverso e contraddittorio dirigente di polizia, capace di rappresentare il lato oscuro delle istituzioni e al tempo stesso i profondi sensi di colpa scaturiti dall’abuso dell’autorità.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo capitolo della cosiddetta trilogia della nevrosi di Elio Petri, completata da La classe operaia va in paradiso (1972) e La proprietà non è più un furto. Il film ha conquistato il Grand Prix Speciale della Giuria del Festival di Cannes, il Premio Oscar al miglior film straniero e il plauso unanime da parte di critica e pubblico. La straniante colonna sonora composta da Ennio Morricone è ancora oggi universalmente conosciuta dai cinefili di tutto il mondo, ed è stata fonte di ispirazione per il leggendario cineasta Stanley Kubrick.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto si apre con un brutale assassinio di Augusta Terzi (Florinda Bolkan), eseguito dall’anonimo capo della Sezione Omicidi di Roma (Gian Maria Volonté), nonché amante della donna, proprio nel giorno della sua promozione a capo dell’ufficio politico della questura.
Nel protagonista avviene così una dicotomia morale e psicologica: da una parte c’è infatti il senso di colpa (sviscerato anche tramite ben congegnati flashback) per quanto commesso, con il conseguente vano tentativo di farsi accusare dell’omicidio attraverso indizi disseminati in ogni dove; dall’altra permangono invece l’arroganza e la presunzione tipiche di chi si crede al di sopra della legge che dovrebbe fare rispettare. Le indagini incalzano, mettendo il poliziotto sempre più alle strette con la legge e soprattutto con se stesso.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: la tagliente messa in scena delle contraddizioni e delle perversioni del potere e delle istituzioni
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto non è soltanto una tagliente messa in scena delle contraddizioni e delle perversioni del potere e delle istituzioni, ma è anche un surreale e grottesco viaggio nei meandri più nascosti all’interno della mente umana, che arriva fino a quei piccoli e seminascosti anfratti da cui nascono le azioni più violente e dolorose.
L’accoppiata formata da Elio Petri e Ugo Pirro (fondamentale nella stesura di soggetto e sceneggiatura) dà vita a quello che si può definire un anomalo giallo, in cui l’assassino (già noto dalla primissima scena) vede progressivamente sgretolarsi le proprie certezze ed esposte le proprie fragilità, fino a diventare vittima del proprio senso di colpa.
In un incubo a occhi aperti, dalla cronologia impazzita e dalle chiare ispirazioni freudiane e kafkiane (non solo per la citazione finale), la legge giudica paradossalmente se stessa e il carnefice si ritrova costretto a produrre prove per la propria colpevolezza, spingendo così lo spettatore a una riflessione politica e sociale sull’inattaccabilità dell’autorità.
Gian Maria Volonté è semplicemente superlativo nel rappresentare un contraddittorio e perverso uomo di legge, emblema della mediocrità e della bassezza che spesso si celano nella più alte cariche istituzionali. Il poliziotto da lui interpretato è il classico forte con i deboli e debole coi forti, capace di passare scioltamente da toni autoritari e repressivi verso i suoi sottoposti o quelli che lui ritiene sovversivi a riverenze fatte con voce quasi stridula nei confronti dei suoi superiori. Un uomo degenere e corrotto, pienamente e fieramente immerso nella macchina del potere, ma anche desideroso di sfidarla e di metterne in mostra i limiti.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ribalta progressivamente ruoli e stereotipi
L’incedere nervoso e schizofrenico di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, cadenzato dalle ispiratissime musiche del maestro Ennio Morricone, fa progressivamente emergere i demoni interiori e la bassezza del protagonista, che con il passare dei minuti si scopre sempre più sensibile e sottomesso alla dirompente sensualità di Augusta Terzi, abilissima a insinuarsi nelle insicurezze della mente del poliziotto e nel metterne a nudo tutte le debolezze. Florinda Bolkan centra così l’ennesima memorabile performance della sua sottovalutata carriera, rivelandosi con la sua grazia e la sua pacatezza il perfetto contraltare dell’isterico e paranoico personaggio impersonato da Gian Maria Volonté.
Attraverso sapienti primi piani, fluidi movimenti di macchina e asfissianti inquadrature, Elio Petri ribalta progressivamente ruoli e stereotipi, mostrandoci il contraddittorio percorso etico ed esistenziale del poliziotto. Assistiamo così a un omicida che cerca incessantemente e vanamente di autoinchiodarsi, finendo però per essere protetto anche di fronte all’evidenza da sottoposti servili e impauriti.
Illuminanti inoltre le sequenze degli interrogatori, che nella prima parte della pellicola evidenziano le teatrali intimidazioni da parte della polizia verso i sospettati, mentre nella parte finale ci presentano un Commissario implorante di una denuncia e della fine del proprio tormento interiore da parte dell’unico uomo che può metterlo spalle al muro.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il manifesto di un cinema italiano ormai lontano
La discesa negli inferi del commissario sfocia in un finale onirico e surreale, che evita di delineare un destino chiaro e preciso per il protagonista, ma al tempo stesso è deciso e perentorio nel ribadire l’autoconservazione e l’invincibilità del potere. Il provvidenziale e beffardo abbassamento di una persiana impedisce così allo spettatore di vedere forse una scena troppo convenzionale e didascalica da meritare spazio o forse semplicemente troppo amara e fastidiosa per essere accettata.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il manifesto di un cinema italiano ormai lontano e forse irrimediabilmente scomparso, capace di affascinare e contemporaneamente infastidire coraggiosamente ogni fetta di pubblico, dai rivoluzionari ai conservatori, dagli anarchici ai socialisti. Un capolavoro assoluto del cinema italiano e non solo, oggi più attuale che mai, che punta severamente il dito contro i garanti dell’ordine e della legge, ponendoci inquietanti interrogativi sulla loro affidabilità e sulla loro integrità.
Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.