Indiana Jones e il Quadrante del Destino: recensione dell’ultimo capitolo della saga
L’ultima avventura di Indiana Jones in giro per il mondo, un viaggio che lo porterà oltre ogni suo limite
Indiana Jones è tornato per darci il suo “splendido addio”, dal 28 giugno arriva infatti al cinema Indiana Jones e il Quadrante del Destino, diretto da James Mangold (Wolverine, Le Mans ’66 – La grande sfida) che lo ha anche sceneggiato con Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e David Koepp, e con protagonisti Harrison Ford, sempre negli iconici panni dell’avventuroso archeologo armato di frusta, Phoebe Waller-Bridge (Fleabag) e Mads Mikkelsen (Un altro giro, Animali fantastici – I segreti di Silente). Nel cast anche Antonio Banderas (Dolor y gloria), John Rhys-Davies (I predatori dell’arca perduta), Shaunette Renee Wilson (Black Panther), Thomas Kretschmann (Das Boot), Toby Jones (Jurassic World – Il regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine), Oliver Richters (Black Widow), Ethann Isidore (Mortale). Presentato fuori concorso allo scorso Festival di Cannes, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas (creatore di Indiana Jones insieme a Philip Kaufman) sono i produttori esecutivi. Una distribuzione The Walt Disney Company Italia.
È il 1969 e lo stimato professor Jones dopo anni di insegnamento all’Hunter College di New York è pronto per andare in pensione. Da tempo vive da solo in un disordinato appartamento, sua moglie Marion ha chiesto il divorzio, e lui è profondamente depresso. Le cose cambiano dopo una visita a sorpresa da parte della figlioccia che non vedeva da anni, Helena Shaw, che è alla ricerca di un raro manufatto che suo padre aveva affidato a Indiana Jones anni prima: il famigerato Quadrante di Archimede, un marchingegno che si presume abbia il potere di individuare varchi nel tempo. Affermata truffatrice, Helena ruba il Quadrante e fugge subito dal paese per vendere il reperto al miglior offerente. Costretto a seguirla, Indy rispolvera il cappello e il giubbotto di pelle per un’ultima avventura. Nel frattempo, la vecchia nemesi di Indy, Jürgen Voller, un ex nazista che ora lavora come fisico nel programma spaziale statunitense, ha altre idee per il Quadrante, un piano terrificante che potrebbe cambiare il corso della storia.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino – La nuova e ultima avventura di Indy in giro per il mondo
In una lunga sequenza iniziale torniamo indietro nel tempo, nel 1944, e vediamo un Harrison Ford ringiovanito non con un semplice e posticcio photoshop ma rimettendo mano agli archivi digitali attraverso i quali la Lucas Film ha rielaborato le sequenze dei film precedenti in cui l’attore ha l’età che dimostra. Ritroviamo quindi di nuovo Indy alle prese con i nazisti, come in Indiana Jones e l’ultima crociata, e in particolar modo con Jürgen Voller che vuole impadronirsi del Quadrante di Archimede sottratto da Indiana e dal suo amico, il professore Basil Shaw, ai tedeschi. Torna quindi l’avventura dura e pura del mitico archeologo con la frusta, fra scazzottate sui tetti dei treni in corsa, astuzie e salvataggi all’ultimo secondo. Un prologo quello di Indiana Jones e il Quadrante del Destino che ci porta dopo anni a rivivere lo spirito e l’adrenalina ai quali il professor Jones ci ha abituati, tra i tanti motivi per i quali amiamo questo personaggio, dotato di una grande ironia e di tanta forza, anche a 80 anni. Quando infatti la narrazione torna al 1969 la vecchiaia non sembra aver colpito più di tanto Indy che con la frizzante e furba figlioccia Helena Shaw, una trascinante Phoebe Waller – Bridge, si ritrova a viaggiare per il mondo (arrivano anche in Italia, a Siracusa) per impedire il folle piano del villain di questo ultimo capitolo della saga, il dotto Voller, interpretato da Mads Mikkelsen che di cattivi se ne intende (è stato Gellert Grindelwald in Animali fantastici – I segreti di Silente, il villain di 007 – Casino Royale, Kaecilius in Doctor Strange e Hannibal Lecter nella serie tv di Bryan Fuller), e che al suo personaggio riesce a dare eleganza (aiutato anche da outfit impeccabili), e tutta la gelida follia di un uomo che lavora al servizio del male, quello che ha profondamente radicato dentro di sé con il quale spera di dominare il mondo.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino: valutazione e conclusione
Tanti gli scontri e gli inseguimenti rocamboleschi tra i nostri eroi e i cattivi capitanati da Voller, quello durante la parata per le strade di New York per festeggiare gli astronauti sbarcati sulla luna con Indy a cavallo che arriva di corsa persino sui binari della metro, o quello addirittura subacqueo in cui Indy si trova alle prese con delle murene, la “versione marina” dei serpenti che sono da sempre il suo tallone d’Achille. E poi in Marocco e tra le strade di Siracusa. Forse un po’ troppi, tanto da far perdere il ritmo a un’avventura di per sé già appassionante. Il tutto scandito dalla puntuale e bellissima colonna sonora del prolifico e 5 volte premio Oscar John Williams (Il violinista sul tetto, Lo squalo, Guerre stellari, E.T., Schindler’s List). Ma quello che davvero convince ed emoziona in questo capitolo è la forza di Indiana Jones, l’amore sconfinato per la cultura e per la storia, non quella brutale come può essere quella scritta dai nazisti, ma quella della scienza, dei grandi inventori, di chi ha scelto in ogni epoca il progresso pur non riuscendo a fermare le storture e la violenza che ogni periodo storico ha vissuto e vive, sappiamo purtroppo che la storia si ripete. Quello che succede nel finale, che ovviamente non vi sveleremo, è un momento che corona e omaggia tutto il percorso di Indy, che non può lasciare indifferente il pubblico che lo ha amato sin dalla sua prima avventura e conosce il suo animo nobile, non quello di un semplice professore di archeologia ma di uno studioso appassionato e fiero disposto a sacrificarsi per ciò che ama, per la storia e per l’umanità.