RomaFF12 – Insyriated: recensione

La recensione di Insyriated, il film diretto dal regista belga Philipper Van Lee sulla quotidianità dei giorni di guerra vissuti da una famiglia.

Philippe Van Leeuw (L’età inquieta, Le dernier des fous, Stable Unstable) vuole raccontare la guerra e lo fa chiudendosi in una casa. Nasconde bombe ed esplosioni alla vista, lasciando che ad attivarsi siano le orecchie e le percezioni, per far cogliere così i lontani fuochi, le urla strazianti. Sbirciare solo dalle fessure della tenda il mondo al di fuori. Insyriated è un nido non più sicuro, ma difficile da abbandonare; un luogo in cui si respira paura di morte in una lotta di forza in cui le persone deboli cadono sotto il dolore della battaglia.

La famiglia di Oum Yazan (Hiam Abbass) è tenuta insieme sotto un unico, grande, ma alquanto pericoloso tetto. Intorno a loro, lungo il disteso perimetro della loro terra, imperversa una guerra che ogni giorno trova nuovi modi di spaventare. Tutto procede uguale e quotidiano nella solita routine della casa di Oum Yazan, finché un giorno, dalle prime luci dell’alba, la malasorte sembra riversarsi all’interno della precaria abitazione, sconvolgendo la già drammatica normalità dei suoi appartenenti e arrivando al calar del buio ancor più provata di quanto non lo fosse quel tragico mattino.

Insyriated – La guerra nella casa di una famiglia distrutta

insyriated

Presentato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e proposto nella sezione ufficiale della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Insyriated è la guerra che non si vede nell’ultimo film del cineasta belga Philippe Van Leeuw, il limbo che intercorre tra la vita e la morte di un manipolo di spaventati personaggi. Lo spazio ristretto di una casa che obbliga la macchina da presa a farsi figura presente, visibile, stringendo negli angoli delle stanze i membri e i conoscenti di una famiglia tesa dal terrore della malvagità al di fuori e spinta ad aiutare pur non dimenticando il primario istinto della sopravvivenza.

Barricati all’interno di un teatro di relazioni e gesti abituali, la porta sbarrata al letale esterno si fa punto focale di un film in cui è assolutamente chiara l’impossibilità di scappare, fuga che infatti si rivela fatale anche al suo più piccolo tentativo e la quale costringe i protagonisti a movimenti studiati e spauriti, lasciando andare giorno dopo giorno sempre maggior speranza. Introdotto fin da subito nella casa, lo spettatore si fa egli stesso occupante della dimora osservando le azioni familiari dei personaggi, opera che per buona parte della sua durata non aspira a mostrare altro se non la consuetudine, quanto mai somigliante ad un’attesa, di una qualunque giornata di conflitto armato.

Insyriated – Una drammaticità calcolata che giunge dunque macchinosa e non onesta

insyriated

Tra innumerevoli sospiri si snoda dunque Insyriated, necessariamente lento nel suo voler raccontare un pezzo di vita reale e scosso verso la sua conclusione da un’operazione furba poiché intenta a sconvolgere con violenti escamotage l’intorpidimento della precedente parte della pellicola, creando indiscutibilmente nel pubblico l’effetto sperato, ma rivelando allo stesso tempo di voler intraprendere una strada più facile per non portare il film alla sua completa deriva. Con eventi dunque gratuiti che vanno a creare un più sentito ed emotivamente sconvolgente pathos, il film di Van Leeuw riesce a conquistare, ma con sostanziosa riserva, perdendosi nella ricerca di una calcolata emotività e non riuscendo per questo a delineare con onestà un giorno comune di quella devastante guerra.

Con attori in parte e interpretazioni sentite, le quali comunque non offrono mai qualcosa in più rispetto al convenzionale, Insyriated è come quell’ingresso della casa continuamente bloccato, ma dalla quale si spera di uscire presto, pur rimanendo connessi con l’orrore della paura dei suoi protagonisti, ma non desiderosi di cadere in altri falsi trucchetti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.7