Korea Film Fest 2021 – Intruder: recensione del film di Son Won-pyung
Famiglie e misteri in un thriller che è esattamente come dovrebbe.
Presentato nella sezione Orizzonti coreani del Korea Film Fest 2021, in corso online e in presenza a Firenze, Intruder mescola diversi stili per raccontare una storia di famiglie riunite e misteri da risolvere. Seo-jin, un uomo in carriera e di successo rimane precocemente vedovo e decide di tornare a vivere, insieme alla figlia, a casa degli anziani genitori. Una volta stabilito il nuovo equilibrio, molto precario in quanto l’uomo ha continui attacchi di panico e pianto, al portone della casa di famiglia si presenta una donna che sostiene di essere la sorellina, scomparsa diversi decenni prima.
Da subito il sospetto caratterizza l’atmosfera dei pasti consumati nella famiglia ritrovata, insieme all’incredulità del protagonista di fronte a quanto i genitori affrontino con gioia e serenità tutti questi cambiamenti. Dalla riabilitazione della madre fino agli scambi di battute con la figlia, Seo-jin si trova coinvolto in una spirale di paura e minacce che porta a eventi sempre più pericolosi, insieme ai comportamenti sempre più ambigui dei genitori.
Intruder: una storia di famiglie e misteri
Intruder di Son Won-pyung riprende un filone molto florido del cinema di genere e ne ripropone i tratti stilistici, mantenendo le aspettative date dalle prime presentazioni. Musica di tensione pressoché presente, il ritorno di ricordi sepolti nella memoria del tempo, primi piani di sguardi scambiati tra i protagonisti e un generale senso di pericolo pervadono ogni inquadratura del film. I protagonisti di Intruder sono circondati da minacce invisibili e da un’incertezza che però trova elaborazione e comprensione solo nel protagonista che si fa, rima di tutto, padre e protettore della piccola figlia.
Le indagini sul passato della giovane misteriosa sembrano portare tutti a vicoli ciechi, prima di sfociare a una risoluzione definitiva. I toni argentei e una vasta scala di grigi dominano l’aspetto estetico del film, dando un effetto quasi crepuscolare a molte delle immagini, insieme a un sentimento di freddezza incontenibile, tanto da rendere ancora più disturbanti e stranianti i momenti che invece dovrebbero brillare per calore e familiarità. Così il divano di famiglia si trasforma molto spesso in una sorta di aula di tribunale, dove scontri e interrogatori si susseguono a più riprese.
Con Intruder Son Won-pyung ci regala esattamente il thriller che ci si aspetta
Intruder è un thriller che non si contraddistingue per particolari innovazioni narrative o estetiche, ma anzi aderisce pienamente a tutto quanto ci si aspetterebbe da questo titolo. Dal lato positivo si può comunque sottolineare un’adeguata rappresentazione del cast principale, Kim Moo-yul e Song Ji-hyo in particolare, che si dimostra capace di dare maggiori sfaccettature ai personaggi loro affidati. A fronte di un racconto freddo da molti punti di vista, i protagonisti innescano un duello tra bene e male che si arricchisce di aspetti umani variegati, dando di fatto profondità a due figure altrimenti molto schematiche, anche nella loro persistente opposizione.
Una vittoria dell’uomo è una sconfitta della donna e viceversa, in un continuo scambio di colpi e di parole di cui a farne le spese è inevitabilmente la figlia, la più piccola della famiglia, simbolo di una rinascita che spesso appare impossibile. Il modo in cui la sedicente sorella ferisce Seo-jin continua a riportare alla luce gli stessi sensi di colpa che gli rendono impossibile il sonno e che continuano a tornare in tutte le relazioni che cerca di proteggere. Da questo punto di vista, quindi, il linguaggio più prettamente thriller si lega definitivamente ai risvolti psicologici del protagonista messo alla prova all’interno della sua testa (anche con visioni e false percezioni) prima ancora che fisicamente.