Io sono nessuno: recensione del film con Bob Odenkirk sulle orme di John Wick
Io sono nessuno di Il'ja Najšuller accoglie il giusto mix d'azione e ironia, ma a sorprendere è il Bob Odenkirk di Better Call Saul.
Esiste un piacere viscerale verso la violenza, le botte gratuite a suon di sguardi arcigni e battute sagaci. Lo spettatore guarda gli action movie come la platea esultante davanti ad uno scontro tra gladiatori. Pistole e mitra hanno sostituito spade e scudi, ma quel gusto è rimasto lo stesso. Un certo tipo d’azione è diventata il palcoscenico perfetto per i muscoli bollenti e visi marmorei, uomini vissuti che è meglio non stuzzicare. Il genere ha attrezzato il circo della virilità spicciola e della vendetta d’onore. Stiamo parlando dell’uomo che non chiede ma agisce, che non piange ma tiri pugni ed è sempre circondato da Bond girl. Per fortuna, negli ultimi anni si sta cercando di sfatare tale mito, sradicando così quella mascolinità tossica da capo branco. Ed è partendo da questo stereotipo che si struttura Io sono nessuno (Nobody), il film diretto da Il’ja Najšuller e scritto da Derek Kolstad, lo sceneggiatore dietro la saga di John Wick.
Io sono nessuno e la vita passata di Hutch Mansell
Il film arriva su Sky Cinema portando con sé una storia carica d’azione e ironia; un John Wick 2.0 interpretato da un insospettabile Bob Odenkirk, il comico nato al Saturday Night Live e arrivato alla ribalta con il fantastico ruolo di Saul Goodman in Breaking Bad e Better Call Saul. Il suo è un viso che, a primo acchito, non avremmo mai associato ad un film d’azione, eppure l’attore sembra perfetto. A sorprendere è proprio la sua recitazione, ma anche la regia di Najšuller: montaggio sfrenato, stunt perfettamente coreografati e tantissima violenza. Io sono nessuno è quel pugno che non ti aspetti e quando arriva ti spiazza; ovviamente in senso buono. Non parliamo certo di un masterpiece della cinematografia, questo è ovvio, eppure ci troviamo davanti ad una piccola chicca del genere. E poi che dire, verso la fine vediamo in azione anche Chistopher Lloyd, il Doc di Ritorno al futuro con un fucile in mano è pura estasi.
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La trama di Io sono nessuno segue lo standard del genere, nonché dello sceneggiatore. Hutch Mansell (Bob Odenkirk) è un tranquillo padre di famiglia con una moglie e due figli. La sua vita è scandita da una routine e un lavoro che non sembrano aggradarlo affatto. Una notte due ladri irrompono in casa sua, scatenando gli eventi che lo porteranno a riabbracciare la sua vecchia vita. Hutch è infatti un’ex sicario della CIA, un “revisore”, colui che si chiama quando si tratta di far tornare i conti. Le sue azioni, però, lo metteranno sulla strada di Yulian Kuznetsov, un signore della droga russo discretamente folle. Da questo momento in poi la città sarà un palcoscenico di violenza, sangue e bossoli sull’asfalto. Il nostro Hutch si riprenderà la sua vecchia vita o ne intraprenderà una del tutto nuova? È su questa domanda che si poggia l’intero film.
La trasformazione di Odenkirk da Saul Goodman a killer spietato
Siamo di fronte ad una struttura narrativa non diversa da molte altre, tuttavia è nella forma che il film spezza la norma. L’ironia rende il tutto diverso, divertente. Bob Odenkirk ha il volto di un ragioniere e non ha di certo il physique du rôle dell’uomo d’azione. Tale visione viene subito spezzata quando il suo Hutch entra in gioco, e le espressioni dell’attore giocano un ruolo fondamentale. Al di là dei muscoli aitanti il nostro protagonista sa il fatto suo e la cosa sorprendete è che è credibile. Abituati allo charme di Saul Goodman è un piacere vedere Odenkirk in ruolo così diverso, confermando una certa natura poliedrica. Il personaggio di Io sono nessuno è un John Wick 2.0, meno killer surreale e più umano. Lo dimostra la prima scena in cui vediamo in azione Hutch sull’autobus, l’uomo sa il fatto suo, ma inizialmente sono più le botte che prende di quelle che dà. Nei suoi occhi si legge una certa vena masochista, un certo piacere nel tornare ad essere l’uomo che era. Mansell libera la bestia da tempo assopita.
Inoltre, la sceneggiatura di Derek Kolstad accoglie l’universo pop, citandone diverse opere. Hutch, nella scena con la bomba nel locale, ci ricorda il Joker di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro, mentre nella fabbrica assistiamo ad un Mamma ho perso l’aereo con sangue e pallottole. Insomma, Io sono nessuno fa sua la cultura pop senza mai snaturarsi, poiché le scene ben si amalgamano al racconto. Prima parlavamo di mascolinità tossica, e il film ne rappresenta alcuni aspetti. Quando i ladri entrano in casa dei Mansell, Hutch decide di non intervenire perché cosciente del fatto che l’arma impugnata da quegli estranei è scarica. Viene così etichettato come un signor nessuno, qualcuno che non si lancia a capofitto verso la morte pur di “proteggere la sua famiglia”. A quel punto sentiamo svariati “se fosse successo a me…” oppure “avrei fatto un po’ di allenamento”, frasi da manuale che ben conosciamo. Non solo, nel suo spostarsi per i mezzi pubblici, Hutch, incrocia lo sguardo di altri uomini, che gli restituiscono un viso da “sono un duro, non cercare rogne”.
È il mondo degli uomini in guerra per il trono da maschio alpha. Tuttavia, quella del protagonista, può anche esser vista anche come una crisi di mezza età, della voglia di sentirsi di nuovo giovane e vivo come un tempo. Il matrimonio di Hutch è in crisi, il figlio lo vede come un rammollito e il lavoro è una gabbia senza porte. Io sono nessuno mostra un uomo braccato dalla routine, intento a sopprimere la propria identità; anche se questa cela un killer spietato. Il momento è divertente è ironico, perché solo nella riscoperta del proprio “machismo”, Hutch, risolleverà il rapporto con la moglie, andando a incarnare le aspettative della società. Tuttavia, il film non accoglie mai lo stereotipo, ma ne mostra il lato ironico e divertente. Io sono nessuno è il film perfetto per chi cerca botte da orbi con qualcosa di più.