Iron Fist: l’ultimo Difensore è arrivato a New York – Recensione prima stagione completa

Partiamo subito col dire che Iron Fist è stato protagonista di una iniziale tempesta di critiche negative. L’ultimo tassello Marvel/Netflix prima di The Defenders è entrato in scena in punta di piedi, senza un impatto veramente immediato. I commenti non entusiasti arrivati dalle prime anteprime dello show hanno certamente condizionato le aspettative di molti fan e spettatori.

Noi di Cinematographe, d’altra parte, analizzando i primi episodi, avevamo posto in Iron Fist una certa fiducia nonostante una tiepida partenza. Potete leggere, a tal proposito, la nostra recensione dei primi episodi cliccando a QUESTO LINK.

A prima stagione conclusa è tempo di analisi e commenti finali. Marvel’s Iron Fist è davvero la serie più debole del progetto Difensori Marvel? Le recensioni negative erano ponderate o ingiustificate? La verità si pone, come nella maggior parte dei casi, nel mezzo.

ATTENZIONE: Seguono SPOILER sulla stagione I di Marvel’s Iron Fist

Iron Fist

Partiamo inizialmente dal protagonista di questa nuova serie tv: Danny Rand. Interpretato dal giovane Finn Jones, reduce da Il Trono di Spade, Danny torna a New York dopo aver trascorso gli ultimi quindici anni a K’un Lun. Creduto morto da tutti, riprende, non senza difficoltà, il suo posto alla Rand Enterprises, azienda di famiglia creata da suo padre e dal suo caro amico Harold Meachum (David Wenham). Quest’ultimo, avendo inscenato la propria morte anni prima, vive da recluso in un super attico della città muovendo i fili dell’azienda servendosi di suo figlio Ward (Tom Pelphrey), unico a sapere del suo segreto.

La trama di Iron Fist si smembra lentamente nel corso delle tredici puntate della serie costruendo nuove strade che alla fine si sviluppano in un incrocio che ritorna quasi costantemente.

Al suo ritorno in città, Danny Rand non è ancora pienamente consapevole del proprio potere. Quando se ne presenta l’occasione, si mette alla prova denudandosi di tutte le paure, le incertezze e l’inadeguatezza di un ragazzo che effettivamente non conosce il mondo. Gli anni trascorsi fuori lo hanno preparato alla battaglia, certo, ma non alla vita. Per questo motivo, ciò che ci viene presentato inizialmente è l’idea di un ragazzino capriccioso e pieno di sé. Convinto della sua invincibilità, deve far presto i conti con una realtà più oscura fatta di grandi responsabilità e scelte difficili.

Pare quindi immediato porre l’evoluzione del personaggio protagonista su un gradino più alto rispetto la storia stessa.

Iron Fist

Guadagnando terreno negli episodi, l’intreccio generale della trama si spiega, ma non sempre nel modo migliore. Scopriamo che il cattivo Harold Meachum non è altri che la punta dell’iceberg e che qualcun’altro si nasconde nell’ombra. Parliamo ovviamente di Madame Gao, uno dei leader della Mano, organizzazione già incontrata da Daredevil. Il personaggio della Gao, che qui si mostra in tutta la propria ambigua crudeltà, è l’elemento sostanziale che lega Danny al Diavolo di Hell’s Kitchen. La pacatezza disturbante di Wai Ching Ho ci pone di fronte ad un personaggio sicuramente carismatico. La sua presenza oscura gli altri personaggi negativi di Iron Fist come Harold, Bakuto (Ramon Rodriguez) e Davos (Sacha Dhawan). Anche qui si nota una certa debolezza nei personaggi negativi secondari di Iron Fist. Bakuto e Davos, differenti nelle loro intenzioni, non riescono mai ad emergere del tutto lasciando che sia solo Madame Gao e, in un certo qual modo anche Harold, a fare la parte dei cattivi di turno.

Discorso a parte per Colleen Wing. Il personaggio interpretato da Jessica Henwick è protagonista di un plot twist notevole nella storia di Danny Rand. Se ad un primo sguardo, la rivelazione di Colleen può sembrare forzata, ad una seconda analisi più attenta sembra come a voler enfatizzare uno dei temi di questa prima stagione: una persistente lotta interna.

La sceneggiatura, non sempre convincente e a tratti timida, cerca di variare i toni della serie senza mai connotarsi di una forte identità. Notiamo un’ironia in certi dialoghi che vagamente ricordano Luke Cage. D’altra parte, le scene chiave mettono sotto una nuova luce le atmosfere di Daredevil. Le scene di lotta, ad esempio, sono meno esplosive di quelle del fratello di Hell’s Kitchen. I combattimenti sono tuttavia piacevoli seppur, ad un’occhiata più ravvicinata, ancora grezzi nelle loro coreografie. Il Kung Fu è protagonista, soprattutto, nel personaggio di Colleen Wing.

Iron Fist

Lo scarso approfondimento di alcuni caratteri intralcia la perfetta riuscita della storia. Pur tuttavia la bellezza di un personaggio difficile come quello di Ward, ci guida verso una diversa chiave di lettura. Chiave di lettura che pone l’importanza all’individuo sopra al gruppo. Altro tema di Iron Fist, il cambiamento, è sicuramente visibile nei personaggi di Danny, Ward e Colleen. Se il primo è chiamato ad affrontare la propria identità, il proprio scopo, gli altri due riescono a districarsi nella rete di menzogne in cui sono cresciuti.

In definitiva, Marvel’s Iron Fist ha vinto la propria scommessa. Le critiche iniziali non sono conformi ad un’analisi definitiva della serie.

I difetti riscontrati – un ritmo non sempre sostenuto, il mancato approfondimento di alcuni personaggi e situazioni, alcune forzature narrative – sono ribaltati dalla visione di questo nuovo eroe, Iron Fist, che è la perfetta conformazione di un uomo che vede costruirsi e capirsi pian piano. Marvel’s Iron Fist è, quindi, una serie di preparazione e passaggio. Perfetta per il suo ruolo: aprire la via verso una nuova destinazione.

Così Danny Rand ha appena iniziato il suo percorso. La sua consapevolezza è appena cominciata. La sua strada si è appena dipanata.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2

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