It Came from the Desert: recensione del film con Vanessa Grasse
La nostra recensione di It Came from the Desert, film del 2017 diretto da Marko Mäkilaakso e basato sull'omonimo videogioco per Amiga del 1989
It Came from the Desert è un film del 2017 scritto e diretto da Marko Mäkilaakso e interpretato da Vanessa Grasse, Alex Mills e Harry Lister Smith. Il film è basato sull’omonimo videogioco per Amiga del 1989 della Cinemaware, che abbinava un gameplay tipicamente action e con diversi spunti da avventura grafica all’esplicito omaggio alla fantascienza di serie B degli anni ’50 e ai suoi inquietanti mostri partoriti dalle più disparate mutazioni. Dopo la presentazione al Trieste Science+Fiction Festival del 2017, in Italia It Came from the Desert è arrivato direttamente in TV il 24 aprile, grazie a Sky Cinema.
Il timido e introverso Brian (Harry Lister Smith) viene prelevato dal carismatico e risoluto amico Lukas (Alex Mills) per un party in mezzo al deserto destinato agli amanti del motocross, che entrambi praticano. La festa costituisce inoltre per Brian un’opportunità per approcciarsi alla ragazza dei suoi sogni Lisa (Vanessa Grasse), invitata da Lukas proprio nel tentativo di fare uscire l’amico dal suo guscio. Non paghi di musica, moto, belle ragazze e fiumi di alcool, i protagonisti si avventurano in una cavità, dove scoprono un vero e proprio laboratorio segreto ormai caduto in disuso. Le sorprese non sono però finite, perché all’interno della struttura sono presenti delle formiche giganti frutto di inquietanti esperimenti, che non aspettano altro che seminare sangue e distruzione nei paraggi.
It Came from the Desert: l’appassionato e divertito omaggio di Marko Mäkilaakso a un cult della cultura videoludica
Con It Came from the Desert, Marko Mäkilaakso porta sul grande schermo un sentito omaggio a un videogioco di culto per chi è cresciuto negli anni ’80 a pane e videogame, capace di coniugare un gameplay decisamente all’avanguardia per l’epoca con la riproposizione delle ossessioni che avevano fatto la fortuna del cinema fantascientifico degli anni ’50, figlie a loro volta della paura generata dalla Guerra Fredda e dall’incubo nucleare. Va certamente riconosciuto al regista finlandese l’impegno nel coniugare buona azione, dei più che accettabili effetti speciali e un verace e grossolano umorismo, doveroso per una pellicola basata su rozzi teenager alle prese con formiche giganti, e quindi privo della benché minima pretesa di prendersi sul serio.
Finché resta nel seminato, It Came from the Desert adempie al suo compito di semplice e sincero intrattenimento, gigioneggiando con intelligenza fra scene splatter in puro stile videloudico con protagonisti gli attesi formiconi e divertite citazioni che spaziano da Assalto alla Terra (punto di riferimento esplicito dello stesso videogame) alla cultura pop e geek contemporanea. Gli omaggi e i riferimenti non bastano però a tenere a galla il film, che risulta deficitario in molti altri aspetti. I personaggi sono quanto di più stereotipato possibile, con un triangolo amico timido – amico brillante – bella della situazione che, per quanto fedele ai canoni di questo filone e rivisitato con continue gag, al giorno d’oggi risulta ormai improponibile, anche a causa delle performance non particolarmente ispirate degli interpreti principali.
It Came from the Desert: niente di più che un passabile B-movie di fantascienza
Non aiuta inoltre la scelta di affiancare ad atmosfere e situazioni tipicamente anni ’50 il frutto più becero e fracassone della società contemporanea, che pur in un contesto di rivisitazione del genere crea un eccessivo stacco con la vicenda portante del film. Particolarmente fastidiose le sequenze di motocross, che sembrano quasi appiccicate a forza nel film per una sottolineatura non necessaria dell’ambiente in cui si muovono i protagonisti. Decisamente gradito invece l’omaggio sui titoli di coda al videogioco originale, che nonostante sia uscito da quasi 30 anni esercita ancora un fascino intramontabile verso chi è cresciuto con esso.
Tirando le conclusioni, It Came from the Desert si rivela niente di più che un passabile B-movie di fantascienza, tanto appassionato nel suo intento quanto fondamentalmente ingenuo e innocuo nella realizzazione. Un film accettabile per un’ora e mezza di pura evasione a cervello rigorosamente spento, ma troppo fragile e incerto per elevarsi da semplice omaggio a potenziale cult del genere.