Venezia 80 – Italo Calvino, lo scrittore sugli alberi: recensione del documentario di Duccio Chiarini
Presentato all’interno della rassegna autonoma Giornate degli autori a Venezia 2023, il bel documentario di Duccio Chiarini estende lo spazio attorno a Italo Calvino, come Italo Calvino stesso estese lo spazio narrabile, rendendo un omaggio elegante e tentacolare al grande autore (ligure e cosmopolita) prossimo a 'compiere' cent’anni.
Con Italo Calvino, lo scrittore sugli alberi Duccio Chiarini convoca sull’albero, lo stesso in cui, a ogni nuova lettura, continua ad arrampicarsi il barone rampante per non mangiare lumache e dal quale il piccolo Calvino guardava il mondo vegetale lambire e poi infrangersi nei muri di casa, studiosi, artisti e persone care a quest’ultimo, scrittore ligure nato a Cuba per caso da genitori scienziati e anticonformisti, poi vissuto a Torino, dove lavorò appassionatamente come editore e funzionario di Einaudi, e sempre nel mondo e al mondo proteso, anche quando se ne stava rannicchiato e meditante a fantasticare o ripercorrere tracciati favolistici già noti. Nei diversi spazi della sua vita – luoghi fisici divenuti affettivi o luoghi affettivi materializzatisi fisicamente – osservò e scrisse instancabilmente ciò che lo circondava, cercando la parola perfetta per dire le cose, nel tentativo di avvicinarvisi, di non tradirle.
Il rispetto della realtà prevale sull’amore per l’invenzione nell’opera di un autore insieme immaginoso e scientifico in Italo Calvino, lo scrittore sugli alberi
Lo dice anche la figlia Giovanna, l’unica nata dall’unione con la moglie Esther Judith Singer (fin dall’adolescenza argentina ribattezzata Chichita): “Mio padre ha rincorso la precisione; il suo rispetto per il reale superava l’amore per l’invenzione”. Calvino è un autore contemporaneo perché non si fa imbrigliare: attraverso l’operazione intellettuale e immaginativa della scrittura e l’adesione al partito comunista è riuscito a prolungare l’esperienza partigiana di gioventù (la stessa che ispirò Il sentiero dei nidi di ragno); quando l’URSS invase l’Ungheria, nel 1956, lasciò, però, che prevalesse il suo spirito antiautoritarista e, così, strappò la tessera. Politico e impolitico insieme, Calvino ha sintetizzato nel suo lavoro le sue numerose antinomie, le correnti opposte che hanno attraversato la sua ispirazione: analitico e sintetico, in sintonia tanto con il pensiero mitico quanto con il metodo scientifico.
Colpisce quello che ancora racconta Giovanna: il padre, a cui la propria madre Eva imponeva di parlare un italiano perfetto, non ha mai voluto che la figlia, cresciuta in un ambiente intercultulare, parlasse l’italiano come prima lingua. Ma è la stessa puntualità espressiva che la madre esigeva al figlio bambino che divenne l’ossessione del figlio adulto nella sua pratica di scrittore: se il linguaggio umanistico, affettivo e simbolico, si rivelava inadeguato a descrivere l’esistente, era disposto a ricorrere al linguaggio scientifico o tecnico, perché in lui convivevano l’anima intuitivo-estetica e l’anima razionale, cartesiana. E non è un caso che, della moglie, lo abbia fatto innamorare proprio la sua lingua affilata: “Mio padre si è innamorato di mia madre perché lei aveva un’ironia tagliente, che agli altri non piaceva, ma a lui sì. Loro si sono molto trovati sull’umorismo. Insieme, mio padre e mia madre si divertivano molto. E poi lei capiva la letteratura in modo istintivo, in un modo che mio padre non aveva mai trovato in nessun’altra. Ludmilla, il personaggio ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, riproduce tutte le caratteristiche che possedeva mia madre, è uguale a lei in ogni aspetto”.
Italo Calvino, lo scrittore sugli alberi: valutazione e conclusione
In quel romanzo, uno dei testi esemplari della temperie postmoderna, Calvino estendeva le possibilità del narrabile, e quindi anche del leggibile, sfondando i confini offerti dalla costruzione romanzesca tradizionale: nella ritualizzazione potenzialmente infinita del racconto, nelle moltiplicazione delle sue occasioni e dei suoi incipit, si consuma lo scacco della scrittura al confronto con una realtà imprendibile, rispetto alla quale la parola, per sua natura, è votata all’insufficienza. E su questa inattingibilità di ciò che c’è, e pure non si può dire se non nell’approssimazione, Duccio Chiarini costruisce, senza avere l’aria di ‘costruire’ artificiosamente alcunché, il suo elegante documentario, al cui centro vibra, spostando l’aria leggermente, l’inafferrabilità del genio di Calvino, la porosità delle sue opere, l’irripetibilità di una scrittura che non si fa irretire né in uno stile né in un linguaggio né in un’ossessione tematica, ma, in un unico nodo, stringe visibile e invisibile.
Italo Calvino, lo scrittore sugli alberi è un documentario di Duccio Chiarini con Ariane Ascaride, Walter Barberis, Mario Barenghi, Silvia Bencivelli, Stefano Bollani, Giovanna Calvino, Merve Emre, Marie Fabre, Ernesto Ferrero, Marco Macchi, Letizia Modena, Martin Rueff, Paolo Virzì.
Prodotto da Riccardo Brun, Paolo Rossetti, Francesco Siciliano, il film è una produzione Panamafilm, ARTE’ G.E.I.E, Les films d’Ici, Luce Cinecittà, in collaborazione con RAI Documentari e Fondazione Home Movies-Archivio Nazionale del Film di Famiglia con il supporto di CNC (Centre National du Cinema et de l’Image Animèe) e Procirep (Sociètè des Producteurs de Cinèma et de Tèlèvision).