Jane by Charlotte: recensione del film di Charlotte Gainsbourg
Jane by Charlotte è il nuovo film diretto da Charlotte Gaingsbourg, nelle sale cinematografiche dal prossimo 16 giugno 2022, distribuito in Italia da Wanted Cinema e presentato a Cannes 74.
Jane by Charlotte è un documentario personalissimo che tratteggia il racconto intimo di una figlia, Charlotte Gainsbourg, nel rapporto con la propria madre, Jane Birkin, volto leggendario di un cinema affascinante e provocatorio.
Il docufilm ha un taglio molto semplice; rifugge da ogni forma celebrativa della “diva imbronciata” sensuale e affascinante e riflette la narrazione semplice di una donna, madre, che ha imparato ad esserlo in una cornice di celebrità, camminando sulle strade di un successo a volte tempestoso, fuori dai canonici e usuali schemi.
Fin dalle prime battute Charlotte, con un sottinteso pudore, sottrae la madre alle consuete interpretazioni che la relegano nel ruolo di diva e rimanda a un’immagine raffinata, elegante all’interno di una comune quotidianità. Il racconto predilige la struttura dialogica: due donne, due artiste, madre e figlia, conversano alternando forme di imbarazzo a momenti di intima riconoscenza per ciò che l’una rappresenta per l’altra. Jane dall’eterea bellezza che suscitò tante volte lo scandalo ad un impegno tutto ideologico sul ruolo delle figure femminili. Charlotte in una ricercata riconoscenza e ricerca quasi ossessiva delle somiglianze; dialogo che pacatamente diventa un monologo a due voci e ricerca, quasi ossessiva, di somiglianze con l’incredulità di chi invece nelle diversità scopre il filo di metallo che le lega.
Charlotte introversa, Jane aperta, loquace: bellissimo l’aneddoto sullo stupore quasi imbarazzato nell’accorgersi della mutevole fisicità della figlia, bambina, adolescente, adulta. Il loro, un rapporto di elegantissimo rispetto, naturale e rasserenante stima mai nascosta tanto che lo spettatore, gradualmente, minuto dopo minuto, riesce ad assorbire e comprendere fino in fondo quel linguaggio semplice e familiare fatto di intrinseche complicità. Jane parla, Jane si mette in posa, Jane si fa fotografare: lei stessa dice di aver sempre amato la macchina fotografica, di averla sempre vista come uno strumento che le restituisce la verità e le crea uno stato adrenalinico riempiendola di energia. Un rapporto attraente con lo specchio che contrasta con una Charlotte più indocile nei confronti di una macchina fotografica e indietreggiante verso un’esibizione di se stessa.
Jane by Charlotte è la somma di mille riflessioni tra madre e figlia
Una Jane che non ha paura dell’amore; una vita, la sua, dentro gli involucri di tanti amori: “ero soltanto una diciassettenne londinese, insonne e tremendamente inglese […] ho conosciuto Serge che non sapevo parlare il francese e non sapevo cosa potessi fare della mia vita, ma la curiosità mi appagava”, un successo destinato, il suo, quanto inaspettato: è questo quello che Jane Birkin ci fa percepire mentre si muove tra la veranda e la cucina della sua francesissima casa di campagna, destreggiandosi come una equilibrista nel disordine delle tante esperienze e altrettante angosce che sembrano accumularsi maniacalmente tra carte da parati e ortensie fresche.
Commozione piena, nel momento in cui sotto le luci del primo mattino, tra cuscini e piumoni bianchi, Jane racconta alla figlia della sua routine, “una routine danzante”, avviluppata nei suoi umori e nei suoi amori, nei suoi slanci vitali. È impossibile non farsi ipnotizzare dallo sguardo intenso dei suoi occhi adolescenti che incontrano John Barry (l’autore delle musiche dei film di James Bond) sposato con la leggerezza di una diciannovenne; non farsi ipnotizzare dallo sguardo vivace e ribelle che accende il cuore incontrando Serge Gaingsbourg cantautore, regista, attore dall’atteggiamento snob e altezzoso, radical chic, sprezzante, dissolto poi, al lume di una cena “combinata” consumata in un complicato intrigo di vizi e provocazioni rendendoli eternamente iconici; non farsi ipnotizzare dallo sguardo maturo e sensuale rivolto a Jacques Doillon.
“Con Serge bevevamo molto, lui fumava molto e quando tossivo mi diceva… ecco ora ti dà fastidio”, lo dice Jane, idealizzando il suo rapporto burrascoso e passionale con il cantante dello scandaloso e censurato Je t’aime… moi non plus.
Charlotte conosce la storia dei suoi genitori, l’ha avuta addosso ma non aggiunge nulla; lascia parlare l’eleganza con cui la madre racconta questa storia d’amore tanto dannata quanto meravigliosa; la lascia raccontare permettendo alla platea di ascoltare. Si racconta, Jane, senza punteggiatura d’animo, senza placare la commozione fino a precipitare nel senso di colpa legato alla perdita della sua primogenita Kate, “non volevo essere ingiusta con Kate e di conseguenza neanche con te e con Lou”; si emoziona Jane davanti ai ricordi e al bicchiere di vino delle 18.45; si condanna all’eredità del tormento e dell’angoscia verso le sue bambine e Charlotte, ammaliata, incantata non interrompe la madre che parla di sé, che parla di loro.
Jane by Charlotte: un film fatto di ricordi in cui l’infanzia della Gainsbourg torna a galla
Jane by Charlotteè un docufilm che non ha pretese particolari sul piano tecnico; non ci sono conflitti artificiosi, ambientazioni studiate, scenografie costruite. Un unico tema centrale, la vita che si intreccia nelle vite di chi nutre la stessa carne, tre generazioni sullo stesso filo. È un semplice sguardo che la figlia restituisce alla madre dopo averla osservata a lungo; è un incontro taciuto per troppo tempo. Charlotte una figlia che accarezza la madre, Jane. Una malinconica attenzione che manifesta una gratitudine infinita e la paura, soffocata, di un futuro senza di lei.
Charlotte ammira la madre: “(…) aver fiducia nella vita mi sembra che sia la tua filosofia, vivere senza diffidare, credere nell’umanità, nelle persone, essere curiosi di tutto, vicini a tutto, a tutti senza alcun filtro”.
Charlotte ha bisogno della madre: “Nel mio stato attuale, ho bisogno che tu mi insegni a vivere, che mi insegni di nuovo come se prima non avessi capito, come se fosse una ripetizione”.
Charlotte teme la separazione dalla madre: “Ho paura della tua malattia, della tua età, del tempo che non si ferma mai, e passa troppo in fretta, le mie parole sono prive di tatto, ma dovrei fingere che non succederà nulla? Che resterai al mio fianco per sempre? che una vita senza di te non può esistere? (…) cerco ogni dettaglio rassicurante che posso trovare, che mi porterà tranquillità e calore, che trovo in te, a contatto con te. Approfitterò di questa fortuna e la farò durare.”
È con queste splendide parole che Charlotte Gainsbourg conclude il suo primo film, concedendo alla scena soltanto il primo piano di sua madre, Jane Birkin cantante, attrice teatrale e cinematografica, musicista, diva contro vento, come tutta la sua vita.