Jeanne du Barry – La favorita del re: recensione del film
La rivoluzione è lontana, ma la ghigliottina pure!
È una Versailles colorata, luminosa, progressista e meravigliosamente pop, quella dipinta da Maïwenn in Jeanne du Barry – La Favorita del Re, il film con Johnny Depp nei panni di Luigi XV, presentato fuori concorso al 76° Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 30 agosto 2023 grazie a Notorious Pictures.
La storia portata sul grande schermo è quella di Jeanne Vaubernier, una donna proveniente dalla classe operaia che riesce a farsi strada nell’alta società sfruttando al meglio cultura, fascino e scaltrezza.
La regista, qui anche in veste di attrice protagonista, ritaglia su se stessa la sagoma di una donna libertina, intelligente e divertente, prendendo spunto dalla vera identità di Marie-Jeanne Bécu, divenuta in seguito contessa du Barry e infine ultima favorita di Luigi XV di Francia. Lo fa lasciandoci percorrere fugacemente il vissuto della fanciulla e presentandola allo spettatore come una tela bianca, ma dal destino più o meno segnato. Cosa sarebbe toccato fare a Jeanne infatti? L’alternativa a un lavoro umile era darsi al meretricio e diventare una cortigiana, in tale contesto, era l’unica alternativa papabile.
Jeanne du Barry – La favorita del re: una storia vera di libertinaggio e libertà
Leggi anche Maïwenn: 5 cose da sapere sulla regista di Jeanne du Barry – La favorita del re
La storia, scritta da Maïwenn, Teddy Lussi-Modeste e Nicolas Livecchi, si svela fin dal principio leggiadra e aperta alla contemporaneità. Non c’è traccia di uno smodato femminismo, il che è apprezzabile e in linea con il periodo storico di riferimento. Si annota invece una libertà (che nel film fa rima con libertinaggio) di costumi e maniere, resa ancor più palese dallo sdegno della corte. Oltraggi all’etichetta e al decoro che fanno sorridere e definiscono al meglio la personalità di Jeanne, oscurando il resto della nobiltà, così reclusa in ruoli poco tridimensionali.
È esclusivamente tra le pieghe del personaggio interpretato da Maïwenn che prendono vita i concetti di indipendenza e parità di genere, ma lo fanno senza infastidire lo spettatore e senza monopolizzare l’attenzione: Jeanne du Barry – La favorita del re è, in questi termini, un romantic drama in costume che si fa tavolozza da imbrattare con piccole riflessioni contemporanee e in questa eccezione sa essere godibile e intrattenete.
La fotografia di Laurent Dailland coglie i dettagli della scenografia regale (opera di Angelo Zamparutti), dei costumi sfarzosi (Jürgen Doering) e delle acconciature esagerate per portare in vita un mondo perlopiù luminoso e brillante, ma a tratti anche avvolto nell’ombra.
La macchina da presa ci concede sguardi d’ampio respiro, ci fa sorvolare le scalinate e i giardini della reggia, correre a perdifiato tra le stanze regali; ci concede dettagli e ne occulta altri per sottolineare lo scandalo in corso. Non lesina bellezza né amore, né tantomeno cattiveria. Il film scivola liscio come la vita e lo fa anche grazie alla colonna sonora di Stephen Warbeck: delicata, la sua musica è briosa, sfavillante, concitata quanto basta e quando serve, esplode senza far rumore ma a suo piacimento con dedizione e ardore.
Cosa non va nel film?
Se qualcosa si inceppa, nella macchina filmica, non è certo nulla che abbia a che vedere col comparto tecnico (a tal proposito, merita un plauso anche Laure Gardette per il montaggio) quanto col cast artistico il quale, pur ineccepibile singolarmente, manca spesso di quel collante in grado di farci scorgere, per esempio, la forte intesa che ci si aspetterebbe tra la protagonista e il sovrano interpretato da Depp. Dov’è la potenza di Luigi XV? Dov’è il suo fascino? Dov’è poi tutto l’amore che dice di provare per la donna? L’attore sembra a tratti impassibile: non è cascato nel suo ruolo con tutte le scarpe, o forse la sceneggiatura striminzita a suo sfavore non glielo ha concesso.
Differente la posizione dell’assistente del Re, Jean-Benjamin de La Borde, interpretato egregiamente da Benjamin Lavernhe. Per lui la regista confeziona un ruolo ben affilato, umano e in grado di andare oltre le apparenze, facendosi vero collante tra due mondi. Non è lo stesso per gli altri personaggi, che restano invece ai margini di una narrazione in cui Jeanne regna sovrana.
Pierre Richard (Duca di Richelieu), Melvil Poupaud (Conte du Barry), India Hair, Suzanne DE Baecque, Capucine Valmary, Diego Le Fur e Pauline Pollmann (rispettivamente il Delfino e Maria Antonietta d’Austria), Micha Lescott, Noémie Lvovsky, Marianne Basler e Robin Renucci sono alla stregua di comparse, ma va anche bene così!
Jeanne du Barry – La favorita del re: valutazione e conclusione
Ciò che emerge alla fine è il ritratto di una donna che ha voluto vivere al massimo, fregandosene dei pregiudizi e infrangendo le regole, scegliendo la strada della curiosità, del piacere, dell’amore. Una donna che ha fatto scandalo, sicuramente meno del film, che ha ereditato dalla sua protagonista lo sguardo furbo e la scaltrezza, quanto meno, di non appesantire. Che dire? La rivoluzione è ancora un po’ lontana, la ghigliottina pure!