Jesus Rolls – Quintana è tornato: recensione del film

A vent’anni dal Grande Lebowski arriva un sequel, ma più spin-off… con i dovuti accorgimenti. Dal 17 ottobre al cinema Jesus Rolls – Quintana è tornato

Sono passati due decenni, o quattro lustri se preferite, dal Grande Lebowski. Il mitico Jesus, l’energumeno campione di bowling che leccava la palla prima di fare strike e poi si esibiva in strampalate coreografie esce dal carcere. Ad attenderlo c’è Petey, un bullo un po’ tonto che lo scarrozza con la sua auto. È questo l’incipit del road movie firmato da John Turturro, stesso protagonista nel ’98, ma adesso deus ex machina per il suo Jesus Quintana, il personaggio più assurdo del cult dei Coen. Jesus Rolls – Quintana è tornato però non segue tanto i passi dei fratelli cineasti del Minnesota. Se in principio il personaggio Quintana aveva preso vita a teatro con Turturro, in una commedia del 1988 al Vic Theatre, in questo nuovo millennio la storia tutta di Jesus s’ispira al romanzo e al successivo film del ’74 firmati da Bentrand Blier. Intitolato I santissimi, in originale Les valseuses. E sulla vecchia combriccola con Bridges, Goodman e Buscemi non si trova nessun riferimento. Quindi, oggi diremmo, spazio allo standalone.

Jesus Rolls. I tre volti di Bobby Cannavale

Spalla tragicomica di Jesus è questo Petey interpretato dal faccione bello e un po’ ottuso di un Bobby Cannavale un po’ appesantito per la parte. Le sue movenze sono sbruffone, ma c’è un filo d’insicurezza in lui. Segue e asseconda l’amico in ogni scelta strampalata, i due si vestono anche con le stesse mise, quasi fossero gemelli. Poi chissà come avranno fatto visto che per tutto il film saltano da una macchina rubata all’altra per una lunga fuga senza valige né tempo per uno shopping di squadra.

Cannavale è nipote di Enzo Cannavale, celebre spalla di Piedone, o di Bombolo, visto in tante commedie anche trash o erotiche, ma nato come attore di teatro con Eduardo De Filippo e Aldo Giuffré. Bene, quel sangue da commediante meridionale scorre anche nelle vene di Bobby. Suo padre era fratello di Enzo. Così l’attore di madre cubana – da qui probabilmente il suo phisique du rôle e l’andatura dinoccolata da duro – ricorda nel suo stile tre attori: Terence Hill, Giuliano Gemma e Renato Salvatori dei tempi migliori. Bello e bullo un po’ come loro, ma con pizzico d’ingenuità dovuta a quello sguardo un po’ “gnoccolone” in stile Sergio di verdoniana memoria che lo caratterizza ancor ulteriormente rendendolo unico e modernissimo. Di quest’immagine di maschio Bobby Cannavale fa un suo marchio di fabbrica spesso ricorrente nei suoi ruoli. Il suo Petey fa tenerezza, subisce l’ascendente di Jesus anche di fronte alle donne che si dividono.

Jesus Rolls. Due amici e una donna. Anzi due

La grottesca fuga di questi criminali da due soldi si arricchisce prima con Audry Tautou, nei panni succinti di una donna frigida ma e di facili costumi. Con lei Turturro e Cannavale compongono un trio da commedia che virerà sul dramma scambiando l’attrice francese con l’avanzo di galera impersonata da Susan Sarandon, dalla bravura sempre impressionante. Le scene di sesso si fanno un po’ troppo numerose e marcate, non per moralismo, ma non risultano sempre aderentissime e necessarie al racconto filmico.

Jesus Rolls – Quintana è tornato: vizi e virtù di uno spin-off

Jesus Rolls - Cinematographe.it

È apprezzabile il tentativo di Turturro per ritirare fuori un suo vecchio personaggio mettendo da parte l’eredità dei Coen. Anche di bowling se ne vede men che pochissimo. Dalla sua ha però il buon umore e una leggerezza d’altri tempi soprattutto nella ricerca della libertà da parte dei protagonisti. È pur vero che il confronto con i Coen pesa soprattutto su una sceneggiatura dal plot elementare che non riesce a trovare svolte narrative robuste. Turturro ha scritto da solo e Jesus a modo suo resta potenzialmente spassoso. Forse non serviva aggiungere una penna, ma magari un poliziotto alle costole dei nostri eroi avrebbe donato più d’un pizzico di ritmo e senso della fuga in aggiunta. Il film si nutre positivamente anche di camei come Sonia Braga, Christopher Walken e Jon Hamm. Nel complesso rappresenta comunque una piccola monografia sul personaggio cult e l’avventura di un autore che ci aveva convinto molto di più con il musical partenopeo Passione o Gigolo per caso. Eppure quell’inizio soffuso di nacchere in galera con i Gipsy Kings a suonare dietro le sbarre prometteva davvero tanto.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 1

2.3