John Wick 4: recensione del film con Keanu Reeves
Il film, diretto da Chad Stahelski, sembra chiudere degnamente la storia del crudele e freddo assassino interpretato da Keanu Reeves, con una regia che si reinventa continuamente e una scrittura che approfondisce maggiormente l'universo di riferimento.
John Wick, Baba Yaga, L’uomo in Nero: questi i tanti appellativi di uno dei personaggi più affascinanti che il cinema action ha partorito negli ultimi 9 anni. Mente tattica, qualità di combattimento surreali, un cuore freddo come il ghiaccio: il crudele killer incarnato da Keanu Reeves (Matrix, Ultimatum alla Terra), introdotto su schermo nel 2014, ha rivoluzionato senza ombra di dubbio il genere cinematografico di riferimento dando poi l’avvio ad una fortunata saga, arrivata ora al quarto capitolo.
John Wick 4, diretto da Chad Stahelski e scritto da Shay Hatten e Michael Finch, almeno da quello che vediamo nel film, sembra porre fine all’epopea del cinico assassino bielorusso. Una conclusione che, al netto di un minutaggio fin troppo poderoso e una scrittura che a tratti si perde in giri a vuoto, è perfetta, in quanto rispetta pienamente la natura del franchise, andando alcune volte oltre i limiti. A sorprendere, infatti, è l’inventiva registica, che tocca nuove vette qualitative e una caratterizzazione del protagonista e dei comprimari che coinvolge per raffinatezza ed essenzialità. La pellicola sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 23 marzo 2023, con la distribuzione di 01 Distribution.
John Wick 4: regole e conseguenze
John Wick 4, ancor più che i tre capitoli precedenti, ci rammenta continuamente che Baba Yaga è solamente una piccola briciola di un universo complesso e ampio, misurato da regole e conseguenze. Questi due elementi narrativi, fondamentali per capire il gioco-forza che si instaura tra i vari personaggi, ci fa comprendere, in maniera più profonda, come gli sceneggiatori abbiano lavorato sul wordbuilding della saga. Le regole, infatti, non sono altro che le leggi che governano questo affascinante universo crepuscolare di assassini e sicari e al tempo stesso le conseguenze ci ricordano, invece, che tutte le azioni che avvengono in questo mondo hanno delle ripercussioni.
Tutto questo per dire che la scrittura del franchise, per quanto sia minimale e tratteggiata, è realizzata con profonda attenzione, anche se il rischio più evidente è che potrebbe perdersi in un vortice violento di proiettili, sangue e decapitazioni. Una costruzione che è necessaria nel nuovo capitolo per seguire più nel dettaglio l’avventura di John Wick: per quanto il tutto sia godibile anche senza riflettere più di tanto su quello che ci circonda, provare a mappare una mitologia di riferimento è utile per capire dove questo mondo andrà a parare negli anni successivi, con uno spin-off, Ballerina e una serie, Continental, che sono in arrivo.
Il nucleo fondante del lungometraggio, però, non si può certo riassumere solo parlando di una scrittura in gran spolvero: anche perché la regia e gli stunt continuano a rappresentare l’anima più effervescente e solida dell’intero franchise, con delle sorprese che vanno ben oltre le aspettative. Se dopo tre capitoli ci si poteva aspettare una riproposizione più violenta e intensa di quanto avevamo visto fino ad ora, ecco che la pellicola ci stupisce per inventiva, con una regia inarrestabile e cinetica, proprio come il nostro assassino preferito. La macchina da presa, con un canovaccio di 2 ore e 50, trova lo spazio necessario per dipingere sequenze action da punti di vista insoliti, talune volte citando in modo raffinato grandi classici del cinema western, altre sperimentando con prospettive inaspettate, con le mirabolanti imprese del protagonista in secondo piano rispetto all’ambientazione.
I luoghi presenti in John Wick 4, mai così ricchi e dettagliati come nella nuova pellicola, spaziano molto, passando dalla sacralità e ieratica Parigi, all’equilibrio ed eleganza di Osaka, dal fascino mistico del Medio Oriente all’oscurità di Berlino. Il fuoco pulsante delle location, però, si accende grazie agli stunt messi in piedi dalla regia che presenta situazioni un po’ surreali, ma talmente tanto appaganti dal punto di vista estetico da regalare forti emozioni. Tra il coinvolgimento di nuove armi (anche da taglio), fino a passare a scenografie di morte più dinamiche, ecco che anche i combattimenti superano gli standard ai quali eravamo abituati. Importante sottolineare che, tra l’altro, i vari luoghi, nonostante siano molti, hanno tutti una loro identità ben precisa e coerentemente con gli stunt, sono il teatro di alcune scene action ben calibrate, con un collegamento molto forte tra ambientazioni e scontri.
John Wick 4: una traversata imponente, con qualche ostacolo lungo il cammino
Ritornando a parlare della durata di John Wick 4, se un timing così monumentale garantisce un ampio spettro di possibilità action, al tempo stesso estende eccessivamente alcuni combattimenti che, nonostante siano belli da vedere, sono palesemente tirati per le lunghe, regalando anche qualche risata involontaria. Il problema non è il contenuto di alcune scene di combattimento in sé, ma il fatto che siano prolungate in modo eccessivo, portando anche a perdere il filo, smarrendo totalmente l’orientamento e i vari ruoli in campo. Inoltre, le 2 ore e 50 minuti di girato presentano qualche riempitivo, sia sul piano cinematografico che narrativo, spazi aggiuntivi che rallentano il ritmo rinunciando all’immediatezza.
Parlando nuovamente della scrittura, è importante sottolineare che non tutti gli spiragli che il copione apre sul mondo di John Wick sono efficaci, con determinati agganci alla mitologia della saga che, se visti singolarmente all’interno della pellicola, sono appena delineati, probabilmente con l’intento di approfondirli in futuro. È chiaro che l’eccessivo minutaggio influenza a tratti anche la narrativa, visto che proprio la storia e l’intreccio vengono sacrificati in favore di una spinta poderosa sul piano registico.
Ciononostante, in John Wick 4, la caratterizzazione del protagonista, dei comprimari e degli antagonisti, raggiunge una maturazione sorprendente. Viene finalmente buttata giù la maschera di morte che molti dei personaggi possedevano fino al capitolo precedente, rivelando un’umanità insolita, specialmente considerando la danza macabra di omicidi portata avanti per tutto il film. Se proprio John non è mai stato così fragile, sentimentale e “mortale”, anche la new entry Caine (Donnie Yen) rappresenta una figura onorevole ed empatica, merce rara in un universo così brutale e spietato. Da non dimenticare, inoltre, il ruolo importante che rivestono sia il Bowery King (Laurence Fishburne) che Winston (Ian McShane) nella risoluzione della storia ed anche il villain principale del lungometraggio, il Marchese (Bill Skarsgård), è odioso e seccante il punto giusto.
Merito chiaramente anche del cast scelto, da elogiare pienamente, a partire da Keanu Reeves che si supera sia sul piano fisico che emotivo, donando al suo personaggio un taglio malinconico. Il resto degli attori segue lo stesso passo di Baba Yaga, rapido, elegante e aggraziato, dando un contributo fondamentale all’intreccio. John Wick 4, partendo dalle radici profonde che hanno reso la saga un successo, aggiunge più azione e varietà, disseminando la storia di snodi centrali per il futuro dell’universo ideato da Chad Stahelski e Derek Kolstad e costruendo un’ambientazione sempre più suggestiva, suggerendo una possibile chiusura della parentesi John Wick. Un progetto non privo di difetti, su tutti un timing imponente e sfiancante, ma incredibilmente innovativo a livello di regia, con una scrittura lineare, ma efficace.