Jung_E: recensione del fanta-action sudcoreano Netflix
Da Sang-ho Yeon, regista di Train to Busan e Hellbound, un fanta-action post-apocalittico sui temi della disumanizzazione e dello sviluppo dell'IA umana moralmente sbagliato. Dal 20 gennaio 2023 su Netflix.
Negli ultimi anni, in particolare con l’incremento delle piattaforme per lo streaming e l’aumento esponenziale della richiesta nel mercato dell’audiovisivo, l’industria sudcoreana ha iniziato a frequentare sempre più assiduamente anche la fantascienza e le sue diverse espressioni destinate al piccolo e al grande schermo. Se prima la produzione locale si concentrava prevalentemente sul dramma, l’action, il disaster movie, l’horror o il crime, da qualche tempo a questa parte lo Sci-Fi con le sue declinazioni e forme di ibridazione ha iniziato a farsi sempre più spazio, vedi ad esempio pellicole di recente uscita come Alienoid, Space Sweepers, The Clone o la serie The Silent Sea. Il genere in questione, con relativi sotto-generi e filoni, è andato così ad arricchire l’offerta e il portfolio di una cinematografia che, grazie alle indubbie qualità e al talento smisurato dei suoi illustri esponenti, ha raggiunto la ribalta internazionale e conquistato importantissimi riconoscimenti. Inutile stare qui a fare nomi e cognomi, ma tra quelli che hanno contribuito al successo planetario della Corea del Sud non si può non citare Sang-ho Yeon, già autore di Train to Busan e della serie Hellbound. C’è proprio lui dietro la macchina da presa di Jung_E, considerato data la portata del progetto e la rilevanza del regista al quale è stato affidato come uno dei titoli di punta del listino 2023 di Netflix, che lo ha rilasciato lo scorso 20 gennaio 2023 sulla propria piattaforma.
Il tallone d’Achille di Jung_E risiede negli effetti speciali posticci con i quali prende forma il plot
Insomma, un nome una garanzia per provare ad alzare l’asticella di un genere che in Corea del Sud non ha ancora raggiunto i livelli medio-alti che più le competono. Il fatto di non averli ancora messi in mostra non sta nei contenuti ma nell’estetica e nella componente tecnica. La visione di Jung_E ha evidenziato più o meno gli stessi limiti dei precedenti tentativi in materia di VFX, con gli effetti visivi e speciali ancora lontani dalle reali esigenze dei grandi blockbuster fantascientifici, come ad esempio quelli a stelle e strisce. Il tallone d’Achille del nuovo film di Sang-ho Yeon risiede proprio nella confezione e negli effetti posticci con i quali prende forma il plot, che si sa essere per ogni Sci-Fi che rispetti un ingrediente fondamentale ai fini della riuscita della ricetta. Venuto meno o non all’altezza degli standard richiesti come in questo caso, allora è chiaro che il salto di qualità non c’è stato, indipendentemente dal contributo alla causa fornito dalla mano esperta del cineasta sudcoreano. L’impatto delle scene d’azione, ben coreografe nel loro insieme da un punto di vista marziale e balistico, viene depotenzializzato dalla suddetta carenza strutturale. Il ché purtroppo peserà sull’economia e sul giudizio finale del film.
In Jung_E, Sang-ho Yeon ha voluto mostrare le conseguenze devastanti di una crisi climatica sulla Terra
Ma dove non arrivano gli effetti speciali per fortuna arriva in parte la scrittura dello stesso Sang-ho Yeon che, dopo le apocalissi zombie di Train to Busan e Peninsula, con Jung_E ha voluto mostrare le conseguenze devastanti di una crisi climatica che al volgere del XXII secolo ha reso il pianeta Terra inabitabile, tanto da costringere gli esseri umani a vivere in rifugi costruiti in orbita. Una soluzione estrema e sorretta da un equilibrio precario destinato a spezzarsi quando alcune colonie decidono di rivoltarsi scatenando una guerra tra le fazioni in campo. La pace è possibile solamente con una vittoria netta e questo spinge una delle parti in lotta a clonare una leggendaria e abilissima mercenaria di nome Jung-Yi (Kim Hyun-joo), incaricata di guidare un potentissimo esercito di cyborg. Il progetto è affidato a una scienziata, che è anche la figlia della donna da clonare. Ciò produrrà non pochi problemi di ordine etico e personale ai personaggi coinvolti, a cominciare da quello di Seo-Hyun (la compianta Kang Soo-yeon, alla cui memoria è dedicato il film), figlia della protagonista e ora scienziata che si trova a dovere assistere agli esperimenti portati avanti da un team sulla madre mirati alla creazione di un robot soldato indistruttibile.
Un fanta-action dispotico nel quale si utilizzano i codici del genere per affondare le radice del racconto in temi dal peso specifico rilevante
Leggendo tra le righe della sinossi di questo fanta-action dispotico è fin troppo chiara l’intenzione di utilizzare il genere per affondare le radice del racconto in temi dal peso specifico rilevante, quel tanto da sottrarre l’opera di turno, l’ottava firmata dal cineasta di Seoul, dalle spire del mero intrattenimento. Come la fantascienza politica dei bei tempi che furono, Sang-ho Yeon affronta tematiche come la clonazione e la robotica come pretesto per offrire una riflessione su quali diritti abbiamo sulla nostra identità nell’era digitale e su una possibile evoluzione postumana. Un fil-rounge tematico che di fatto crea un ponte concettuale con capolavori come Astro Boy e Ghost in the Shell. Moltissimi sono infatti i punti di contatto, in particolare con la pietra miliare di Masamune Shirow. Riferimenti altissimi, questi, dai quali il regista sudcoreano pesca a piene mani per raccontare una parabola sulla disumanizzazione e dello sviluppo dell’IA umana moralmente sbagliato.
In Jung_E sono presenti moltissime analogie con Ghost in the Shell
Ma in Jung_E c’è anche altro, che affiora nella mente dello spettatore via via che scorrono i minuti, con analogie che riportano a Ex-Machina, Robocop, Terminator, Blade Runner e Universal Soldier da un parte se si parla di robotizzazione dell’essere umano ed Elysium o Planetes dall’altra se invece si fa riferimento alla divisione di classe tra rifugiati di alto e basso livello nello spazio. Il ché toglie sicuramente originalità al racconto, ma allo stesso tempo aggiunge ulteriori interessanti spunti di riflessione a un discorso davvero vasto e pieno zeppo di argomentazioni. Anche se il risultato è molto al di sotto delle aspettative, Jung_E ha comunque delle buone argomentazioni da portare, capaci di alimentare ulteriormente il dibattito sull’uso distorto e pericoloso delle tecnologie, compresi i possibili effetti collaterali del percorso della disumanizzazione.