Bif&st 2024 – Kalavrìa: recensione del documentario di Cristina Mantis
Il personaggio di Odisseo continua ad ispirare scrittori e registi contemporanei. Anche Cristina Mantis, già autrice del pluripremiato Redemption Song, ha subito il fascino di quest’eroe mitologico e nel suo ultimo documentario Kalavrìa – prodotto da Ganesh produzioni, dal Centro Teatrale Meridionale e dal Movimento Film e realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione Calabria Film Commission – racconta il viaggio di un Ulisse contemporaneo nella regione Calabria. Il film è stato presentato in anteprima mondiale il 16 marzo al 15° Bif&st. Compaiono nella pellicola il noto cantante e compositore greco Alexandros Hahalis, il cantante griot che canta la fratellanza Badara Seck, Agnese Ricchi (Circe), Cristina Golotta (Leucotea), l’attore e direttore artistico del CTM Domenico Pantano, che interpreta sé stesso e il sublime Pitagora e lo scrittore Gioacchino Criaco che descrive la storia degli esodi.
Bif&st 2024 – Kalavrìa apre la sezione ItaliaFilmFest/Doc con la storia di un naufrago contemporaneo che rinasce in un sud del mondo
Da prospettive singolari e con una veduta d’insieme Cristina Mantis racconta la storia di Kalavrìa, con un Ulisse già mostrato nei primi frame del film che contornano il fiume Amato – un tempo chiamato Lametos – che attraversa Lamezia Terme nella sua parte più periferica. L’intreccio è ambientato in una regione che incanta con la sua autenticità e l’atmosfera fiabesca, con le sue spiagge e gli scorci unici; è il luogo dove un naufrago – un Ulisse contemporaneo senza più ricordi (interpretato da Ivan Franek conosciuto ne La grande bellezza, in Noi credevamo) ritrova sé stesso. Come avventuriero tra gli avventurieri che “viaggiano nel mondo emerso disegnando sogni, anche se lontano non c’è nessuno ad attenderli“. Amore epico e non solo. Nel film di Cristina Mantis ci sono Penelope e Calipso e Circe e Leucotea. Ulisse percorre luoghi e incontra sia persone qualunque (mortali come lui), sia personaggi mitologici che lo accolgono e amano con la loro singolare umanità.
Una Calabria inedita: lo spaesamento e la disperazione lasciano il posto a una filosofia del fluire
Spaesamento e disperazione lasciano il posto a una filosofia del fluire. Mantis racconta “la sua Calabria” sollevando la natura in quest’opera la cui regia esalta le bellezze della Calabria, con i suoi colori e attraverso un viaggio nella storia e nel mito, intimo e nomade, che guarda a Oriente e al futuro, costellato dalle visioni del protagonista. Kalavrìa è per la regista molto più che il racconto di un ritorno alle origini del sangue, è piuttosto “un ritorno alle origini dello spirito, al fluire nel senso più nascosto delle cose“. Lungo la via il suo Ulisse contemporaneo non disperde umanità, memoria e stupore, e rinasce in un sud del mondo, “nell’unico posto dove è possibile rinascere”.
Bif&st 2024 – Kalavrìa: valutazione conclusione
Il documentario ci porta a riscoprire la Magna Grecia, nel glorioso periodo storico della Calabria ma offre anche una visone di una regione arcaica e inedita, immergendoci nei suoi luoghi più magici e di incommensurabile bellezza, fra spazi teatrali e campi migranti; e facendoci conoscere nuovi personaggi. Le immagini cinematografiche esplorano un linguaggio che unisce elementi di finzione alle peculiarità del documentario. Il passato e il presente convivono in una Calabria dove, seguendo gli studi dello storico Armin Wolf, Odisseo fece la sua ultima tappa prima di tornare nella sua patria…