Kickboxer – Retaliation: recensione del film con Jean-Claude Van Damme
Il guerriero Jean-Claude Van Damme è tornato, ma stavolta farà da mentore ad un giovane combattente finito al centro di una ritorsione più grande di lui e dagli esiti imprevisti.
A leggere nella stessa frase il titolo Kickboxer e il nome Jean-Claude Van Damme c’è di che andare in visibilio: i fan di vecchia data non hanno di certo dimenticato il film del 1989 (Kickboxer – Il nuovo guerriero) che ha dato il via alla carriera cinematografica dell’artista marziale belga, assieme a Senza esclusione di colpi (1988) e a Lionheart (1990). Il rilancio del franchise nel 2016 aveva creato delle aspettative: una nuova storia – La vendetta del guerriero – affidata ad un regista esperto (John Stockwell), un cast di peso che annoverava Dave Bautista e Gina Carano e un occhio al passato con la presenza dell’ormai mitologico Van Damme.
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Due anni dopo ci si ritrova con Retaliation, seguito studiato a tavolino che riduce la trama all’osso dando libero sfogo ai combattimenti all’ultimo sangue: il lottatore di MMA (Martial Mixed Arts) Kurt Sloane viene accusato di omicidio per aver ucciso l’arcinemico Tang Po, e viene messo di fronte ad un bivio. Da un lato, un futuro in un carcere thailandese, alle prese coi peggiori avanzi di galera provenienti da tutto il mondo; dall’altro, un incontro mortale con la montagna umana Mongkut, sorta di esperimento di laboratorio pompato a dosi di adrenalina e iniezioni energetiche. Sloane – complice il sequestro di sua moglie – opterà per la seconda scelta, iniziando così un duro allenamento dentro e fuori le mura della prigione.
Kickboxer – Retaliation: Dedicato… ai vecchi o ai nuovi fan?
Come spesso accade nel momento in cui si cerca di riesumare una vecchia saga di cui non si sente parlare da anni, il nuovo Kickboxer tenta una doppia strada: accontentare il vecchio pubblico di riferimento, amante non solo di Van Damme ma del sottogenere in generale, e agganciare nuovi adepti, spinti dalla curiosità e magari da qualche nome di richiamo. Retaliation, da questo punto di vista, offre una curiosa ibridazione di attori reali, personaggi del mondo dello spettacolo e camei totalmente inaspettati. Se al centro della scena c’è nuovamente lo stuntman canadese Alain Moussi (che ce la mette tutta non solo nelle scene action ma anche in quelle recitate), attorno a lui scorre un gruppo eterogeneo di mentori che va dal sopraccitato Van Damme – per l’occasione diventato cieco, e quindi destinato ad affinare gli altri sensi per continuare a farsi valere – al pugile Mike Tyson, ormai abituato ai piccoli ruoli nei film di arti marziali (Ip Man 3, 2015). Ma la presenza più improbabile è sicuramente quella dell’ex calciatore Ronaldinho (!), che allena il nostro eroe invitandolo a schivare le sue potentissime pallonate (!!).
Per quanto riguarda i cattivi, spiccano le presenze del redivivo Christopher Lambert nel ruolo di un facoltoso organizzatore di incontri clandestini e del gigante islandese Björnsson, già nel cast di Il Trono di Spade. Per accontentare tutti tuttavia si rischia di non accontentare nessuno, perché ad ognuno di loro viene assegnata una parte troppo limitata o superficiale, in nome di una narrazione che perlopiù procede a strappi da una scena madre all’altra, come fossero i capitoli di un videogame.
Kickboxer – Retaliation: Una promessa mantenuta
D’altro canto non è facile rinnovare un filone che ormai ha detto e dato tutto, soprattutto se ci si mette inevitabilmente a confronto con il nuovo campione del genere The Raid (due film: Redenzione, 2011, e Berandal, 2014), che ha eliminato qualsiasi tipo di concorrenza. Forse per questo l’esordiente alla regia Dimitri Logothetis ci mette del suo soprattutto nella prima parte, con una scena onirica piazzata proprio in apertura che parrebbe omaggiare James Bond e con un paio di piani sequenza d’autore gestiti con piglio sicuro e senso del ritmo. Poi però rientra nei ranghi, ricordandosi probabilmente che il pubblico di questo tipo di film è essenzialmente a caccia di grandi battaglie corpo a corpo, coreografie plastiche e pochi fronzoli narrativi.
Nella sua seconda parte Retaliation getta le basi per lo scontro finale, riducendo ancor di più i dialoghi ai minimi termini e lasciando che i pestaggi e i duelli prendano progressivamente il sopravvento. Un climax – se così possiamo chiamarlo – che porta all’impossibile match finale, che sfida qualunque possibile credibilità e verosimiglianza ma che mantiene per oltre 30 minuti esattamente quello che ci si aspetta, quello che promette nelle sue prime battute: sangue a profusione, ribaltamenti di fronte, messaggi edificanti (perché “non è sempre il migliore che vince, ma quello che sa usare meglio la testa”).
Kickboxer – Retaliation: Verso l’Armageddon
Per quanto si parli di una vicenda produttiva complessa fatta di abbandoni e limitatezze dovute al budget, e per quanto questo nuovo corso di Kickboxer fatichi a raccogliere e a sostenere una pesantissima eredità, pare che il terzo capitolo sia già stato ampiamente messo in cantiere. Addirittura sembra che in origine il capitolo due e il capitolo tre avrebbero dovuto essere girati in contemporanea, cosa poi non avvenuta. Al momento si sa solo che il sequel di Retaliation si chiamerà Kickboxer – Syndicate, anche se nelle ultime settimane ha preso piede la possibilità che il vero titolo possa essere un ben più altisonante Kickboxer – Armageddon. Sul set ancora Moussi e Van Damme, ma per quanto riguarda tutto il resto (cast di contorno, trama) vige il riserbo più assoluto.
Tuttavia possiamo facilmente immaginare che la nuova storia continuerà a girare attorno all’etica e alla morale del guerriero, con una raffinata gestione scenografica dei combattimenti e un nuovo temibile avversario (chissà quale nuovo nome verrà estratto dal cilindro). Facendo poi tesoro degli errori passati, è lecito augurarsi che la vicenda ingrani meglio di quanto fatto finora, favorendo una maggiore immedesimazione coi protagonisti e restituendo allo spettatore almeno un po’ del respiro epico perduto a suon di calci rotanti, pugni letali e mosse da capogiro.