Klimt e Schiele – Eros e Psiche: recensione del documentario
Al centro del nuovo appuntamento con la Grande Arte al Cinema ci sono Gustav Klimt e Egon Schiele.
La Vienna a cavallo tra ‘800 e ‘900 si apre di fronte ai nostri occhi nel documentario Klimt e Schiele – Eros e Psiche, regia di Michele Mally, nelle sale dal 22 al 24 ottobre, distribuito da Nexo Digital. Al centro del nuovo appuntamento con la Grande Arte al Cinema ci sono Gustav Klimt e Egon Schiele, artisti complessi e diversi tra loro, ma simboli di una sensibilità comune quella dell’uomo moderno tra due secoli, in bilico – come recita il titolo del film – tra erotismo e morte, tra genialità e quella paura mista a inquietudine, figlia dell’era che sta vivendo.
Klimt e Schiele – Eros e Psiche, due artisti a cavallo tra due secoli
Klimt, padre della Secessione, e Schiele che prende da lui ispirazione, portarono avanti, come molti altri artisti della loro epoca, l’idea di un’arte totale, in grado di distruggere il passato, di uccidere i “padri” con le loro regole e con i loro precetti, per costruire e farsi espressione del nuovo – basti pensare alla figura di Freud (nel 1900 esce la celebre opera, L’interpretazione dei sogni che scoperchia il vaso di pandora della psiche umana). “Ad ogni tempo la sua arte – libertà per le arti”; queste parole rispecchiano perfettamente l’apertura a tutte le tendenze artistiche nuove: pittura, scultura, architettura, letteratura e psicanalisi si fondono per raccontare, rappresentare l’uomo e il mondo che lo circonda. Il film porta a quei tempi in cui Vienna era abitata da Berta Zuckerkandl, dalla fotografa Dora Kallmus che rendeva bella qualunque donna, dal filosofo Ludwig Wittgenstein e dal compositore Richard Strauss.
Klimt e Schiele – Eros e Psiche: il racconto di un periodo
Lo spettatore viene condotto nella capitale austriaca dell’epoca d’oro, celebrando il secessionismo viennese e i suoi artisti. Opere come Il Bacio, Giuditta I, Fregio di Beethoven di Klimt e come L’abbraccio e Donna distesa di Schiele diventano espressione di un nuovo sentire, assiomi di una teoria artistica. Chi guarda, guidato nel racconto da Lorenzo Richelmy, viene accompagnato tra le sale dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches Museum, del Leopold Museum, del Sigmund Freud Museum e del Wien Museum per “capire”, immergendosi in esse, le opere d’arte che hanno segnato la secessione viennese raccontando così una stagione unica. Klimt e Schiele sono solo due degli uomini “nuovi”, poli di un album molto più vasto, e quindi, per narrare questo periodo, vengono citati altri grandi, geni ciascuno nel proprio campo: si fanno i nomi di Sigmund Freud, dello scrittore Arthur Schnitzler, del pittore Koloman Moser, dell’architetto Otto Wagner, del compositore Arnold Schoenberg (con la sua Notte trasfigurata) e di Ludwig van Beethoven. Klimt & Schiele – Eros e Psiche mostra documentando ed entrando nelle opere d’arte, nei quadri, nelle note musicali, non solo i grandi nomi, ricchi dei loro talenti ma anche delle loro fragilità, non solo la Vienna “dorata” ma anche, alla fine, quella affamata, in ginocchio, ridotta ai minimi termini. Si intrecciano così questi geni con la storia d’Europa, vicende personali e mutamenti epocali, la vita dell’uno con quella dell’altro in uno scambio continuo e vitale, secondo il principio dei vasi comunicanti.
Klimt e Schiele – Eros e Psiche: l’erotismo denudato
Queste opere raccontano non solo i desideri fino ad ora repressi e tenuti nascosti ma anche una donna “nuova”, pronta a prendersi il proprio posto nel mondo, a rivendicare il proprio spazio e a emanciparsi – infatti sulla tela le donne sono dipinte senza corsetti, nude, senza impalcature culturali e sociali: ne è il massimo esempio la Nuda Veritas di Klimt.
Tale tema si materializza, sia in letteratura, nel Doppio sogno di Schnitzler che racconta una Vienna notturna, perturbante e viziosa, che nell’interessante figura di Hermine Hug-Hellmuth, una delle prime donne ammessa alla Società Psicoanalitica di Vienna, che scrive Diario di una giovinetta in cui esplicita la scoperta della (propria) sessualità.
Klimt e Schiele – Eros e Psiche: la morte
Su tutti questi artisti però aleggia un fantasma spaventoso e affascinante: la morte. Soprattutto per l’arte di Schiele essa è elemento costante – anche a causa del decesso di suoi padre -; c’è un peso, una sofferenza nel vivere nel suo lavoro e nella sua vita, difficile da eliminare o da cancellare. Affronta spesso il tema dell’amore e della morte, binomio inscindibile, visto dal pittore con un atteggiamento di coraggiosa ribellione o di rassegnata disillusione.
La Signora con la falce è elemento imprescindibile – strano se si pensa al fatto che questa è l’età dell’oro per Vienna -; in Klimt e in Schiele, nonostante le dovute differenze, è presente, che sia la figura ai margini di La vita e la morte del primo, o siano quei corpi distorti, contorti, nei suoi autoritratti, quelle vie scure o quelle case disabitate del secondo. Una morte espansa ed estesa che si presenta con varie sembianze: è malessere umano generato da solitudine e abbandono, a tratti, respiro roco e affannoso, piccolo elemento di disturbo in un campo dorato, come anche musica struggente, espressione del proprio dolore. Klimt & Schiele – Eros e Psiche, attraverso i racconti di critici, di studiosi di tutte le arti e di tutte le scienze (dal premio Nobel per la neuroscienza Eric Kandel alla storica dell’arte americana Jane Kallir, passando per la modella Lily Cole che rilegge stralci di documentazioni e scambi epistolari) portano al centro le storie dolorose dei geni del secessionismo austriaco: le morti di figlie amate, di tenere mogli, assassinii incomprensibili e sconcertanti. Tra tanta arte, tra tanto talento si muove, quasi in sordina un male che esploderà nella Guerra Mondiale, che vedrà la morte degli dei della Secessione e che vedrà l’uomo immergersi nel secolo delle “ombre”.
Klimt e Schiele – Eros e Psiche: un documentario che arricchisce
Klimt & Schiele non è il solito documentario sui due artisti, ma una lunga analisi di un periodo complesso e pieno di contraddizioni, è un momento di riflessione e arricchimento che spiega tante cose, forse a volte troppe, chiedendo un importante lavoro di attenzione e di partecipazione allo spettatore.