Kreuzweg – Le stazioni della fede: recensione
Premiato con l’Orso d’Argento al 64esimo Festival di Berlino, Kreuzweg – Le stazioni della fede del regista tedesco Dietrich Brüggemann convince la giuria con una sceneggiatura scritta a quattro mani con la sorella Anna Brüggemann.
Quello a cui assistiamo è un film-denuncia di tutte quelle pratiche e credenze religiose della congregazione della fittizia Fraternità sacerdotale di San Paolo che, nella realtà, può essere paragonata alla Fraternità di San Pio X. Quest’ultima rifiuta tutte le riforme della Chiesa a partire dal 1960 e segue un tipo di fede rigorosa, volta a lasciare il minimo spazio decisionale ai suoi credenti. Crescita individuale e realizzazione personale non sono contemplate. E sono proprio queste due tematiche che prendono il sopravvento della struttura del film: la giovane Maria (Lea van Acken), di soli 14 anni, è una ragazza combattuta e tormentata dal suo profondo senso di fede e dalla madre (Franziska Weisz) opprimente che non perde occasione per andare contro la figlia. Il motivo? La paura che possa incorrere in decisioni non conformi alla Fraternità e quindi alla sua salvezza spirituale.
In Kreuzweg emerge la forza della ragazza di ragionare con la propria testa e di scegliere la via migliore per non perdere la fede ma essere allo stesso tempo consapevole delle proprie scelte. Maria si pone una domanda “È possibile amare Dio e la musica pop? Cosa ci può essere di sbagliato nel provare a cantare all’interno di un coro di un’altra parrocchia che, oltre alle musiche di Bach, si apre al soul e al gospel?”.
Kreuzweg: il confine tra fede e fanatismo
La struttura del film risulta volutamente quadrata, senza vie di fuga. Le inquadrature fisse, lunghe anche fino a 15 minuti, imprigionano l’occhio dello spettatore e lo accompagnano nella profonda interiorità dei personaggi, facendoci vivere in prima persona il dissidio di Maria. La ragazza, spaventata e lasciata da sola nel suo percorso di crescita, trova conforto in Bernadette (Lucie Aron), una ragazza alla pari francese che per Maria rappresenta un modello di virtù e l’unica persona con cui confidarsi senza essere giudicata. Infatti, nonostante Bernadette appartenga alla Fraternità di San Paolo, in Francia la congregazione risulta meno radicale e meglio inserita nella società e, di conseguenza, i suoi insegnamenti restano più liberi e rispettosi delle scelte della ragazza.
La sottile linea di confine tra la fede e il fanatismo, le scelte estreme di una ragazza con le ali spezzate dalla stessa madre e una domanda aperta: “Dov’è l’abuso nell’interno del sistema? Cosa succede quando nessuno fa un passo oltre confini così ben delimitati?”.
Kreuzweg – Le stazioni della fede vi aspetta la cinema dal 29 ottobre distribuito da Satine Film.