Kristy: recensione
1972: Wes Craven inaugura il genere della “vendetta fatta in casa” con il suo L’ultima casa a sinistra.
1978: il regista Meir Zarchi porta nei cinema americani uno dei maggiori esponenti del sottogenere rape&revenge nel più puro stile dei film d’exploitation: Non violentate Jennifer.
2010: Steven R.Monroe ne confeziona il remake.
2013: ambientato in un futuro distopico, scritto e diretto da James DeMonaco, La notte del giudizio presenta una famiglia chiusa all’interno della propria casa che, per aver dato asilo ad una “preda” della notte, riceverà la visita di uomini mascherati che vogliono ucciderli.
Kristy: un horror leggero da primi e piccoli brividi
Questi sono solo alcuni esempi di film fatti di vendetta/sopravvivenza all’interno di un determinato spazio circoscritto e, alcuni di essi (quelli elencati qui sopra ad esempio), sono dei piccoli capolavori. Sfortunatamente Kristy non ne fa parte, ma andiamo con ordine:
Justine è oberata dallo studio. Il suo ragazzo, Aaron, non può rimanere con lei per via della famiglia e anche la sua amica Nicole parte via all’ultimo momento. Justine si ritrova sola all’interno dell’università per il giorno del ringraziamento. Stanca dello studio decide di andare a fare la spesa. Nel supermercato incontra una ragazza incappucciata, Violet. Quest’ultima appare stranamente arrogante, addirittura arrivando ad avere una discussione sia con Justine sia col commesso.
Violet insieme ad altri tre ragazzi incappucciati, dà la caccia a Justine, seguendola all’interno del campus…
Il film di Oliver Blackburn in uscita il 30 luglio nei cinema nostrani è un’accozzaglia di situazioni già viste, trasposte e amalgamate in malo modo senza capo né coda. L’idea del revenge/survivor movie può funzionare se si hanno le basi per raccontare una storia, un certo tipo di arco narrativo da parte dei protagonisti e degli antagonisti; qui l’evoluzione non avviene, rimane tutto al punto di partenza senza spiegare le motivazioni che portano gli adepti della setta ad inseguire la “Kristy” di turno; dall’altro lato, il cambio di rotta improvviso della protagonista da preda a cacciatore non ha molto senso e avviene in modo frettoloso (sebbene l’inquadratura che sottolinea il cambiamento sia ben riuscita).
Gli attori, seppur giovani, sono comunque bravi in quel poco che portano in scena e proprio per questo non si può valutare in pieno l’interpretazione abbastanza lineare e piatta (contando che gli antagonisti recitano per tutto il tempo con una maschera e per quei pochi secondi in cui si vedono non è che compiano particolari azioni memorabili). Ciò che si salva all’interno della pellicola è la fotografia ben riuscita, sia per le scene in interni, che quelle in esterni, che sott’acqua (estremamente poco illuminate e d’atmosfera) ma, purtroppo, non basta a salvare un prodotto che mira ad imitare piccoli capolavori del cinema ma ci riesce decisamente male.
In conclusione, Kristy rimane un film per un pubblico molto giovane che ha voglia di provare i primi brividi davanti ad un film dell’orrore (date le generazioni di adesso, direi orientato verso i 9/10 anni), dimenticabile dal grande pubblico e dagli amanti del cinema thriller/horror che, ne siamo sicuri, non ne rivendicheranno assolutamente la paternità all’interno dei due generi citati.
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