L’armata delle tenebre: recensione del terzo capitolo della trilogia di Sam Raimi

Ash è stato catapultato da un infernale varco spazio-temporale niente meno che nel Medioevo. Finisce così La casa II, dandoci un assaggio di quello che sarà il terzo e ultimo capitolo della saga di Sam Raimi: L’armata delle tenebre.

Niente più motosega e fucile per Ash (Bruce Campbell), le sue armi compagne d’avventura vengono confiscate dai cavalieri di Lord Arthur che, credendolo una spia alleata al nemico, lo rinchiudono in un pozzo alla mercé di una demoniaca creatura.

Ci vuole ben altro per sbarazzarsi del nostro spavaldo ragazzotto del Michigan che, una volta ucciso il primo mostro, partirà alla ricerca dell’ormai celebre Book of the dead (ovvero il Necronomicon), unico mezzo per ritornare al presente. Tanta spavalderia ma poco acume caratterizzano il protagonista di questo film: Ash sbaglia nel pronunciare la formula magica e invece di tornare al presente risveglia un’armata di morti capeggiata dal suo sosia malefico. Che fare? Scappare sarebbe da codardi, ancor più di fronte ad una graziosa fanciulla da trarre in salvo (Embeth Davidtz nei panni di Sheila), non resta che dar inizio a questa epica ultima battaglia tra Ash e L’armata delle tenebre!

La consacrazione di Ash, la morte dell’horror

L'armata delle tenebreNel 1992 Sam Raimi e Bruce Campbell tornano a parlarci di una forza demoniaca antica risvegliata dall’ormai celebre libro foderato di pelle; gli elementi sono quelli introdotti nei film precedenti ma questa volta la storia (scritta da Sam Raimi e il fratello Ivan) si distacca totalmente dalle ambientazioni precedenti (il famoso cottage sgangherato) prendendo la strada del fantasy.

Il budget a disposizione è veramente alto, in confronto ai miseri 350 000 dollari del primo film della trilogia (La casa), siamo attorno agli 11 milioni di dollari investiti in parte anche da Dino De Laurentiis, nelle vesti di produttore per la seconda volta dopo La casa II.

Registicamente parlando L’armata delle tenebre si distacca totalmente dal carattere artigianale del primo film, con accuratezze ed effetti speciali decisamente superiori grazie ad un budget ed una strumentazione decisamente più professionale. I virtuosismi e i movimenti di macchina di Raimi vengono mantenuti a discapito delle bellissime soggettive dell’invisibile forza malefica ampiamente utilizzate in La casa e La casa II.

L'armata delle tenebre

Sul piano effettistico non si può proprio obbiettare: bellissime sono le sequenze in cui l’armata di scheletri risorge dalla terra, nonché quelle dedicate al combattimento tra i due eserciti (morti vs vivi), anche gli ambienti e le atmosfere medioevali sono magicamente rievocate e lo  stesso look del protagonista si adatta a questa dimensione offrendoci la variante del braccio metallico al posto della motosega.

Con L’armata delle tenebre si plasma completamente il personaggio di Ash, quello che verrà poi ripreso nella serie Ash vs Evil Dead, un temerario tontolone ontologicamente indisciplinato che si trova ad essere il prescelto di turno quasi per sbaglio, un antieroe da tratti patetici che invece di sguainare le armi per dilaniare i demoni (come nelle scene splatter de La casa) sfodera battute demenziali per pavoneggiarsi con la donzella di turno (“Gimme some sugar, baby”).

Il carattere slapstick, introdotto in La casa II, diventa il fulcro di tutte le vicende affrontate ne L’armata delle tenebre,spazzando via il carattere horror-splatter e le atmosfere terrificanti del primo film della trilogia.

L'armata delle tenebre

Non che il protagonista sia diventato pacifico, tutt’altro, i demoni li uccide sempre e con gran piacere, ma non esistono più né timore né paura in questo universo descritto da Sam Raimi in cui ogni azione è trasformata in una divertente gag (Ash con la faccia deformata in una smorfia cartoonesca, Ash che infilza con una forchetta un sé stesso in versione lillipuziana), non ci si identifica più nei ragazzi del primo film condividendone il terrore e l’atmosfera di tensione.

Probabilmente L’armata delle tenebre è il film a cui Sam Raimi e Bruce Campbell miravano sin dall’inizio, d’altro canto nessuno dei due era realmente interessato al genere horror, ed è un film amatissimo dai fan della saga perché da ampio spazio al personaggio di Ash consacrandolo ad icona-imbecille, ma anche all’indole creativo-fantastica di Sam Raimi. Noi siamo felici sia per Sam che per Bruce, ma pensiamo con nostalgia e rammarico a quel film così lontano e diverso dai suoi due sequel, una pellicola che ancora oggi fa realmente paura, perché La casa era un film low budget nato per scherzo e destinato a rimanere ineguagliato.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 2

3.3