The Beast (La bête): recensione del film di Bertrand Bonello da Venezia 80
L'intelligenza artificiale vs sentimenti. La bête (The Beast) unisce i generi e racconta una storia d'amore uscendo fuori dagli schemi.
Quanto le tecnologie hanno influito sui rapporti umani? Quanto è cambiata la comunicazione dei propri sentimenti e manifestare le proprie emozioni liberamente? Questo è il grande interrogativo di La bête (The Beast), lungometraggio del francese Bertrand Bonello presentato al concorso del Festival del cinema di Venezia 2023 e al cinema dal 21 novembre 2024 con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection. È una sorta di racconto dispotico che si muove in diversi universi temporali, in cui un uomo e una donna sperimentano quali possono essere le strade dell’amore. Léa Seydoux (La vita di Adele) e George Mackay (1917) sono i protagonisti di un film non convenzionale, che prova a sovvertire i canoni della narrazione e ad interrogarsi verso quale deriva ci porteranno le intelligenze artificiali. Il film è un personale adattamento dal romanzo La bestia nella giungla di Henry James, dove al centro c’è la paura di amare. Il titolo sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.
Emozioni e sentimenti sono la grande debolezza
Nel futuro immaginario di The Beast, dominato dall’intelligenza artificiale, i sentimenti e le emozioni sono una minaccia per la propria incolumità. Gabrielle sceglie di purificare il suo DNA ed eliminare qualsiasi tipo di trauma che influenza le sue scelte. Per farlo tornerà a vivere le sue vite passate, dove ogni volta incontra Louis, il suo grande amore. Ogni volta però i due si sfiorano, quando è lui a volere lei, l’altra si chiude a riccio e viceversa. Ogni volta che Gabrielle prova a lasiciarsi andare e manifestare i suoi sentimenti per Louis, si sente sopraffatta dalla paura, dalla premonizione che qualcosa di catastrofico stia per accadere. Il sentimento d’amore che prova per Luis infatti influenza le sue scelte ed ogni volta che Gabrielle prova ad accoglierlo, si ritrova faccia a faccia con un mostro che fa rabbrividire. Meglio essere degli automi senza debolezze che rischiare di provare empatia e fare una brutta fine?
La sperimentazione passa attraverso la sovversione temporale e l’utilizzo del genere
La narrazione in The Beast non segue la linearità e questo disorienta. Il regista inoltre unisce il racconto in costume a quello dispotico in cui le cose del mondo prendono una piega cupa, passando anche dal genere melò, visto che gli amori inscenati falliscono tutti, per un insieme molto particolare. Bertrand Bonello prova a intessere una riflessione sul rapporto uomo-donna, in cui i sentimenti – man mano che si va avanti nei decenni – si atrofizzano. Un’involuzione preoccupante come ha spiegato il regista perché: “Nel 1910, si esprimono i sentimenti. Nel 2014 vengono repressi. Nel 2044 vengono soppressi”. Di questo passo dove andremo a finire?
La vita fa paura: l’amore come una bestia
Si salta da un piano temporale all’altro, utilizzando come strumento principale la metafora e il metacinema (Gabrielle è un’aspirante attrice) proprio per sottolineare quanto oggi realtà e finzione (o meglio rappresentazione di noi stessi attraverso le tecnologie) abbia un grande peso sui rapporti reali. Le tecnologie infatti hanno permesso di progredire in diversi aspetti della vita umana, avendo da contrappeso un pieno controllo su di noi: le nostre immagini sono ovunque, la vita sui social è forse più attiva di quella nel mondo reale mentre la libertà di espressione viene paradossalmente limitata. Insomma la tecnologia qui è vista come nemica, come dissipatrice dell’umanità.
Al centro del film una donna che vuole affermarsi
Bertrand Bonello ha messo al centro la donna, una aspirante attrice che prova ad essere padrona della sua vita, dal punto di vista lavorativo e chiaramente sentimentale. Metaforicamente, la bambola che vediamo nel film fa un percorso che va al contrario di quello della protagonista: se nel 1910 la bambola era malandata e immobile, nel 2014 si anima, fino a divenire nel 2044 umana incapace di provare veri sentimenti. Inoltre viene accennato anche il tema della violenza di genere, quando nell’universo temporale del 2014 Luis, figlio della società che non accetta il fallimento amoroso, tanto da diventare un criminale. Ad interpretarla c’è Léa Seydoux, tanto enigmatica quanto potente, in un’interpretazione per cui verrà ricordata dai cinefili.
La bête (The Beast): valutazione e conclusione
Il film di Bertrand Bonello si apre a moltissime riflessioni e letture sul tema universale dell’amore e su quello molto attuale dell’abuso di tecnologia. The Beast è un film adatto a chi non ha paura di addentrarsi in un cinema poco convenzionale che potrebbe risultare insidioso, che mischia i generi e che si apre alla modernità. Questo è un film sul filo della contraddizione, dove quel che deve accadere è in realtà già accaduto, e che ha bisogno di un’apertura verso mondi narrativi che si allontanano dai canoni classici.