La cena delle spie: recensione del film con Chris Pine
Janus Metz dirige un melodramma travestito da spy movie, disponibile su Prime Video.
La cena delle spie, disponibile su Prime Video dall’8 aprile 2022 è un melodramma travestito da spy movie con Chris Pine protagonista.
Il film ci porta nel 2014, in Austria, un aereo di linea viene dirottato da terroristi islamici. Gli agenti CIA stanziati nel paese europeo cercano di gestire la crisi, come consiglieri del governo austriaco, ma fra di loro si cela una spia. La situazione precipita, c’è una strage e otto anni dopo uno degli agenti, Henry Pelham (Chris Pine) viene mandato dal suo superiore, Vic Wallinger (Laurence Fishburne), a interrogare due suoi colleghi, il veterano Bill Compton (Jonathan Pryce) e la sua assistente, l’ex spia Celia Harrison (Thandiwe Newton). L’obiettivo di Henry è scoprire (ed eliminare) la spia, ma le cose vengono rese più complesse dalle implicazioni sentimentali fra Henry e Celia, che, ai tempi, avevano una relazione.
Metz, al suo secondo lungometraggio di finzione, dopo Borg McEnroe (2017), situa l’azione principale all’interno di un ristorante di lusso in California, durante una cena/interrogatorio fra i due ex amanti. Quindi procede a ritroso, attraverso vari flashback ricostruisce una duplice sequela di eventi: la gestione del dirottamento e il parallelo evolversi della storia d’amore fra i due.
La sceneggiatura, scritta dall’autore del romanzo da cui il film è tratto, Olen Steinhauer, si presenta come un dispositivo narrativo strutturato su più piani temporali. Sono i ricordi dei protagonisti che si intrecciano fra passato e presente a ricostruire una complessa realtà sociopolitica, in cui l’ombra della Russia di Putin si mescola al terrorismo di matrice islamica. Metz, in questo, segue la consuetudine del cinema spionistico hollywoodiano contemporaneo che, abbandonate le teorie del complotto e la critica ai meccanismi interni dello Stato, è tornato a costruire le sue storie attorno al conflitto con un nemico ideologico dell’America – che sia il terrorismo, la Russia post-sovietica o la Cina poco importa.
La cena delle spie: una sceneggiatura sintonizzata sui ricordi dei protagonisti
D’altronde l’aderenza al genere spy movie è solo apparente. Nonostante le citazioni alla saga di 007 (come quella del martini-vodka) il film segue piuttosto le traiettorie classiche del melodramma. Fa infatti dello scontro tra amore e dovere il proprio nucleo narrativo. Vi dipinge attorno una parabola sull’impossibilità, per il protagonista, di raggiungere la felicità borghese della famiglia. Infine delega il procedere della trama alla parola, riducendo al minimo le azioni e relegando la violenza fisica al fuori campo, allo schermo televisivo o al mondo onirico. Le azioni dei terroristi appaiono solo attraverso dei filmati postati online e trasmessi in tv o vengono ricostruite in un sogno di Celia, mentre alcune pratiche della CIA non proprio edificanti, sono solo evocate verbalmente. I protagonisti sono così estratti dal contesto politico e la ricerca di una verità fattuale diventa la ricerca di una verità dell’animo umano. Non è più necessario stabilire cosa sia accaduto davvero o quali fossero i motivi che hanno portato alla strage, bensì se fra Henry e Celia ci sia ancora la “scintilla” dell’amore. Se si legge l’opera in questa ottica, si spiegano allora alcune scelte estetiche, come la fotografia patinata da pubblicità, i panorami mozzafiato alternati all’uso eccessivo di primi piani e close-up e soprattutto una struttura, che esattamente come nel melodramma, si fa più sincopata verso la fine, dal momento in cui il gioco di spie inizia a esser rivelato.
La cena delle spie: uno spy movie solo in apparenza
Ma si badi bene, questo melodramma sentimentale travestito da spy movie non è semplice esercizio di stile o macchina narrativa innocua. Il suo ridurre le ragioni politiche alle ragioni del cuore di due individui (molto convenzionali, nonostante la loro professione) rientra nel quadro interpretativo della realtà tipico della cultura americana. Come suggerisce La Polla (Stili americani, 2003), gli Stati Uniti non possono tollerare il fallimento della politica, poiché la loro stessa esistenza ed emancipazione si fonda su un atto politico (la lotta contro l’Inghilterra e la stesura della Carta costituzionale), come la fondazione ed emancipazione di altre civiltà si fonda su un atto religioso o giuridico. Nel pensiero classico statunitense se il sistema non funziona è sempre colpa dei singoli individui, mai del sistema stesso. Dunque il film scegliendo la strada del melodramma, calato in un contesto spionistico, sceglie (inconsciamente?) di riaffermare la necessità di un sistema, sì spietato, ma in definitiva necessario e pure giusto in cui gli errori o gli orrori sono causati (involontariamente?) da debolezze umane, anzi dalla debolezza umana per eccellenza, l’amore. In definitiva Metz, Steinhauer e Amazon, che produce e distribuisce, ci hanno regalato un esempio di moderna propaganda del sistema spionistico statunitense, per nuovi tempi di guerra.