La Comune: recensione della pellicola di Thomas Vinterberg
Il regista di Festen e Via dalla Pazza Folla, Thomas Vinterberg, torna con una pellicola semi autobiografica dal titolo La comune. Kollektivet è stato presentato al Festival di Berlino dove la sua attrice protagonista – Trine Dyrholm si è, meritatamente, aggiudicata l’Orso d’Argento. Anni ’70 Erick eredita una casa di 450 mq ma viste le alte spese di manutenzione decide di venderla, sua moglie Anna però ha una brillante idea: invitare a vivere con loro altre persone dividendo i costi e creare così una comune. Inizialmente titubante Erick accetta la cosa, inizia una convivenza fatta di risate e piccoli problemi, ma la vita è strana è il protagonista si innamora di una sua studentessa decidendo di invitarla a vivere nella comune. L’arrivo del nuovo personaggio distruggerà i già fragili equilibri.
Thomas Vinterberg ci porta all’interno de La Comune. Film con una magnifica Trine Dyrholm vincitrice dell’Orso d’Argento a Berlino 2016
Con La Comune Vinterberg ci parla della solitudine, quella vera e disarmante lo fa ovviamente con una “commedia” agro-dolce dove si ride ma indubbiamente si riflette sul sentirsi soli anche in una casa piena di persone. Un film indubbiamente toccante e potente ma che stenta a decollare completamente, un continuo vulcano pronto ad eruttare ma che finisce puntualmente con un nulla di fatto. L’arrivo dei nuovi “coinqulini”, gli anni ’70, il percorso parallelo di Freja – figlia della coppia – sono tutti bellissimi spunti ma che purtroppo rimangono tali dal momento che non vengono minimamente approfonditi, da un certo punto, infatti, il film si concentra sul triangolo amoroso Erick – Anna – Emma che rimane indubbiamente potente ma lascia indietro la tante sotto-trame e trasforma gli altri protagonisti in uno sfondo lontano dalla vicenda.
Thomas Vinterberg affida tutto alla sua protagonista Trine Dyrholm che con il personaggio di Anna domina la scena, è lei l’ago della bilancia,iniziale colonna portante della Comune pian piano scalzata via da una se stessa più giovane che risponde al nome di Emma, l’involontaria rivale prende prima il posto nel cuore del marito poi nel centro dei gruppo di cui era la leader morale. Inizia una vera e propria metamorfosi di Anna, da donna aperta, cordiale, incapace di apparire fuori posto getta la maschera mostrando il volto di un essere femminile insicuro ormai gettata nel baratro della solitudine e che lentamente cede alla pressione emotiva.
Immensa Trine Dyrholm che ha mostrato ampiamente di aver meritato l’Orso d’Argento come miglior attrice protagonista, una recitazione perfetta mai scomposta, il cedimento della donna è lento ed inesorabile ma la Dyrholm ne accentua le sfumature riuscendo a coinvolgere nel disastro emotivo anche lo spettatore incapace di distogliere lo sguardo dal lento ed inesorabile decadimento di Anna. Momenti di alto cinema sicuramente ma che poco hanno da spartire con La Comune da cui il film prende il titolo. Non manca ovviamente il tragico epilogo con morale finale: nonostante tutto la vita della comune continua… il problema è che dopo due ore di film il gruppo di “coinqulini” è passato in secondo piano e sinceramente che la convivenza continui ci interessa poco anzi la vera e propria curiosità morbosa riguarda il futuro di Anna perché come abbiamo già detto è lei la colonna portante de La Comune.