La duchessa: recensione del film di Saul Dibb
Uscito nelle sale nel 2008, La duchessa di Saul Dibb è un biopic classico che ci fa immergere nei dolori, nei dubbi, nelle paure del personaggio di Keira Knightley.
Lady Georgiana Spencer è una giovane aristocratica in età di matrimonio, a soli diciassette anni viene data in sposa al duca del Devonshire, William Cavendish, si trasferisce con lui a Londra dove conosce gli sfarzi della nobiltà e la freddezza di una relazione che la obbliga a dare un erede al marito. Dietro consiglio della madre, Georgiana si arma di rassegnazione, trovando una via di fuga nella moda, nel gioco e nell’amicizia di Lady Elizabeth Foster. Da qui parte il film La duchessa, il film di Saul Dibb che prende le mosse dal libro omonimo di Amanda Foreman, che racconta una storia di solitudine e di rinuncia.
La duchessa: il racconto di una donna che cerca di scappare da un destino che la imprigiona
La duchessa di Dibb si ispira al racconto di una rivoluzionaria figura femminile del ‘700, imprigionata in corsetti e addobbata con parrucche esagerate, che riecheggia da una parte la sua famosa erede, Lady D., e dall’altra tante altre donne che come lei hanno deciso di evadere dalla gabbia dorata in cui vivono grazie a abiti, look all’ultima moda e divertimento – torna in mente anche se con le dovute distanze la Maria Antonietta di Sofia Coppola.
Il film si concentra sul ménage à quatre tra Georgiana (Keira Knightley), il marito Duca, rigido despota (Ralph Fiennes), l’amica, e poi anche amante del Duca, Bess (Hayley Atwell) e il grande amore di Georgiana, il conte Grey (Dominic Cooper). La giovane donna è un personaggio interessante, perfettamente interpretato dalla Knightley, abituata a indossare abiti d’epoca, in grado di trovare un modo per gestire la sua solitudine e le sue tristezze e non essere sopraffatta da esse. Cambia Georgiana, cresce, sa essere ribelle ma sa anche quando fare un passo indietro perché lo decide lei o perché è costretta a farlo a causa delle regole di corte. Se la diciassettenne, futura duchessa, vive la vita che la società vuole per lei, ma non senza sofferenze (basti pensare alla scena del primo rapporto sessuale, dopo il matrimonio tra lei e il duca, e i rapporti a venire in cui lei scorge un mero atto fisico, volto a dare un erede al marito): deve diventare signora del Devonshire, deve dare alla luce un figlio maschio, deve soggiacere agli ordini del marito e assecondarlo in tutto e per tutto, non può fare altrimenti. Fin da subito appare chiaro che le sue giornate sono dure, difficili, come quelle di molte altre donne dell’epoca, e per questo si abbandona all’amicizia con Bess, la invita a vivere con loro ma non sa che questo sarà un errore.
La duchessa: al centro c’è un ménage à trois che dilania Georgiana
Georgiana deve accettare le varie amanti del marito, la figlia avuta da una storia extraconiugale, piegarsi alla sua durezza e al suo totale distacco verso lei e verso le loro figlie – è quasi un affronto per lui quel ventre capace di “sfornare” solo femmine – e lo fa anche grazie all’insegnamento della madre che le ricorda quali siano i suoi doveri. Vivere quel difficile ménage à trois con il consorte e la sua unica amica è troppo, non è sopportabile e così ordina al marito di allontanare Bess da loro. Questo non è ammissibile, il duca non può sottostare alla volontà della donna, la levata di capo non è scritta nel decalogo di ciò che deve fare una moglie e così, la risposta di Cavendish è un amplesso ottenuto con la forza. Georgiana sarà legata ai due fino a quando non darà alla luce un figlio maschio, questa è la decisione dell’uomo ma non sarà così.
La duchessa: un diario che mostra le varie età di una donna
Se la duchessa deve subire la presenza di Bess e dei suoi figli, tre figli maschi, l’uomo non riesce a sopportare la relazione che la moglie inizia con il conte Grey. Usa un altro ricatto, l’ennesimo, lei potrebbe anche andarsene, essere libera ma questo per lei vorrebbe dire lasciare le sue creature. Cavendish appare come un mostro, un padre padrone che è intrappolato nelle regole del suo tempo, manca di delicatezza e sensibilità e usa le donne come se fossero cose in suo possesso ma di fronte a lui c’è una donna che, anche se a fatica, anche se non senza dolore, tenta di ribellarsi e pensare con la sua testa. Le ferite inferte a Georgiana sono molte e il più delle volte lasciano su di lei cicatrici non rimarginabili, quasi un imprinting che condiziona la sua vita. La duchessa è una sorta di diario che mostra, racconta le età della vita di una donna, immergendo lo spettatore nei dolori, nei dubbi, nelle paure e nei desideri di una figura femminile molto più moderna di quanto si possa immaginare: la violenza, il sesso, il diritto di vivere, di fare, di essere, di dire, per la donna, erano argomenti che nel 700 si declinavano solo in un certo senso e a Georgiana questo non va bene.
L’adolescente di un tempo era entusiasta di sposarsi, perché condizionata dall’idea dell’amore, ideale e idilliaco, con cui era stata cresciuta ma fin da subito si era accorta che per lei non c’era la favola a lieto fine, la moglie Georgiana comprende che le scappatelle sono una regola, che ha solo doveri e pochi diritti, che la sessualità per una duchessa non è piacere ma è un atto con un mero fine procreativo. Dibb realizza un biopic classico che, grazie a Keira Knightley, dotata di un’eleganza innata, fa il suo lavoro narrando una storia con grazia ma senza troppi slanci e emozioni.