La duplicità: recensione del film Prime Video

La recensione del dramma dalle venature thriller diretto da Tyler Perry con protagonista Kat Graham. Dal 20 marzo 2025 su Prime Video.

L’abuso di potere da parte di alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine ai danni di uomini e donne di colore, che hanno portato purtroppo in molti casi alla morte di cittadini e cittadine di origini afroamericane, non cessano di occupare le pagine della cronaca nera. Rodney King, Tawon Boyd, Keith Lamont Scott, Terrence Crutcher, Trayvon Martin, Michael Brown, Laquan McDonald, Tamir Rice, Freddie Gray, Alton Sterling, Philando Castile, Oscar Grant e George Floyd, sono solo alcuni dei nomi di una lista di vittime del fuoco amico e dei metodi duri della polizia locale. La Settima Arte se n’è occupata in più di un’occasione con una serie di film che hanno affrontato più o meno di petto l’argomento, mettendo in evidenza la portata di un problema sempre attuale e difficile da arginare, poiché legato alle violenze, alle paure, alle divisioni e alle tensioni razziali radicate nella società a stelle e strisce (e non solo). Ecco perché film come Fruitvale Station, American Skin, Detroit, Monsters and Men o The Hate U Give, sono importanti per venire a conoscenza e comprendere la gravità del problema in questione. Ultimo in ordine di tempo a farsi carico della scottante e purtroppo sempre attuale situazione è stato La duplicità, l’Original di Prime Video disponibile sulla piattaforma dal 20 marzo 2025. A firmarne la regia Tyler Perry, che oltre a dirigerlo lo ha anche scritto e prodotto.

La duplicità porta sullo schermo un thriller a bassissimo voltaggio che sembra più interessato a intrattenere che a far riflettere sull’importante tematica trattata

La duplicità cinematographe.it

Il cinema, che da sempre – quand’è di qualità – non è solo puro intrattenimento, ma un mezzo di esplorazione e conoscenza, su questo versante diventa un valido strumento da affiancare alla lettura e all’ascolto delle persone nere, per approfondire le cause, gli eventi storici e le esperienze individuali e quotidiane che ancora oggi nutrono le trame del razzismo e che possono servire ad approfondire le suddette e complesse argomentazioni. Suo e nostro malgrado però la pellicola di Perry, che segna una nuova collaborazione tra il cineasta di New Orleans e il colosso dello streaming (che rientra nell’accordo di quattro film con la piattaforma, primo dei quali intitolato Divorce in the Black, che è stato distribuito nel 2024), non ha dato nessun contributo utile e valido alla causa. Questo perché La duplicità, che in principio si sarebbe dovuto intitolare Black, White & Blue, ha pochissimo se non nulla di significativo da aggiungere e di conseguenza da registrare, perché una volta presa in carico la materia incandescente e dal peso specifico rilevante se ne serve solo come spunto per portare sullo schermo un thriller a bassissimo voltaggio che sembra più interessato a intrattenere che a riflettere e a far riflettere sul tema.

La duplicità ha nella debolezza del suo impianto giallo il suo più evidente tallone d’Achille

Quella alla quale si assiste altro non è che una mera strumentalizzare che sminuisce e depotenzializza il dramma di fondo, lasciando totalmente spazio a una trama mistery, a sua volta fragile nell’architettura, prevedibile negli sviluppi ed empaticamente poco coinvolgente. Insomma un fallimento anche su questo fronte. Fatto sta che le indagini che conducono l’avvocatessa protagonista nei meandri del poco intricato labirinto di inganni e tradimenti, dove nulla dovrebbe essere come sembra e ogni passo la dovrebbe portare più vicino all’oscura verità che si cela dietro l’uccisione del marito della sua migliore amica per mano di un poliziotto bianco, sono quanto di meno entusiasmante ci si potrebbe aspettare da un prodotto simile. La duplicità ha nella debolezza del suo impianto giallo il suo più evidente tallone d’Achille, con i twist e il colpo di scena finale che sono di facilissima lettura e incapaci di tenere alte la tensione e la suspence. L’inevitabile reazione a catena porta con sé una narrazione e una messa in scena che mancano completamente adrenalina e di una capacità d’analisi psicologica dei personaggi. In questo nemmeno le interpretazioni, davvero poco efficaci come quelle offerti da Kat Graham, Meagan Tandy e Tyler Lepley, hanno colmato il gap e attutito la rovinosa caduta. Venuti meno tali ingredienti, basilari per ogni thriller che si rispetti, ciò che resta è un’opera che fallisce tutti gli obiettivi prefissati, compreso quello di intrattenere.

La duplicità: valutazione e conclusione

Per il suo nuovo film Tyler Perry si fa carico di un tema attualissimo e dal peso specifico rilevante come quello dell’abuso di potere e delle violenze della polizia statunitense ai danni dei cittadini afroamericani che ha mietuto moltissime morti in questi anni. Ma in La duplicità la suddetta incandescente materia diventa oggetto di una mera strumentalizzazione per dare vita a un thriller che mette da parte il dramma di fondo per puntare diritto all’intrattenimento a buon mercato. Peccato che il regista, autore anche della fragilissima e inconsistente sceneggiatura, fallisca anche questo obiettivo. Ecco materializzarsi un mistery a bassissimo voltaggio incapace persino di creare tensione e la giusta dose di coinvolgimento. Il meccanismo che vi è alla base presenta non poche crepe, causate anche dalla prevedibilità degli sviluppi sia nella trama che nelle one-lines assolutamente piatte dei personaggi principali. Nemmeno la confezione tecnica, priva di guizzi ed esteticamente televisiva, così come le performance degli interpreti, a cominciare da quella della protagonista Kat Graham, non aiutano per niente la causa. Il risultato merita dunque di cadere ben presto nel dimenticatoio, laddove un film come questo deve per demeriti essere confinato.  

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

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