Cannes 2019 – La femme de mon frère: recensione del film di Monia Chokri
Recensione di La femme de mon frère, la nuova commedia di Monia Chokri, presentata nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2019.
L’attrice canadese Monia Chokri torna a dirigere un film e arriva fino a Cannes 2019, per inaugurare la sezione Un certain regard di quest’anno con il suo La femme de mon frère. La commedia si concentra su Sophia, trentacinquenne plurilaureata in campo filosofico e umanitario che non trova sbocco nel mondo del lavoro; il suo carattere impulsivo dai tratti quasi infantili le complica anche la gestione delle relazioni interpersonali. Mentre le sue amiche sono ossessionate da problemi per lei inconsistenti come figli, carriera e gossip, Sophia deve fare i conti con il confronto con il fratello Karim, unico vero amico che le sta a fianco da sempre.
In occasione del secondo aborto della sorella, Karim conosce Eloïse, la ginecologa di lei, con la quale riesce, forse, ad abbracciare quel mondo fatto di amore e passione che finora gli era sfuggito. La convivenza tra questi tre personaggi diventa a dir poco pittoresca, con non pochi momenti di tensione. I personaggi centrali, giusto per complicare la situazione, sono circondati da personalità forti e strampalate, che combattono ogni giorno per trovare un equilibrio tra la propria indole e le circostanze che incontrano nel mondo esterno.
La femme de mon frère è una commedia divertente e composta, caricaturale nella rappresentazione dei personaggi e nelle scelte visive e cromatiche, con toni pastello e fantasie retro che dominano le case e i costumi. Monia Chokri riesce bene a rendere quell’incertezza e quella difficoltà di comunicare con il mondo esterno di un’intera generazione che non riesce a definirsi secondo parametri pre-esistenti e che, di fatto, non riesce a definire quale sarà il suo futuro. Gli interpreti di questa sorta di triangolo delle Bermuda in cui si concentra ed esplode il dramma di Sophia rendono grazia alle varie versioni della vita, alle diverse sfaccettature che si incontrano (o scontrano) all’interno di stanze troppo strette per tutta questa emotività. Prima fra tutti, Anne-Elisabeth Bossé incarna i sentimenti di Sophia con genuina emozione, convincendo il pubblico e prestandosi anima e corpo a questo personaggio: uno sforzo attoriale che non fatica a oltrepassare il grande schermo.
La femme de mon frère ha inaugurato la sezione Un certain regard di Cannes 2019.
L’impeto registico di Monia Chokri incontra però anche un eccesso di contenuto: tra i vari temi trattati in La femme de mon frère ci sono infatti anche il rapporto con la famiglia, l’immigrazione e la gestione dei rapporti familiari a distanza. Se è vero che queste sono tematiche particolarmente vicine alla regista, emerge anche che gli accenni (non si possono certo definire più che tali) fatti a questi argomenti non trovano poi spazio per i dovuti approfondimenti, restando mere citazioni quasi fine a loro stesse.
Eppure, vista la durata del film, qualche innesto a questo proposito avrebbe potuto giovare a un ritmo non sempre all’altezza, che finisce con il dare la sensazione che in La femme de mon frère ci sia qualche decina di minuti di troppo, in cui vengono iterati sequenze e concetti già espressi, a scapito di una maggiore completezza tematica. Questo non nega di certo la possibilità al film di raccontare la necessità della famiglia e dell’importanza di accudire e “manutenere” i rapporti con i parenti stretti (e con gli amici), fondamentale per riuscire a dare quel senso alla vita tanto ricercato da Sophie e che forse risiede proprio nella complicità di affrontare la vita insieme, supportando ognuno le complicate personalità degli altri.