La festa silenziosa: recensione del thriller argentino con Jazmín Stuart
La recensione del revenge-movie diretto a quattro mani da Diego Fried e Federico Finkielstain con l’attrice e attivista femminista Jazmín Stuart. Nelle sale dal 25 novembre 2021.
La cronaca nera con la quale ci troviamo a fare i conti quotidianamente sta assumendo sempre di più la forma di un vero e proprio bollettino di guerra. A farne le spese, pagando il prezzo più alto, sono in primis le donne, vittime alle diverse latitudini di abusi e violenze, dentro e fuori dalle mura domestiche, che in moltissimi casi si spingono sino alle estreme conseguenze, ossia al femminicidio. Ed ecco allora che per sensibilizzare l’opinione pubblica e al contempo denunciare e condannare tutto questo è nata la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e celebrata in moltissimi Paesi del mondo il 25 novembre. Quel giorno di sessantuno anni fa nella Repubblica Dominicana furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal, per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Motivo per cui la scelta è ricaduta proprio su quella data, la stessa voluta dalla Double Line per portare nelle sale nostrane (in collaborazione con Lo Scrittoio) La festa silenziosa, a due anni circa dalla sua realizzazione.
La festa silenziosa affronta il tema della violenza sulle donne attraverso la lente d’ingrandimento del cinema di genere
Co-produzione argentino-brasiliana, la pellicola diretta da Diego Fried e Federico Finkielstain affronta il tema della violenza sulle donne e lo fa attraverso la lente d’ingrandimento del cinema di genere, quella del thriller dalle tinte forti e del revenge-movie nello specifico, le stesse che Coralie Fargeat ha utilizzato per raccontare il percorso di sopravvivenza prima e di vendetta poi della protagonista del suo folgorante Revenge. Percorso che si troverà ad affrontare, seguendo traiettorie diverse, anche quella di La festa silenziosa, una donna di nome Laura che con il suo futuro sposo Daniel si recano nella villa del padre di lei da qualche parte nella campagna argentina per celebrare le nozze. Il giorno prima del matrimonio, nel tardo pomeriggio decide di fare una passeggiata per smorzare la tensione e camminando raggiunge una casa dove un gruppo ragazzi della zona ha organizzato una festa. A causa dell’alcool e della musica, la donna perde il controllo e si ritrova sola in una brutta situazione. Rientrata nel cuore della notte decide di vendicarsi per cosa le è accaduto, coinvolgendo anche il padre e il fidanzato.
La festa silenziosa è uno scontro corpo a corpo tra la vittima e i suoi carnefici
Come questa vendetta verrà consumata e cosa le è accaduto durante quella festa lo scopriremo (anche se è facile immaginarlo) con il trascorrere dei minuti che ci conducono diritti all’epilogo. Lì tutti i pezzi di questo mosaico mistery troveranno la rispettiva collocazione, dando vita a uno scontro corpo a corpo tra la vittima e i suoi carnefici, con conseguente ribaltamento dei ruoli. Spartiacque nella timeline è la spedizione punitiva in cui Laura e i suoi cari decidono di farsi giustizia da soli, trasformando quel luogo che era stato di divertimento in un “tribunale” dove viene scritta con il sangue e le pallottole una sentenza senza appello.
Gli autori puntano sulla costruzione della suspence e sulla sua detonazione, lavorando su un’estetica realista
La festa silenziosa conta su una narrazione scabra e lineare nella sua scansione, incastonata all’interno di un meccanismo thrilling che, nonostante qualche ingranaggio imperfetto e dei passaggi a vuoto che ne rallentano il pieno funzionamento, riesce comunque a tenere più o meno costante il livello di tensione e a coinvolgere lo spettatore di turno nelle fasi più calde. Gli autori puntano sulla costruzione della suspence e sulla sua detonazione, lavorando principalmente su un’estetica realista (macchina a mano addosso ai personaggi) che è centrale nella cinematografia di genere sudamericana, ma anche sulle atmosfere ansiogene e le ambientazioni via via sempre più cupe (ben fotografate da Manuel Rebella).
Qui si muovono come animali selvaggi le due fazioni chiamate in causa, quelle che nel cuore della notte si troveranno ad affrontare un duro e feroce faccia a faccia, reso credibile e crudo dalle performance del gruppo guidato dall’attrice e attivista femminista Jazmín Stuart e da spalle di grande esperienza della scena argentina come Gerardo Romano ed Esteban Bigliardi.