La fratellanza: recensione del film con Nikolaj Coster-Waldau
Nikolaj Coster-Waldau stupisce con un ritratto realista e audace della verità che si nasconde dietro le sbarre del carcere.
La fratellanza: la trama del prison-movie che racconta la dura legge del carcere
La fratellanza denuncia una realtà scomoda attraverso uno sguardo realista e una fotografia d’impatto
La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna.
“Per riuscire a comprendere meglio la realtà della prigione e delle gang che sono a capo di queste istituzioni, ho lavorato, sotto copertura, come agente volontario in California. Quella che è iniziata come una semplice ricerca è diventata un’odissea di due anni in cui ho avuto accesso in maniera sempre più profonda a quel mondo violento.”
Il limite de La fratellanza: reale denuncia o esaltazione della legge del più forte?
Realismo, denuncia e capacità di guardare il conflitto tra bene e male, legalità e illegalità, da un altro punto di vista, quello appunto del “cattivo”, sono le qualità che fanno di La fratellanza un film originale e ben strutturato. Tuttavia a tratti non si può far a meno di aver l’impressione che il regista si sia un po’ troppo fatto prendere la mano: quello che doveva essere un ritratto realistico cede nella solita epopea americana della forza e della grandezza e quello che inizialmente era (giustamente) presentato come un problema si riduce all’esaltazione della legge del più forte, o almeno la scena dello scontro finale tra il protagonista e la “Bestia” sembra far supporre questo.
La fratellanza: un crime thriller inconsueto, ma penalizzato dall’assenza di un’adeguata componente adrenalinica
Certo è che in un crime thriller, come vuole essere La fratellanza, la componente adrenalinica, così come quella drammatica, è necessaria, potremmo azzardare vitale, tuttavia se la seconda è piuttosto evidente, l’adrenalina e la suspense non sembrano essere i punti di forza di La fratellanza, schiacciate quasi dalla spiccata componente introspettiva e riflessiva del film. D’altronde l’intera pellicola si concentra sul racconto, a piani temporali sfalsati, tra passato e presente, del percorso esteriore ed interiore all’interno della prigione che ha portato Jacob a trasformarsi nel temuto Money fino a divenire l’uomo più potente della fratellanza. “Il trono ha un nuovo re” recita il sottotitolo del film, ma il senso del film non doveva essere denunciare l’esistenza di quel “regno” e le responsabilità delle autorità nei suoi confronti?
Insomma è innegabile una certa confusione di idee alla base del soggetto di La fratellanza, ma si tratta in ogni caso di un film con una storia da raccontare e capace di portare all’attenzione degli spettatori un problema “scomodo” fin troppo spesso sottaciuto o liberamente omesso dalle istituzioni e dalla stampa di oggi.