La furia di un uomo (Wrath of Man): recensione del film di Guy Ritchie con Jason Statham

In La furia di un uomo (Wrath of Man) il testosterone è sfiancante, un eccessivo sforzo muscolare pari solo al tentativo (fallito) di trasformare un leggerissimo film action in un in un laborioso racconto tragico.

Guy Ritchie torna a dirigere Jason Statham dopo sedici anni dall’uscita di Revolver per un lungometraggio a metà tra un film sulle rapine e uno sulla vendetta. Dopo King Arthur Ritche tenta, nuovamente, di lasciarsi alle spalle il tono comico e scanzonato che lo contraddistingue per un racconto dai toni tragici, ma la tragedia necessita di pathos e La furia di un uomo (Wrath of Man) si rivela un’opera fredda.

Nel film, Patrick “H” Hill (Jason Stantham) è un uomo misterioso incredibilmente abile a combattere e uccidere, appena assunto da una compagnia di camion blindati a Los Angeles a seguito della morte di due autisti durante una rapina. Durante i tre atti di Wrath of Man veniamo a conoscenza del passato dell’uomo, in cerca di vendetta personale verso un gruppo di rapinatori, convinto che attaccheranno nuovamente i camion Fortico sotto indicazioni di un uomo all’interno dell’azienda.

La furia di un uomo è una tragedia steroidea senza morale o catarsi

Remake del thriller francese di Nicolas Boukhrief, Cash Truck del 2004, La furia di un uomo (Wrath of Man) è l’ennesima prova della spavalderia di Ritche, capace di rendere i suoi film avvincenti anche quando, innegabilmente, “non funzionano”. Lontano dalla gloria esilarante e avvincente The Man from U.N.C.L.E, in Wrath of Man l’azione prende il via da una lunga ripresa volta a mostrare la rapina a un furgone blindato, le immagini sono tese, ravvicinate, quanto succede fa paura, siamo lontani dal trio goliardico di Cavill, Hammer e Vikander, trasportati in un thriller action oscuro dove tutti i personaggi sono alla ricerca di una feroce e truculenta rivincita personale. Tutti si muovono verso il tentativo di prendere quanto ritengono loro, in bilico tra sopravvivenza e vendetta. Nonostante le coinvolgenti scene d’azione e i grandi nomi di questo cast, Ritchie sembra molto determinato a forgiare un’opera stoica a tal punto da rendere la gravità soffocante.

La furia di un uomo: omofobia gratuita e atteggiamenti da macho nel film di Guy Ritchie con Jason Statham

Un film su rapinatori contro rapinatori che lavorano come addetti al trasporto di furgoni blindati presi di mira da un gruppo di rapinatori. Colmo di omofobia gratuita e atteggiamenti da macho negli spogliatoi di Fortico, da parte di coloro che hanno assistito poche settimane prima alla morte di due colleghi. Il testosterone è sfiancante, un eccessivo sforzo muscolare pari solo al tentativo (fallito) di trasformare un leggerissimo film action in un in un laborioso racconto tragico. Wrath of Man non funziona, il lungometraggio di Riche è insipido, una tragedia steroidea senza morale o catarsi.

Lo sviluppo narrativo di Wrath of Man segue la forma del puzzle film, struttura complessa dove la cronologia degli eventi viene meno e i punti di vista molteplici si sovrappongono. Nati come sperimentazione cinematografica le narrazioni espanse sono oggi una parte integrante e canonica del cinema contemporaneo. Nel corso degli ultimi anni sono stati numerosi i registi che si sono approcciati a questa forma di compex storytelling, ma nonostante la sua ormai popolarità e la grande conoscenza del mezzo questo non significa che il puzzle film sia una forma narrativa efficace in ogni narrazione per la sua stessa natura.
L’assenza di un narratore o personaggio che guida gli spettatori durante gli eventi necessità una costruzione cronologica millesimale, una cronologia che in Wrath of Man si rivela invece contorta. La divisione in capitoli alterni e sovrapposti nel tempo non riflette alcuna conseguenza sugli eventi, ma viene utilizzato come uno stratagemma per osservare quanto avvenuto da punti di vista differenti. La sperimentazione cinematografica perde il suo significato semantico divenendo uno strumento narrativo per ampliare una narrazione, una decisione totalmente legittima se non fosse che la tensione dell’azione viene meno proprio nel terzo e ultimo atto, in secondo luogo, l’ampliamento dei punti di vista si rivela deludente. I personaggi de La furia di un uomo sono privi di pathos, figure marmoree agenti di violenza, nemmeno il loro passato doloroso riesce a scalfire l’impassibilità delle loro figure. La freddezza non caratterizza solo il personaggio di Jason Statham, Patrik “H”Hill, ma indipendentemente da quanto succede, rapinatori e rapinati, aguzzini o vittime, tutti restano imbrigliati nel tradizionale ruolo maschile dei film d’azione dove la stoicità soppianta ogni sentimento di disperazione, rimpianto o paura anche davanti la morte del proprio figlio.

La morte è uno degli elementi costanti su cui tutto si muove. I camion blindati di Fortico vengono attaccati ogni giorno in questo lungometraggio, vittime costanti di tentativi di rapina, l’arrivo di Hill cambia le carte in tavole, egli si finge prenda per braccare gli uomini responsabili per la morte del figlio. Alla ricerca di vendetta le vittime sono molte, ma ambedue le parti di questo vortice infinito di violenza vengono estromesse da un qualsiasi percorso patetico. La vendetta, come il tradimento, perde la sua forza emozionale, rimangono solo i soldi, le armi e la freddezza marmorea sui volti di Jason Statham e Scott Eastwood.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.5