La leggenda degli uomini straordinari: recensione del film con Sean Connery
La leggenda degli uomini straordinari è un film del 2003 di Stephen Norrington, nonché l'ultimo della formidabile carriera di Sean Connery.
La leggenda degli uomini straordinari è un film del 2003 di Stephen Norrington, liberamente tratto dal fumetto di Alan Moore La Lega degli Straordinari Gentlemen, da cui riprende l’originale idea di coinvolgere diversi celebri personaggi letterari come Allan Quatermain, il Capitano Nemo, Dorian Gray, Tom Sawyer e il Dr. Jekyll in un’unica bizzarra avventura. Si tratta dell’ultima apparizione sul grande schermo di Sean Connery prima del suo ritiro dalle scene e dell’ultimo film diretto da Norrington, ritiratosi anch’esso dalla regia a causa dell’insuccesso della pellicola a livello di critica.
All’alba del XX secolo, il mondo procede velocemente verso una sanguinosa guerra mondiale, fortemente voluta e cercata da un misterioso personaggio, soprannominato Il Fantasma. L’uomo mette deliberatamente contro Germania e Inghilterra con diversi attacchi e razzie, addossando di volta in volta la colpa degli eventi a una delle due potenze. I servizi segreti inglesi, nella persona dell’Agente M (Richard Roxburgh), contattano l’anziano avventuriero Allan Quatermain (Sean Connery) per affidargli la guida di una speciale squadra da mettere sulle tracce del Fantasma.
Oltre a Quatermain, il gruppo è composto dal Capitano Nemo (Naseeruddin Shah), dall’uomo invisibile Rodney Skinner (Tony Curran), dall’agente speciale americano Tom Sawyer (Shane West), da Mina Harker (Peta Wilson), dall’eccentrico Dorian Gray (Stuart Townsend) e infine dal Dr. Henry Jekyll e dalla sua versione bestiale Mr. Hyde (Jason Flemyng).
Per la stravagante squadra di eroi comincia così una disperata avventura a bordo del mitico Nautilus fra Venezia, Parigi, Asia e Africa, durante la quale saranno svelato il piano e l’identità dell’inquietante Fantasma.
La leggenda degli uomini straordinari affoga ben presto in un mare di superficialità e mediocrità
Tre anni dopo l’arrivo del franchise cinematografico degli X-Men e un lustro prima della nascita del fortunato Marvel Cinematic Universe, Stephen Norrington si cimenta nell’ardita impresa di portare su schermo le avventure di un manipolo di eroi provenienti in primis dalla grande tradizione letteraria e, in seconda battuta, dalla geniale penna di Alan Moore, che successivamente sarà omaggiata con risultati migliori da V per Vendetta e dal sottovalutato Watchmen. Dopo un buon incipit, più coinvolgente e ordinato di diversi cinecomic recenti, La leggenda degli uomini straordinari affoga ben presto in un mare di superficialità e mediocrità, afflitto da una disperata corsa agli effetti (poco) speciali a tutti i costi e da un deficitario sviluppo di tutti i personaggi principali e secondari.
L’opera di Moore viene banalizzata da una messa in scena piatta, confusionaria e priva di qualsiasi spunto ironico e socio-politico, che si accartoccia inevitabilmente su se stessa impedendo allo spettatore di empatizzare con la storia e con i personaggi. Uno Sean Connery ridotto ai minimi termini risulta comunque per distacco il migliore attore del lotto, dominando la scena su interpreti impalpabili e bidimensionali, lontani anni luce dal fascino dei rispettivi personaggi letterari e ulteriormente affossati da dialoghi di rara inconsistenza e da un montaggio caotico e sconclusionato.
Spiace inoltre vedere sprecati i costumi e l’ottima scenografia di Carol Spier dall’ingiustificabile fotografia di Dan Laustsen, che mortifica le due location potenzialmente più interessanti, quella parigina e quella del Carnevale di Venezia, in un scellerato buio, scelto probabilmente per dare un tono cupo al film, ma con il reale effetto di rendere realmente difficile comprendere ciò che sta avvenendo in scena.
La leggenda degli uomini straordinari si rivela un’ottima occasione sprecata di fare rivivere sul grande schermo il memorabile fumetto di Alan Moore
Con sceneggiatura e regia sacrificate sull’altare degli effetti speciali, sarebbe lecito aspettarsi miracoli di computer grafica per quanto riguarda l’impatto visivo delle scene clou. La leggenda degli uomini straordinari riesce invece a deludere anche sotto questo punto di vista, con fondali posticci e animazioni inverosimili che rendono legittimo chiedersi dove siano stati impiegati i 78 milioni di budget. Un potenzialmente godibile blockbuster diventa così un polpettone indigeribile, che non avvince, non intrattiene e non affascina mai, fra telefonati colpi di scena e promettenti snodi narrativi intrapresi e malamente abbandonati.
Per i cinefili più nostalgici e malinconici, gli unici spunti piacevoli e toccanti sono puramente metacinematografici e derivano da quelle che sono con ogni probabilità le ultime sequenze della straordinaria carriera di Sean Connery. Difficile infatti non provare un brivido davanti al suo inconfondibile e ammiccante sguardo, ai continui richiami a quel James Bond che ha contribuito a rendere grande e a un finale che chiude idealmente il percorso di un leggenda del cinema, diventando uno dei pochi motivi per vedere questa fallimentare pellicola.
La leggenda degli uomini straordinari si rivela un’ottima occasione sprecata di fare rivivere sul grande schermo il memorabile fumetto di Alan Moore. In un periodo in cui i cinecomic non godevano dell’attenzione e dell’accuratezza a cui siamo abituati oggi, la mancanza di una direzione chiara e precisa da seguire e la scelta di mettere troppa carne al fuoco hanno inevitabilmente portato a uno scarso e dimenticabile risultato. Con sequel, reboot e remake spesso non necessari che affollano le sale, ci sentiamo di accogliere con soddisfazione la notizia di un possibile rifacimento del film, con la speranza di poter godere prossimamente di un adattamento più accurato, fedele e inquadrato di quello di Stephen Norrington.