La lotta per la sopravvivenza: recensione del film Netflix
Una premessa avvincente va delineando una storia molto tesa e diretta magnificamente. La lotta per la sopravvivenza, disponibile su Netflix, è un'ottima aggiunta al catalogo.
Appena sfornato dal catalogo Netflix, La lotta per la sopravvivenza è un film del 2019, scritto e diretto da Patrice Laliberté, presentato nella scorsa edizione del Toronto International Film Festival. Acclamato dalla critica, il film si svolge in uno sperduto campo di addestramento auto-sufficiente, dove un gruppo di survivalisti parteciperà ad un esperimento tremendamente attuale: prepararsi ad un potenziale crollo dell’economia globale o ad una probabile pandemia, sfruttando qualsiasi risorsa a loro disposizione o rimediata con la caccia. Lo youtuber Alain (Réal Bossé), esperto in tecniche e indicazioni essenziali prelevate dal suo manuale di sopravvivenza, è a capo di questa iniziativa.
La lotta per la sopravvivenza: spunti iniziali che possono realmente scuoterci
Nel film di Patrice Laliberté viene stabilita una base davvero solida di partenza: un gruppo che dovrebbe rimanere unito, facendo fronte ad una potenziale situazione di estrema crisi. Si mette in atto un esperimento ben studiato, organizzato al dettaglio e pienamente gestito da Alain. Energia rinnovabile, serre, pollai, riserve ben fornite; tutto è pronto per passare interi giorni completamente isolati dalla società, sperando per il meglio ma preparandosi al peggio. Il primo pregio da riscontrare nella pellicola è un tempo narrativo relativamente contenuto – 82 minuti contati – ma impreziosito da una tematica che richiama all’istante la realtà che stiamo vivendo attualmente.
Come comportarsi quando bisogna contare solo sul proprio ingegno e sullo spirito di adattamento? In che modo relazionarsi e interagire con persone che sposano una causa che si difende da sempre? Quanto ci si deve sbilanciare per fidarsi del buon senso che dovrebbe appartenere ad un tuo simile? Molte le domande messe in primo piano da una sceneggiatura che non si perde in digressioni ed evita di creare altre nuove fonti di discussioni, rimanendo confinato nei limiti strutturali imposti dal regista. Quello che serve a mantenere viva l’attenzione del pubblico, è scombinare di netto gli equilibri di chi già vuole stabilire un ordine in una comunità di cacciatori.
La lotta per la sopravvivenza: regia degna di nota che va potenziando il comparto narrativo
Patrice Laliberté interviene prontamente per definire i ruoli e le strategie adottate da ogni singolo membro del gruppo di survivalisti. Movimenti di camera pacati, che lasciano trasparire un’apparente tranquillità in grado di piegarsi e confondersi con la follia improvvisa. In una pellicola così sostenuta in termini di minutaggio, stupisce l’approccio alla materia e al materiale da studiare finemente controllato; dettagli scenici che possono fare la differenza, ambientazione sperduta nei boschi da contemplare e al tempo stesso analizzare per mosse da effettuare e contro-mosse di risposta e tempo atmosferico da sfruttare a proprio vantaggio. Si mette in scena una battaglia per la sopravvivenza che non riguarda più il destino del nostro pianeta, ma la moralità latente dei personaggi di punta.
La regia sa già come posizionarsi e adattarsi nei meandri di una natura glaciale e implacabile che va tracciando profili psicologici realmente instabili, dettati da un istinto che non può essere rigettato. La location diventa una zona di guerra in pochi e significativi istanti, con un ritmo che aumenta vertiginosamente fino ad una conclusione ben impostata, che dipende da un messaggio da trasmettere in maniera chiara e limpida. La lotta per la sopravvivenza ha poche frecce al suo arco, ma scoccate al momento esatto e con le giuste intenzioni. Il budget è evidentemente ridotto, ma il talento esposto è palpabile sul profilo tecnico e narrativo. Una vera e autentica sorpresa da promuovere.