Venezia 74 – La lucida follia di Marco Ferreri: recensione

Un documentario necessario e coraggioso per portare in auge un grande nome del cinema che il tempo ha cercato di occultare per comodità.

Fra le tante piacevoli nuove uscite della 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, spunta il piccolo ma importante documentario La lucida follia di Marco Ferreri, diretto dalla giornalista e critica cinematografica Anselma Dell’Olio e basato sulla carriera di Marco Ferreri, regista controverso, anarchico e controcorrente, sottovalutato in vita e dimenticato dopo la morte, proprio per il suo essere scomodo e assolutamente non catalogabile in un panorama cinematografico sempre più piatto e omologato.

La lucida follia di Marco Ferreri

La lucida follia di Marco Ferreri: il ritratto sincero e appassionato di un regista fuori dagli schemi

La Dell’Olio, che ha lavorato con Ferreri alla scrittura dei dialoghi e in un piccolo ruolo di Ciao maschio, mette in scena un ritratto sincero e appassionato di un uomo schietto e mai banale, a cui si devono alcune memorabili pagine del nostro cinema come Dillinger è morto, La grande abbuffata, L’ultima donna e Chiedo asilo.

Sullo schermo si susseguono estratti di alcuni film del cineasta (oltre ai già citati, anche El cochecitoStoria di Piera e La donna scimmia), interviste ad alcuni grandi interpreti da lui diretti come Isabelle HuppertRoberto Benigni, Hanna Schygulla, Andréa Ferreol e Ornella Muti e ad addetti ai lavori come il critico dei Cahiers du cinéma Serge Toubiana, lo scenografo Dante Ferretti e il regista Radu Mihaileanu. A donare enfasi e profondità al tutto sono alcune immagini di repertorio dello stesso Marco Ferreri, fra cui spicca la sua leggendaria conferenza stampa a Cannes nel 1973, durante la quale il cineasta sbraita contro un giornalista reo di aver bollato il suo La grande abbuffata come film contro il consumismo, rispondendogli che la sua è invece un’opera ecologista.

La lucida follia di Marco Ferreri: un cinema pericoloso, ma necessario

Con La lucida follia di Marco Ferreri, Anselma Dell’Olio dipinge un ritratto autentico e impetuoso di un uomo molto più semplice e verace di quanto le sue opere complesse, stratificate e contrastate potrebbero fare pensare. Un artista più unico che raro, soprattutto nel panorama italiano, che ha sempre anteposto a censure, scandali, polemiche e provocazioni la propria idea di narrazione e il suo innato gusto per la destrutturazione del velo di ipocrisia che circonda la nostra società, conservando però sempre una sorta di indulgenza e comprensione verso l’imperfetto genere umano. Un cinema destinato a stordire e a polarizzare l’opinione di critica e pubblico, che alcuni hanno addirittura definito pericoloso, per poi farsi rispondere dallo stesso Ferreri con un sardonico “pericoloso, ma necessario”.

Fra i tanti sentiti ricordi di chi ha conosciuto e lavorato con Marco Ferreri, a coinvolgere maggiormente sono quello di Isabelle Huppert, senza ombra di dubbio una delle migliori attrici viventi, che lo inserisce senza indugio fra i più grandi registi italiani di sempre, e quello del premio Oscar Roberto Benigni, che dedica al maestro che contribuì alla sua affermazione scegliendolo per Chiedo asilo un breve e toccante poemetto, capace di sintetizzare pregi e difetti di una vera e propria scheggia impazzita della cinematografia mondiale.

La lucida follia di Marco Ferreri

La lucida follia di Marco Ferreri è un esaltante viaggio in un modo di intendere il cinema unico e irripetibile e nella mente di un’artista perennemente messo ai margini, come si fa con le cose che più ci infastidiscono, ma le cui opere sono ancora oggi più potenti e necessarie che mai. Con una gestione pressoché perfetta e abilmente variegata del materiale a proprio disposizione, Anselma Dell’Olio raggiunge così il più importante e nobile degli obiettivi, cioè quello di stimolare la curiosità e l’approfondimento dei film di un cineasta folle, bizzarro e incontenibile, a cui l’intero mondo della settima arte deve più di quanto sia disposto ad ammettere.

Regia - 3.5
Fotografia - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8